Assi che scricchiolano
Gli equivoci di linguaggio di tutte le ideologie contemporanee si basano su alcuni assi (individuo-società, politica-società, liberalismo-socialismo, profitto-reciprocità, surplus–munus, produzione-riproduzione, lavoro-famiglia, uomo-donna, impero-colonia, protestante-cattolico, gotico-barocco, conscio-inconscio, capitale-lavoro, legge-interpretazione, fenomeno-osservatore, dispotismo-democrazia, totalità-parte, guerra simmetrica-asimmetrica, ecc…) indiscutibili o quasi nei secoli scorsi, ma che ormai scricchiolano pesantemente… In molti casi non sono già più gli assi portanti che reggono la baracca politica, economica, sociale, antropologica, culturale… ciò che chiamano “civiltà” (questo branco di coglioni, stronzi e assassini), quest’orrenda convivenza metropolitana, interrotta qua e là da località turistiche, aree protette, e che vorrebbe saturare il cosmo…
A mio avviso interrogare l’inconsistenza del sogno di un’origine pura o di una vita slegata dall’orrore sociale (rigorosamente senza morte, arcadica, nirvanica, positiva come il pensiero generato dal THC), della separazione mente-corpo, dell’offerta di una speranza che non c’è, riflesso spettrale e giustificazione goffa di una cattiva coscienza, costituisce un primo passo per avventurarsi nell'”a-venire” e accelerare il lavoro delle crepe del mondo cui troppi sembrano ancora attaccati o della “sostanza” (del patrimonio, della successione, della proprietà, dell’“universale” e indivisibile individualità) che li fonda.
Contrattacco
Regolare l’immaginario e il “munus” come un gioco. Questa la mia eresia.
Regalo regoli variabili, di misura immaginaria, a naso (νοῦς). Cose a dismisura di tutti gli uomini.
Sino ad ora s’è solo sognata una realtà irraggiungibile e che doveva rimanere tale per giustificare un esistente universalmente dominato da un Essere che mette “ordine”, “crea”.
Detesto i “sognatori”. I sogni sono segni… passioni da contabili. Ciò che li determina sono le regole del gioco… entro cui, purtroppo, si inscrive anche l’abominio presuntuoso delle leggi.
Che almeno vi sia un mondo in cui non succeda più niente (nel senso delle successioni).
8 Maggio 2014 | Categorie: Uncategorized | Tags: a-venire, a-ventura, analogica, anti-universalismo, barocco, civiltà/barbarie, democrazia, democrazia totalitaria, dio, dispotismo, ecumenopoli, futuro, giogo/gioco, immaginario, individuo, Legge, liberalismo, maggiorasco, morte, munus, Nomic, nous, ordine immaginario, politica, produttivismo, saturazione di segni, socialismo, società, società civile, sogni, sollecitare, stato, totalitarismo, Tutto | 3 commenti
Tratto dalla terza capitolazione (“-getti”) del mio e-book “Come vivere senza essere in tre capitolazioni”.

il tutto sarebbe nulla se non ci fosse qualcosa
così qualcosa c’è
ed è “semplice” complessione
(“principio” del conflitto, nel tempo,
tra passato/presente e futuro
tra ordine energetico e disordine entropico),
ma nell’approssimarsi all’infinito
questo qualcosa si complica a dismisura
tendendo al suo limite,
l’impossibile tutto-niente…
dunque c’è sempre qualcosa
e non è mai la stessa
è di-versa (non: dif-ferente,
non com-porta nulla se non qualcosa):
è di-vertente
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Ecco… più che di differenza, da contrapporre all’identità (come è andato di moda nella seconda parte del ‘900) si dovrebbe parlare di di-vertimento, di-versione… una cosa da una parte, una cosa dall’altra… non c’è nulla di pro-duttivo nella realtà, nulla da ducere, condurre, a favore di (“pro”) qualcuno… tutto alla fine diverge. In definitiva, “si muore” non è “si vive”… non c’è sintesi possibile…
Similmente “lavorare” dovrebbe mutarsi nel più vago “fare qualcosa” (che, oltre ad essere divertente e divergente, ha anche un senso di e-mergenza…), senza im-piego (del tempo, della vita, ecc…), senza di-visioni del lavoro, divise, ecc…
A rigore, più che di in/di-vidui (parti di un accordo che si affrontano de visu, per sezionarsi, recintarsi vicendevolmente, tenersi separati e a vista…) si dovrebbe parlare di viventi di-versi, di-vertenti…
Tutto il contrario di quel che si vede in giro…
La di-versione inoltre, non è un de-lirio, non esce da un solco (lat. “lira”) precedentemente scavato… è l’a-venire , l’a-ventura, di nuovi versi… di-vergenti dall’idea di unicità inscritta per esempio nei termini “individuo”, “uni-verso”, ecc…
Il di-vertimento è il principio del gioco (e il gioco del principio).
Laddove il giogo con-giunge due giunti, il gioco li dis-giunge, di-vertendoli, sottraendoli alla loro funzionalità sistemica, macchinica. In un certo senso, la pulsione di morte è di-vertente… ed è alla base della libido, della libertà di movimento e d’azione di qualcosa prima che vi sia una com-binazione, una con-giunzione, l’in-vista-di (l’individuazione di) un utilizzo, di una funzione… prima cioè che gli insiemi si inter-faccino in un sistema.
Un accordo di-vertente e di-vergente tra in/dividui.
30 giugno 2012 | Categorie: Uncategorized | Tags: a-venire, a-ventura, accordi politici in/dividuali, aforismi, Aforismi da Facebook, complessione, de-lirio, Deleuze, di-versione, di-verso, di-vertimento, dio, disordine entropico, dividuo, divisione del lavoro, filosofia - articoli, futuro, giogo/gioco, individuo, infinito, l'uomo che ride, libertà, libido, pensiero della differenza, poesia, presente/passato, ricombinazione, sistema/insiemi, Tutto, uni-verso | 13 commenti