Sulla libertà, il corpo e la pro(i)stituzione
alcune riflessioni seguite alle polemiche tra femministe cui accennavo nel post precedente…
Cos’è la libertà? Delle potenzialità, delle aperture, delle intensità, del disordine. Tutto ciò che vive (e non) in questo senso è libero. Non ha a che vedere con la “natura”, con le relazioni (sogno di una cultura e di un civismo dei rapporti sociali, che in tal modo si fondano, considerando tali fondamenti sempre cosa buona e giusta, immacolata, socievole, amorevole… molto erroneamente, dacché si tratta di relazioni informali spesso violente…) che producono spazi di libertà (di gioco imprevedibile) solo a tratti… Per il resto sono fantasmi di leggi sistemiche (fantasma) che si aggirano instancabili tra gli insiemi (tra “ciò che si somiglia”, tra “simili”), che si insinuano tra “sé” e “sé”, confondendo strategicamente entrambi i doppi separati dallo specchio (“reale” e “immaginario”) in una cosa sola (un segno, un corpo) da donare (o vendere, comunque a poco) alla Grande Macchina del Terzo… Prima semplificazione, cattura, campionamento di “sé” (“selfie”, per gli amici…) per poter meglio speculare… (creare cioè una destinazione, un destino, o una scelta tra limitate possibilità, un libero arbitrio tra i vari segnacoli umani, tra le varie merci su due gambe).
Continuate pure a speculare. Non stiamo (le nostre potenze) né nel rapporto (simbolico), né nella relazione (immaginaria) che ci fa ri-conoscere allo specchio/schermo…
Il corpo
Il corpo non è “mio” (del mio presunto io o coscienza extracorporea), nel senso che sono materialista, diciamo, e non sopporto che qualcuno, un sub-iectum, pensi di poterlo “gestire”… secondo criteri aziendali, normativi o emancipatori: è già libero e senza confini precisi.
La pro(i)stituzione
Tutto un levarsi di diti medi, gesti della fica piccati davanti agli sforzi argomentativi e pedagogici delle “professoresse”… Ok, ma dopo lo sberleffo? Se non riesce il ruolo figo di “attention whore” (scorciatoia mediatica effimera per non parcheggiarsi nel ruolo pedagogizzante e culturale delle conferenziere, più posate e attempate), non resta che vendersi per davvero come semplici “whore”… come si continua a fare più o meno tutti in fondo… facendosi (fare) un mazzo tanto, chi più chi meno.
C’è chi si fa sussumere le “lotte” per il “comune”, chi la filosofia della “differenza”, chi le istanze libertarie dei corpi… alla fine una sola Grande Macchina veicola e scambia flussi di bit e tracce infinitesimali di profitto, senza essere scalfita neanche un po’…
Per me va capito come articolare (in un gioco non binario, il meno computabile possibile) una sorta di macchina incomprensibile (con contenuti non contenibili dai contenitori di contenitori) ma funzionante (il cosmo intero sembra funzioni così… solo i miei contemporanei sembrano tutti ostinarsi a remare contro, con stratagemmi evidentemente destinati al fallimento).
Sputate su Hegel (ma anche sull’ontologia sociale!… e sull’ontologia in generale! che sia “io”, “mio”, “individuo”, “società”, “social network” o quello che vi pare…).
La voce è stata pubblicata il 21 Maggio 2014 da Valerio Mele. Archiviata in Uncategorized con tag anarcocapitalismo, capitalismo cognitivo, comune, contenitori di contenitori, corpo de-capitalizzato, dialoghi, disordine entropico, donne, doppio, entropia, femminismo, forme di vita, fuori-di-sé, giogo/gioco, Grande Macchina, immaginario, Lacan, libertarian, libertà, macchine, mediocrazia, merce su due gambe, mercificazione dei corpi, natura, pensiero della differenza, pro(i)stituzione, psicanalogica, rapporto/relazione, relazione, schizocapitalismo, sistema/insiemi, social network, soggetto sociale universale, spazio embolico, specchio, sussunzione, teologia politica, virtuale, vita/morte.
2 Risposte
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Sulla contraddizione | Il contrario del caffè
– Cosa prende?
– Un caffé.
– E lei?
– L’esatto opposto del signore?
– ???
(Morale: chi costruisce o esprime un pensiero in contrapposizione a quello di qualcun altro o per semplice ripicca, cade spesso in contraddizione… probabilmente ha solo bisogno d’affetto che sa già che non verrà corrisposto, ma si serve di questo bisogno deluso in partenza giusto per suscitare compassione, dunque riconoscimento).
– Va be’, ok (fa il barista)… ma che cazzo ce do mo a questo? che cazzo è er contrario der caffè?
21 Maggio 2014 alle 23:34
NON CI POSSO CREDERE…
http://www.repubblica.it/economia/2014/05/22/news/istat_da_2014_droga_e_prostituzione_in_calcolo_pil-86847923/
Con questo nuovo calcolo del PIL, paradossale, virtuale (perché presupposto statisticamente, impossibile), si equipara di fatto l’economia informale a quella formale… a conferma di quanto sia ormai apertamente criminale l’economia capitalista… supportata dalle (pro)istituzioni con i loro fidi burocrati a predisporre, alla bisogna, leggi e favori.
Sono già molto oltre le diatribe sull'”abolizionismo” della prostituzione… Siamo ai precog della marchetta (e non per sanzionarla, ma per trarne profitto!). Lenoni statistici.
22 Maggio 2014 alle 15:33