Il mio nome è Nick | dal situazionismo al fascismo postmoderno
“Il punto è che siamo spinti costantemente a desiderare l’indesiderabile…”.
“Il capitalismo nella sua fase più recente – diciamo dagli anni settanta in poi -, in cui il consumo e la seduzione sembrano aver sostituito la produzione e la repressione come motore e modalità dello sviluppo, rappresenta storicamente l’unica società che promuove una massiccia infantilizzazione dei soggetti, legata a una desimbolizzazione. Ormai, tutto cospira a mantenere l’essere umano in una condizione infantile. Tutti gli ambiti della cultura, dal fumetto alla televisione, dalle tecniche di restauro delle opere antiche alla pubblicità, dai giochi video ai programmi scolastici, dallo sport di massa agli psicofarmaci, da Second life fino alle esposizioni attuali nei musei contribuisce a creare un consumatore docile e narcisista che vede nel mondo intero una sua estensione, governabile con un mouseclick”.
(Anselm Jappe, “Il gatto, il topo, la cultura, l’economia“)
* * * * *
L’epopea e la costruzione dell’individuo
Ovviamente, da (in)dividualista convinto prendo le distanze dalla sussunzione dell’individualismo nella sua forma capitalistica e spettacolare… Si tratta evidentemente del solito sistema già ben evidenziato da Raffaele Ventura nel suo post sull’industria culturale, ove raccontava di come il “centro segreto” del sistema fosse proprio nella sua negazione, nell’antagonismo più apparentemente irriducibile. Esso si nutre della sovversione, del terrorismo per auto-perpetuarsi. E io aggiungerei che la figura del Ribelle è quello che ha soppiantato, neutralizzandole, tutte le tendenze pericolosamente libertarie e anti-capitaliste dell’individualismo “vecchia maniera” (cui preferisco la mia ipotesi dividualista o munista…). “Il Ribelle” (titolo tra l’altro di una rivista, a mio avviso, di estrema destra, diretta da Massimo Fini, che, per esempio, piace tanto anche a Marco Travaglio) è dunque questo super-individuo, l’Eroe mille volte celebrato dai film americani… parodia di se stesso… Violento e duro. Cool… che noi tradurremmo, mascolinizzando gli attributi femminili, “figo”.
Di esempi di tale Eroe di plastica, osceno, imbecille, violento e impenetrabile, ne abbiamo a bizzeffe: da John Wayne a Batman, da Marlon Brando a Jim Morrison, appunto… fino a Johnny Rotten e Mel Gibson.
Insomma l’individuo ai tempi del tardo capitalismo è fabbricato ad imitazione dei modelli antagonisti, ma con un occhio al mercato… E’ il mercato. E’ la spietatezza, l’individuo inteso come “cittadino” o “imprenditore” o “consumatore”. Espulso dalla politica. Deiettato, defecato dalla macchina. Un individuo che sembra poter fare a meno dello Stato, della Legge, di ciò che è “pubblico”… un Privato assolutizzato. Dovremmo pensare alla “privatizzazione” anche come un processo di fabbricazione di un modello di individuo… che ormai ha invaso tutti gli strati della società. Il cittadino impolitico, quello al di là delle ideologie e delle idee, quello né-di-destra-né-di-sinistra, quello che non pensa più, totalmente invaso e dipendente dalle merci, divenuto egli stesso felicemente una merce… animato da fantasie paranoidi, irresponsabilità, disprezzo per la vita, manie di grandezza vuote quanto il suo narcisismo forzato.
La penultima versione di questo Pericoloso Deficiente è il “multiple name” situazionista per eccellenza… “Luther Blisset“, il nome collettivo pensato come strategia rivoluzionaria contro l’identità e la rappresentatività del nome proprio, che ben presto sarebbe stata imitata da forze reazionarie, come si intuisce da questa citazione profetica…
“La necessità è quella di infettare tutti i networks a cui sia possibile accedere, introducendo nell’immaginario collettivo codici e pratiche destabilizzanti (come false religioni, pseudoculti, parascienze ed antifilosofie) e voci incontrollabili, così da provocare un gioioso malcontento, rivolta e guerra di classe. Luther Blissett emergerà come una sorta di ‘grande vecchio’ al centro di tutti i teoremi, i complotti, le cospirazioni e le leggende urbane”.

Dunque cosa è il fascismo contemporaneo?… nell’epoca in cui la Sinistra (anch’essa, in questo, “fascista”) è concorde nel lasciar morire le ideologie, supportando le menate “post-moderne”?
Non è più il campo di concentramento, né la parata militare, né il senso dello Stato e dell’Ordine, né la Guerra, o lo sfruttamento… E’ il divertimento, farsi beffe dei ruoli istituzionali, fare “missioni di pace”, esportare la democrazia sotto forma di bombe e malattie studiate in laboratorio (seguite da ricostruzione, farmaci e missioni umanitarie), il porno, la spensieratezza, la “sicurezza”… Gli affari.
Non sono i “campi Dux“, ma la Rete… la rivoluzione mistica (dalla Provvidenza al Provider…) ed ecologica che si vorrebbe far passare per questo scempio della prassi, per questa frammentazione infinita delle masse e delle potenziali forze (realmente) antagoniste. Rinchiuse in casa e ben individuate dall’IP e dalla infantile cacca anonima che ognuno rilascia sullo schermo sotto forma di rigurgiti di memi.
Il fascismo è Il Privato.
Che invade e fagocita la Cosa Pubblica. Che si insinua e contamina tutto. Dai cibi ai pensieri.
Il “Privato” è la nostra dittatura… Siamo privatamente “consumatori” e pubblicamente “cittadini”. In questa fase del capitalismo, lo Stato si sta dissolvendo, la repubblica, la “Cosa Pubblica” è oggetto di predazione da parte di soggetti “privati”. In un certo senso si tende a diventare tutti consumatori… e lo sono “cittadini” e “imprenditori” (fino ad esaurimento scorte, fino alla dissoluzione dello Stato e del senso dell’Economia stessa).
E’ il “privato” (anche nel senso di “ciò che è sottratto alla realtà, agli spazi condivisibili”)… la sussunzione dell’anarchismo in una forma di “comunitarismo virtuale,” con regole di marketing incorporate, mentre si consuma la gloria del Provider ognuno nella sua cella: i “social network”, l’illusione della democrazia diretta e partecipativa in un contesto palese di democrazia totalitaria… Questo finché ancora vi sarà una Cosa Pubblica… Ciò cui si va incontro è, più propriamente, l’anarchismo liberista compiuto, ovvero, la distruzione delle risorse (anche umane), il conflitto generalizzato… Ma non sarà cruento… Sarà una lenta agonia. Una lenta estinzione. Una catastrofe a rallentatore.
Nel frattempo, occorrerebbe riconoscere il fascismo risorgente ovunque esso si mostri, per poterlo combattere secondo una strategia nuova…
Travaglio, Grillo e Di Pietro, per esempio, sono (i futuri) fascisti. [*]
Come lo è Obama oggi in America.
E come lo è questo orrore di governo che abbiamo in Italia.
Ricapitolando. Il fascismo post-moderno:
- è il consumismo (selvaggio o sostenibile)… Crapulonia.
- è la Democrazia Totalitaria (che si dissolverà in anarchismo liberista… macchiato d’ecologia) e la cleptocrazia
- è la retorica del Ribelle, dell’individualismo borghese, del fuori-legge
- è la pubblicizzazione della “decrescita felice” come prodotto alternativo, invece che come spinta “arcaizzante”, barbara, feudale del capitalismo morente
- è il comunitarismo virtuale dei “social network”
- è il monopolio informatico
- è la Privatizzazione del Globo
- è il non essere né di destra, né di sinistra
- è auspicare la “fine delle ideologie”
- è il depistaggio (che non è “il sabotaggio”…), la cortina fumogena, lo stragismo psichico
- è il complottismo
- è la Geopolitica (e lo sdoganamento delle immondizie filosofiche di Ernst Jünger e Carl Schmitt, presentate come concetti neutrali)
- è (per esempio) la geofilosofia di Caterina Resta, il Movimento Zero di Massimo Fini
- è il Nick Name (l’infantilismo – pseudo-terrorista – dell’anonimato… stile “tanto-mamma-non-mi-vede”… l’irresponsabilità eletta a regola…)
- è l’affermazione di un’Identità contro le altre
- è l'”esercito del Bene”, la Verità e la “cultura della Vita”
- è la “sicurezza” e il “bene comune”
- è la politica censitaria e la “sanitarizzazione”, che porta al controllo capillare degli individui e delle loro componenti (es.: DNA, iride, polpastrelli, etc… Si pensi anche alla “metafora” della tessera sanitaria unita al codice fiscale qui in Italia)
- è il bipolarismo, la simulazione dell’alternanza delle ideologie che garantisce a lungo la permanenza sostanziale di una stessa oligarchia economica.
(Questo elenco si amplierà man mano… Seguono degli appunti per una prassi possibile).
Occorre dunque (in questa fase di superamento capitalista della forma Stato, in questa occasione storica che dovrebbe spronare a mettere in atto vecchi e nuovi progetti ed esperimenti):
- ripoliticizzare pensieri, scelte e gesti quotidiani (riorientando anche i condizionamenti più radicati, le abitudini)
- ridefinire e marcare i confini netti di ideologie che non sono affatto scomparse (si sono semmai disperse nei frammenti e nelle germinazioni dell’immaginario, diffondendosi “viralmente”, secondo logiche “memetiche”, pre-simboliche)
- progettare forme inedite di comunicazione informatica sfruttando le strutture esistenti (o creandone di nuove)
- decontaminarsi dall’inquinamento delle informazioni e delle ideologie (dopo averne recuperato ed individuato le finalità strategiche e le “genealogie”)
- studiare (parallelamente a strategie più “razionali”, alla costruzione di teorie, interpretazioni e ideologie) tecniche di sabotaggio psichico (nell’attuale guerra psichica o di memi), volte ad orientare le prese di posizione individuali nel senso dell’ideologia e della prassi (agendo dunque simultaneamente, – in termini psicanalitici – sia su un piano immaginario che simbolico… In termini psicanalogici, aprendo uno spazio embolico nel sistema dei segni e delle immagini)
- progettare un’alternartiva anti-capitalista, non arcaizzante o regressiva (anti-tecnologica e pre-industriale), né autoritaria. All’insegna della responsabilità (in)dividuale e del rispetto
- ricostruire una dimensione pubblica e un fronte di lotta agli interessi privati (a partire dalla spinta centrifuga della decentralizzazione… dell’autonomizzazione energetica… e della diffusione di un sapere politecnico)
- invertire i processi di “privatizzazione” con la “riappropriazione collettiva”. Libera traversata dei paesaggi urbani. Riappropriazione degli spazi pubblici (come dei “servizi”, delle tecnologie e dei saperi).
- Porre fine al feticismo del denaro e del lavoro (di matrice capitalista o meno). Creare nuove forme di scambio, valorizzazione e apprezzamento che tendano a rendere superflua qualsiasi mediazione centralizzata, organismo amministrativo preposto, divisione del lavoro…
- ecc… ecc…
[*] Danno voce a tentativi di imbellettare di “verde” il Capitale Totalitario… o alle nostalgie di un Terrore giacobino inattuale quanto impossibile (visto che i “cittadini” si sono via via trasformati in consumatori dipendenti….).
mi pare che cadi nello sterile errore di tutti quelli che nonostante tutto vedono giusto: non vuoi pensare quello che rinchiudi sotto la categoria di fascista. schivi proprio la presa di responsabilità che pure riconosci.
25 agosto 2009 alle 23:13
Sibillino…
A me però pare che ci penso a quello che rinchiudo sotto la categoria di fascismo (vista anche la lunghezza del post)…
26 agosto 2009 alle 00:29
è importante analizzare la responsabilità civile che abbiamo. trovo che cambiare leader è solo un pellegrinaccio inutile, soprattutto pensarlo come un “risolutore”.
bel post:-)
Vam_di_cri
26 agosto 2009 alle 15:44
il fascista che è in noi! riconoscerlo per evitarlo…
Nus_di_cri
26 agosto 2009 alle 15:57
All’ingresso del campo di concentramento di Aushwitz c’era scritto: “Il lavoro rende liberi”…
Nella sua forma aggiornata: “Il prato appena tagliato rende felici”. (nella foto rimossa dall’ANSA c’era la moglie di Obama che curava l’orticello nella Casa Bianca e che sosteneva sorridente questa minchiata…)
27 agosto 2009 alle 15:36
Più che altro non vedo perché chiamarlo “fascismo”… Per me tua analisi del tardocapitalismo é solo in parte convincente: quando non degenera in un certo tono apocalittico.
28 agosto 2009 alle 07:59
Dovendo prendere una posizione… Diciamo che mi sono molto ispirato alla canzone “We’re all prostitutes” dei Pop Group, quando parla di “consumer fascism”.
E poi ho fatto di tutta l’erba un FASCIO.
E’ un discorso “politico”, uno schieramento, più che una puntigliosa classificazione delle ideologie. Una linea Maginot dell’immaginario.
Una necessaria disambiguazione di certi atteggiamenti, convinzioni e pratiche, che alla maggioranza degli “occidentali” paiono “normali”… e che nelle loro conseguenze sono in tutto simili ai fascismi (stermini di massa, guerre, propaganda, terrorismo, discriminazione, sopraffazione, sfruttamento, ecc…).
Linearizzo le ideologie a partire dalle loro conseguenze (più che dalle loro pratiche). Per questo parlo di “fascismo”. E cerco di strappare una certa tradizione anarchica non ancora palesatasi storicamente come avrebbe dovuto, da possibili fraintendimenti in chiave autoritaria… Alain De Benoist (ma è solo uno dei moltissimi casi di “depistaggio”, di nube ideologica) è un “caso clinico” di contagio ideologico davvero insopportabile…
Poi, per il resto, sollecitavo i “sinistri” a pensare in senso strategico (“che fare?”), vista l’occasione unica che il tardo-capitalismo sta offrendo, con la sua autodemolizione delle istituzioni, dello Stato… col trionfo feroce di una ristretta cerchia di interessi privati, impegnati a saccheggiare il pubblico… e, a mio avviso, lo faranno fino al disastro… Sì è persa la razionalità di un tempo, l’alternanza di crisi/soluzione… Qui trionfa la “pulsione di morte”. Proverebbero a monetizzare anche quella, se fosse possibile…
[No, non credo di essere “apocalittico”. Quel tipo di configurazione dell’immaginario porta, più che altro, alla valutazione del denaro “per fede”…
E’ la remissione dei debiti spostata in un mitico futuro sempre a-venire… Nel frattempo, si paga e si continua a credere al valore di qualche biglietto di carta…
E’ l’incantesimo del “lavoro morto”… che non risorgerà mai!… perché la moneta, alla fine, non vale niente.
Né millenarista, né messianico].
Invitavo alla risoluzione di un problema pratico, tutto qui… (la svalutazione della merce-lavoro fino a condizioni inaccettabili, se non la fine della forma-lavoro, ecc…) in chiave, possibilmente, anti-capitalista.
Aggiunta dell’11/4/2012
Inoltre operavo questo spostamento metaforico e porporzionale… se è vero che il fascismo è il partito che cresce a dismisura occupando sia le istituzioni dello Stato che (secondo la sua preferita metafora organica) il corpo sociale:
partito:stato=privato:pubblico
similmente il Privato nel tardo capitalismo ambisce ad occupare tutto lo spazio che viene attribuito allo Stato. Non opererà in modo organico, autoritario, ma di sicuro il livello di pervasività, controllo, prevenzione e repressione è perfino più capillare.
Dunque a rigore si dovrebbe intendere “fascismo” tra virgolette… ma siccome nelle soggettivazioni del Privato vi è disciolta una buona percentuale di neo-fascismo, è meglio lasciarle cadere…
28 agosto 2009 alle 10:54
– Cazzo… spero di non aver scritto un fottutissimo post “degenerato”!
28 agosto 2009 alle 11:47
dopo oggi… è in arrivo la BIOfregatura!!!
15 settembre 2009 alle 23:25
Ma mi sono sbagliato!!!… non era BIO-, era GEO- 🙂
Ma tra un po’ saranno pure BIO- Dacci tempo e si attrezzano anche per quello!…
15 settembre 2009 alle 23:46
ancora meglio… una GEO-BIO-FREGATURA. capisci bene che entità avrà!!! Don Sab
16 settembre 2009 alle 14:36
… è il bipolarismo e chi lo propone.
Sir Xuj
20 settembre 2009 alle 16:03
In effetti è come un “disturbo bipolare” (direbbe uno psicologo)… E’ uno stesso soggetto (uno stesso sistema economico) che può essere depresso o euforico a fasi alterne… (dibattendosi tra “statalismo” e “liberismo”).
20 settembre 2009 alle 17:10
é individualismo o privatismo intimismo … condizione sociale: isolata/popolare. il fascismo é passato anche se i dittatori esistono ancora. la soluzione non so qual’é ma si sta – come tu stesso presagisci – delineando giorno dopo giorno.
anna
ps:i cambiamenti spaventano , questa la motivazione del tuo tono apocalittico.
19 febbraio 2010 alle 18:59
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