(Dopo quella de “Il cigno nero”, un’altra recensione di un film di Aronofsky… Di “caca-luce”, ovvero del proiettore nelle sale cinematografiche, ho già scritto qui).
“Noah”, ovvero del fallimento di qualsiasi progetto elitista (con tanto di esito etilista…).
Ogni idea paranoide di perfezione, di destino, di completa distruzione e cambiamento rivoluzionario su basi utopiche, ideali, va incontro al fallimento. Viene tradita, in questo caso, da tutti i sodali familiari. Comunque questa genealogia (corrotta, a dispetto dell’idea nefasta di “purificazione”che pervade la mente di Noah) resta salva… la successione, la famigliola, la piccola sostanza sporca e maledetta del (soprav)vivere (sacra in tutti i film di Hollywood)… e l’oscuro disegno del “Signore”, questo disegnatore 3D, creatore e padrone virtuale di tutti i feticci (questi feti fetenti, risparmiati, saved, raddoppiati, piazzati in mezzo alle “cose” – surplus di codice raddoppiato… come nella partita doppia – che galleggiano sul mare della Crisi, nel finale). Dispotica e predestinante “mano invisibile” (o “ano invisibile” o qualunque altro oggetto parziale) che surcodifica e rimappa l’intero mondo, l’intero cosmo, anche in senso genesico (come si evince nella spettacolare sequenza dei noti 7 giorni)… ovviamente non riuscendoci (ormai neanche più nella finzione). Il Dominio che non può cogliersi nella sua totalità semplicemente perché non c’è (se non come effetto speciale senza causa, come pessima favola, come fantasmagoria stupefacente, istupidente). Su tutto il film pesa questo cupo destino mortifero del Potere cinematico statunitense… che brancola come un survivalist rintronato e assetato di sangue in tutte le caverne platoniche (o sale, stanze…) in cui si radunano gli incauti e ostinati spettatori-consumatori (anche quelli gratis… quelli “cattolici”, non paganti, non “protestanti”, per Grazia ricevuta di qualche server…).
L’Eroe-Coglione… quello che lavora, paga, si sacrifica, si indebita, fino alla fine… anche dopo che è fallito.
ovvero
Le avventure del Capitale e della partita doppia sotto forma di gemelline
Per gli appassionati di metafore ardite, quasi acrobatiche… Deleuze-Guattari ne l’Anti-Edipo specificano cosa intendessi per partita doppia a proposito delle due gemelle (intese come monete viventi e merce su due gambe) che Noah risparmia (i grassetti sono miei):
Prima della macchina capitalistica, il capitale commerciale e finanziario stanno solo in un rapporto di alleanza con la produzione non capitalistica, ed entrano nella nuova alleanza che caratterizza gli Stati precapitalistici (donde l’alleanza della borghesia mercantile e finanziaria con la feudalità). Insomma, la macchina capitalistica comincia a funzionare quando il capitale cessa di essere un capitale d’alleanza per diventare capitale filiativo. Il capitale diventa un capitale filiativo quando il danaro genera del danaro, o il valore un plusvalore, «valore progressivo, danaro sempre germogliante che spunta, e come tale capitale… Il valore si presenta tutt’a un tratto come una sostanza automotrice, per la quale merce e moneta non sono che pure forme. Essa distingue in sé il proprio valore primitivo e il proprio plusvalore, cosi come Dio distingue nella propria persona il padre e il figlio, ed entrambi non fanno che uno ed hanno la stessa età, poiché le prime cento lire anticipate diventano capitale solo grazie al plusvalore di dieci lire».
[…]
Il celebre problema della caduta tendenziale del saggio del profitto, cioè del plusvalore rispetto al capitale totale, non può essere compreso se non nell’insieme del campo d’immanenza del capitalismo, e nelle condizioni in cui un plusvalore di codice viene trasformato in plusvalore di flusso. Appare innanzitutto (conformemente alle osservazioni di Balibar) che questa tendenza alla caduta del saggio del profitto non ha fine, ma si riproduce da sé riproducendo i fattori che la contrastano. Ma perché non ha fine? Probabilmente per le stesse ragioni che fanno ridere i capitalisti e i loro economisti, quando constatano che il plusvalore non è matematicamente determinabile. Tuttavia non han tanto di che rallegrarsi. Dovrebbero piuttosto concludere con quel che tengono a nascondere: che cioè non è lo stesso danaro ad entrare nelle tasche del salariato e ad iscriversi nel bilancio di un’impresa. Nel primo caso, segni monetari impotenti di valore di scambio, un flusso di mezzi di pagamento relativi a beni di consumo e a valori d’uso, una relazione biunivoca tra la moneta e una gamma imposta di prodotti (« a cosa ho diritto, ciò che mi spetta, è dunque mio…»); nell’altro caso, segni di potenza del capitale, flussi di finanziamento, un sistema di coefficienti di produzione differenziali che manifestano una forza prospettica e una valutazione a lungo termine, non realizzabile hic et nunc, e funzionante come un’assiomatica delle quantità astratte. In un caso il danaro rappresenta un taglio-prelievo possibile su un flusso di consumo; nell’altro una possibilità di taglio-stacco e di riarticolazione di catene economiche nel senso in cui flussi di produzione si adattano alle disgiunzioni del capitale. Si è potuto mostrare nel sistema capitalistico l’importanza del dualismo bancario tra la formazione di mezzi di pagamento e la struttura di finanziamento, tra la gestione della moneta e il finanziamento dell’accumulo capitalistico, tra la moneta di scambio e la moneta di credito.
Vi sarebbe mercato se vi fosse della merce… Qui, più che altro ci sono solo prodotti e umani senza “valore” di mercato (…rifiuti). Troppo standardizzati e inflazionati o non richiesti o troppo cari o “improduttivi” del “necessario” plusvalore… Non dico malthusianamente troppi, dato che equivarrebbe a invocare uno sterminio…
Molto “brevemente” (in parole più semplici anche se approssimative, in quanto non sono un “esperto”1 o un “fottitore” sadiano di professione, per cercare di capire perché si sono chiesti soldi pubblici per ricapitalizzare Bankitalia imponendo quote azionarie non superiori al 3% ai privati che partecipano del suo capitale…):
1) Dopo la crisi del 2008 (che non era una semplice crisi dei mutui sub-prime come vorrebbe la sineddoche delle versioni ufficiali) si è percepito come “problema” per le banche europee (come anche altrove, ma non in modo così paranoicamente burocratico e fintamente moralista) il fatto che siano piene, piene, piene di derivati (compresa la Deutsche Bank2) il cui conteggio è praticamente impossibile e potrebbe dar luogo a sbalzi di bilancio imprevedibili, essendo obbligazioni ad orologeria, spesso informali e poco trasparenti (vedi OTC, etc)… cui si aggiungono altre obbligazioni incerte, data l’usura del termine “derivati”, impacchettate come “debito subordinato” per ristrutturare i debiti senior dilazionando gli junior… come spiega Draghi più avanti…
2) Con Basilea III dal 2014 in poi si prepara un rientro, in nome di una presunta “austerità” di facciata (in realtà mascherando la generalità del “problema”), dall’abisso di obbligazioni incontrollabili su cui poggiano i bilanci delle banche europee. Si dispone cioè un FALLIMENTO ordinato (un ossimoro…), controllato nel caso si aggravi la crisi del sistema finanziario, scaricato sugli azionisti e le banche minori (che Draghi tempo fa aveva lasciato libere di capitalizzarsi al di fuori del controllo della BCE), salvando le banche principali e centrali (le istituzioni finanziarie di rilevanza sistemica dette “SIFI”) anche con denaro pubblico. Basilea III si aggiunge alle definizioni restrittive e prescrittive del capitale delle banche (CORE TIE 1, 2 e 3 che impongono priorità, scadenze di rimborso e pongono in ordine gerarchico eventuali insolvenze…).
3) Draghi scrive una letterina pubblicata da Repubblica (ma che non trovo online nell’originale), con toni a tratti apocalittici, nell’autunno dell’anno scorso in cui si dice molto preoccupato per la cosiddetta “stretta al credito” (il credit crunch):
“L’idea nasce dalla Germania. Sarebbe una cancellazione del valore di certi bond, che così andrebbero in insolvenza. La Commissione europea ha fatto propria quest’idea in un documento di tre mesi fa, che stabilisce una regola: prima che una banca in difficoltà possa rafforzare il capitale tramite un aiuto di Stato pagato dai contribuenti, deve esserci il “coinvolgimento” («bail-in») dei creditori privati; i più esposti fra questi, i cosiddetti creditori subordinati, devono rinunciare al rimborso dei bond nei quali hanno investito. E prima di loro lo stesso deve accadere per gli azionisti. Per questo, su spinta tedesca, si prospetta già una quadrupla linea di intervento, in base a una precisa gerarchia. In primo luogo VENGONO SPAZZATI VIA I DIRITTI DEGLI AZIONISTI E DEI CREDITORI SUBORDINATI, per aumentare il capitale in proporzione ai debiti. Quindi, se il DEFAULT PARZIALE non basta, diventa possibile per uno Stato METTERE FONDI PUBBLICI nella banca. La terza linea di difesa sarebbe poi il fondo salvataggi europeo, l’Esm, ma ora Berlino chiede che ANCHE I CREDITORI PRIVILEGIATI VENGANO COLPITI prima che si possa attingere alle risorse comuni dell’area euro. Tutto dipenderà dai risultati dell’esame delle banche e da come saranno condotti. Ma un sistema del genere, se mal gestito, può generare un crollo di fiducia degli investitori nelle banche e un’impennata del debito per sostenerle con aiuti di Stato”.
Dev’essere stato preso in seria considerazione il passo in cui Draghi sosteneva che si violassero i diritti di azionisti e creditori, che son stati risparmiati… a discapito dell’impiego di denaro pubblico con cui nel passato recente è stato aiutato anche il Monte dei Paschi di Siena… mettendolo, come spesso accade, metaforicamente nel culo all’intera collettività nazionale che, si sa, di queste cose non capisce un cazzo e può tranquillamente garantire quei miliardi con quel metodo obsoleto e volgare di valorizzazione che è il (surplus dei surplus da) lavoro (ossia le tasse… lo sgobbo dei lenoni sui prostituti).
4) La necessità di ricapitalizzare Bankitalia votata l’altro giorno in Parlamento con qualche pacata reazione è ispirata dal principio prudenziale di aumento del capitale che garantisce i prestiti, in quanto si prevede burrasca (e non a caso si conducono i famosi “stress test” che piacciono tanto anche al FMI). Con la soglia del 3% forse si intendono alleggerire le posizioni pesanti (di banche piene di crediti deteriorati?) presenti nel capitale di Bankitalia, sperando nell’afflusso di capitale fresco di nuovi privati… (cosa molto improbabile, in quanto non credo che i titoli di Bankitalia sarebbero così appetibili in questo momento… Si dovrà ricorrere prima o poi allo strozzino capo, o quasi, cioè all’ESM… come ha già fatto Grecia e Spagna…).
IL FUTURO (INSTABILE) “DEFICIT SPENDING” TRUCCATO DA “AUSTERITY” E “STABILITÀ” NEL PRESENTE
(17 febbraio 2014)
Mi viene il dubbio che le ricapitalizzazioni delle principali banche del circuito europeo (volute dagli accordi di Basilea III) non servano tanto a garantire “solidità” in caso, per esempio, di corsa agli sportelli o per reagire positivamente a “stress test” (bella invenzione letteraria… per distogliere l’attenzione e conservare pubblicamente il mito della prudenza dell’etica protestante, ecc…), quanto ad aumentare la portata del leverage bancario per prestare o stampare più “moneta” (come si usa dire semplificando un po’ troppo). Voglio dire… magari non è come la raccontano… non è per prudenza la raccolta di capitali “sicuri”, ma per un’intenzione di alzare ulteriormente la posta… facendo dell’euro una moneta “derivata” a tutti gli effetti. Instabile e gonfiata a dismisura di capitalismo terminale.
(Altra panzana incredibile, a mio avviso, è quella di quegli economisti mainstream che arrivano a dire che il rientro dei capitali dai paesi emergenti dipenda dal fatto che “gli investitori” trovino convenienti i titoli di stato europei… Questa contrazione, ben orchestrata da chi gestisce fondi e titoli per qualche trilione e non dagli “investitori”, prelude solo ad una più ampia espansione del credito – come ad una sistole segue una diastole… – serve ad allontanare il collasso col solo modo che è proprio del capitalismo, cioè il rilancio del rischio…).
E’ solo la rana che continua a gonfiarsi sempre più… (si legga la fine del link…). Segno che continuano a navigare a vista e prendere tempo (e a capitalizzare un’incredibile ma insufficiente mole di lavoro sottopagato altrui)… sperando nell’impossibile “ripresa” (su queste basi, su questo castello di carte del tutto sproporzionato e in bilico… e lo sanno perfettamente… ma finché dura…).
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1L’esperto… parla veloce di cose complicatissime inzeppate di termini tecnici e anglofoni, sbeffeggiando a priori eventuali critici e detrattori e, in virtù della divisione del lavoro che l’ha reso così edotto nel suo specifico settore, in men che non si dica s’incula tutti coloro che, rimasti a bocca aperta, si chiedono interdetti: “Ma che ha detto?”.
Taluni preferiscono il blow job… che sembra quasi un impiego. E comunque piace… fa sentire attivi… parte di qualcosa più grande.
“[…] è una lotta fratricida in seno alla classe media, a colpi di quattrini”.
(RAV)
Uhm… forse avrei dovuto girare dei corti tratti dal decalogo “Come fottere un lavoratore atipico” girati in grandangolo alla Lynch… (sarebbero stati validi sia come suggerimento per il compratore di un servizio che come spunto per correre ai ripari da parte del venditore di un servizio…).
Molto più blanda, superficiale e senza suggerimenti pratici la versione che sta facendo condividere a molti i video del gruppo Zero (che hanno creato la campagna no budget#coglioneNo)… che cerca di dare una “dignità” di retribuzione ai “lavori creativi” (decisamente svalutati per mille ragioni) pari a quella attribuita a idraulici e giardinieri. Ma il punto è: perché chiamare “lavori creativi” condizioni di lavoro atipiche inquadrabili a stento da partite IVA, lavori a progetto, ritenute d’acconto, prestazioni a nero per lo più, che in Italia vengono definite (da chi è “sistemato”, dai borghesi col culo caldo o con la strizza al culo, data l’ondata montante dell’esercito di riserva che potrebbe rimpiazzarli) con l’assai squalificante termine di “lavoretti”?
Patti chiari prima col cliente o committente di turno. Capacità di riconoscere chi può fotterti. Qui in Italia si tende a buttarla sempre sul vittimistico… “Poveri cuccioli questi freelance… diamo loro una mancetta…”. Ma questa è una guerra… e, soprattutto, un bordello. Non ci si può aspettare comprensione. Capire, prevenire e combattere chi vuole fottere gratis o quasi il tuo tempo di lavoro è il punto di partenza per poter rimanere in piedi. Nel frattempo si possono solo cercare nuove relazioni di scambio che sfuggano a questo rapporto sociale prostitutivo… e, si spera, non per servire meglio i sistemi che gestiscono la guerra e il bordello in questione… anche se la qualità delle relazioni è spesso assai scadente e per lo più modellata su ruoli da zombie, soci e macchine umane…
(Fermo restando che quel che si fa in tempi di crisi è vincolato ad una domanda sempre più scarsa e che non vuole fronzoli o prodotti superflui, autoreferenziali, non è detto che prodotti superflui e autoreferenziali non siano a maggior ragione ricercati dalle élite e dai culi caldi che dispongono ancora di un budget da sprecare… non fosse altro che per continuare a sognare ancora sull’onda dei bisogni e desideri posticci che li compone e li anima… persino i miserabili nutrono simili mostruosità al loro interno e vogliono apparire come merce spettacolare, ingellandosi le unghie, andando in palestra, partecipando ai contest, spendendo le loro restanti misere fortune al gioco nella speranza di accedere al paradiso dei ricchi, ecc… Insomma sembra che l’incantesimo dei simulacri di senso e valore resti in piedi nonostante il disincanto e le crepe che cominciano a farsi strada ovunque… Tutto sembra procedere per inerzia, sia pur rallentando… fino alla catastrofe… al sogno dei sogni… al Gran Finale… come disinnescare questa porcheria? questa pacchianata di sapore persino teologico, apocalittico? che poi non è che la pacchianeria per eccellenza…).
Ci sono parecchi apocalittici e integrati (comunque tutti malcelatamente frustrati) in giro.
(Ora, vi avviso, comincia un invettiva).
Il reazionario e assai semplificatorio “va a lavurar pelandrun” di chi ha il culo al caldo continua ad agitare gli animi di una borghesia (=il nulla condensato che mastica diuturnamente il suo culo fingendo serietà e impegno o sfoggiando ironie e saccenze) spettralmente autoreferenziale, schizoide, spaventata dai suoi falsi sembianti (“sfigati”, “coglioni”, “fannulloni”, “evasori”, ecc). Taluni “intellettuali” invitano (da quale pulpito viene la predica!) ad andare in fabbrica per difendere strenuamente la loro posizione assisa da frustrante lavoro d’ufficio, emorroidi inclusive. Invitano ad andare a lavorare in fabbrica come se il lavoro in fabbrica non fosse merce persino più rara di quello creativo, nell’epoca del trionfo della fuffa formativa, della cassa integrazione, della delocalizzazione, della modernizzazione tecnologica impossibile in un territorio dove prevalgono rapporti feudali, nepotistici, mafiosi e clientelari e un asservimento cieco e imbecille all’alea dei flussi del capitale finanziario (“occidentale”, quello che va in giro per il mondo a seminare orrore, cui affidare le sorti collettive come si farebbe con un videopoker, nella speranza di una “mancetta”, di un TTIP, di un’elemosina delle quote di plusvalore continentalmente e digitalmente generato dalle aspettative di profitto delle quote atomizzate o accumulate di capitale fittizio scambiato a velocità di nanosecondi)… come se la merda piddina non intendesse riversare fiumi di denaro europeo in progetti tragicamente farseschi, neoliberisti o keynesiani in ritardo massimo come quello delle “smart city”, delle “città metropolitane” (da rivalutare, “gentrificare”), “sostenibili” nel senso di piene di puttanate legate ai nuovi media, all’e-commerce e alle merdate che piacciono tanto agli hipster più o meno barbuti dei vari associazionismi paraculi, amici dei comuni… che intratterranno i pochi benestanti rimasti con stronzate colossali iper-tecnologiche o meno, gare, corsi, contest, eventi evocanti tradizioni anacronistiche e inventate, magari anche un po’ cattoliche, pittoresche solo per i pochi turisti rimasti che giustamente rideranno della coglionaggine e sboronaggine estrema degli italiani, pur nella miseria di massa che monta, con tutta la pericolosità sociale che questo comporterà e sta comportando… E se la meritano tutta! Ma non si aspettassero una rivoluzione colorata, no!… un ennesimo occupy su cui scrivere fiumi di merda digitale o inchiostrata, ma più probabilmente il diffondersi a livelli messicani di una criminalità che s’è già impadronita di intere filiere produttive… Fanno finta di non vedere… Il capitalismo arriverà comunque, legalmente o meno, a liberare ad ondate sempre più insostenibili i suoi flussi di merce e persone a bassissimo costo. E non ci sarà stato, privilegio, funzionario o burocrazia che potrà arginarlo.
Oppure prevarrà (temporaneamente) qualche forma di autoritarismo fascistoide… il più duraturo dei made in Italy… abbondantemente preannunziato dalla gramigna legalitarista, forcaiola, giustizialista che infesta qualsiasi dibattito e chiacchiera da bar.
“[…] il capitalismo per conto suo ha saputo interpretare il principio generale secondo cui le cose non funzionano bene se non a condizione di guastarsi” (Deleuze-Guattari, L’anti-Edipo).
“La critica della cultura si trova dinnanzi all’ultimo stadio di cultura e barbarie. Scrivere una poesia dopo Auschwitz è barbaro e ciò avvelena anche la stessa consapevolezza del perché è divenuto impossibile scrivere oggi poesie”
Al di là delle esagerazioni dissonanti della notte trasfigurata che attraversarono gli intellettuali tedeschi scampati alla catastrofe nazista, c’è da interrogare ancora una volta il fondamento di quel che chiamiamo “democrazia” e che a mio avviso non è rintracciabile (secondo Benjamin e anche per me) nella dialettica diritto positivo/stato di polizia o, come Derrida chiama questa seconda istanza, il “peggio”, la “soluzione finale” (della quale ci ammoniva in “Forza di Legge”… un Derrida molto ammaestrato nel tempo e divenuto addirittura un difensore di una democrazia più immaginata che reale, che egli apparenta alla “decostruzione”, contrapponendola a quel cattivone di Benjamin, il quale intravedeva invece nel diritto positivo la stessa violenza contro la nuda vita scatenata poi da uno “stato di polizia” come quello del nazismo).
Non mi pare dunque Auschwitz il mito fondante della democrazia totalitaria attuale (in quanto in continuità sostanziale con le feroci burocrazie naziste… né vale la pena soffermarsi sulla RIDICOLA preoccupazione adorniana che si possano o meno scrivere poesie…), quanto Hiroshima… immenso flash fotografico, spettacolo esemplare, pietra di paragone di qualsiasi scempio che gli sarebbe comunque preferibile, evento che sospende e dissolve qualsiasi umanesimo, qualsiasi critica, qualsiasi diritto, qualsiasi burocrazia, qualsiasi fabbrica, qualsiasi stato, qualsiasi guerra clausewitsiana… Lo sterminio istantaneo del nemico, piovuto dal cielo, pone fine a qualunque confronto, dialettica, complementarità, confine, scelta tra civiltà o barbarie, ecc… è annientamento, nonsenso generalizzato, catastrofe (non soluzione) finale, evento senza causa, apocalisse senza rivelazione, minaccia non più legata ad un nomos, ad un territorio, ad un’identità, a fratellanze, filiazioni e altre cacate ammorbanti del genere… è l’equivalenza generale della vita di fronte al suo annientamento tecnico. Vero segreto del dominio mercantile (capitalistico, monetario) pienamente dispiegato (…mentre il lager era il modello dell’equivalenza generale dei corpi, vivi o morti, in quanto merci).
Non è neanche una metafora, una rappresentazione… è la fine delle metafore e delle rappresentazioni possibili… la fine dello stesso Terrore, della tentazione dispotica, che ha turbato sin dall’inizio le infauste pretese universalistiche dell’Illuminismo (che un Derrida kantianizzato in qualche modo difende, insieme alla critica, al processo di crisi infinito chiamato democrazia, innescato dal modo di produzione capitalista), il surclassamento dell’orrore dell’Olocausto, sventolato ad ogni pie’ sospinto come ciò che la Democrazia deve evitare se non vuole precipitare nell’Abisso… Dopo Hiroshima, la stessa violenza che l’ha distrutta perde di senso, non è più né divina, né politica. E’ il fondamento tecnico di una violenza insensata che ha contaminato tutti e che ha assunto le forme spettrali dell’Occidente… terra del lavoro morto, dei morti viventi, del “denaro morto” (Marx, pag. 67: “Laddove operaio e capitalista soffrono nella stessa misura, l’operaio patisce nella sua esistenza, il capitalismo nel guadagno del suo denaro morto“… o ancora meglio, nella definizione pokeristica: “Le chips di un giocatore inesperto che ha virtualmente nessuna chance di vincere un torneo, vengono chiamate denaro morto“… in pratica il mancato profitto, il debito, il deficit, gli investimenti improduttivi, ecc…).
Il disprezzo per la vita dimostrato dal complesso militare-industriale statunitense (è difficile pensare un soggetto dietro un simile evento catastrofico, anche se ci sono Truman, il suo entourage, fisici per eccellenza come Einstein che tuttora osanniamo ad ogni merdosa scoperta di particelle subatomiche, ad ogni meditazione psichedelica sulle foto di Hubble, ecc…) mette in secondo piano lo sterminio di alcune categorie (definito mitologicamente o religiosamente come “il male assoluto”) e i deliri razziali dei nazisti. E’ più spaventoso, è un orrore senza fine spacciato per prodigio della tecnica, per spettacolo, per inevitabile fine di una guerra che non poteva più esprimere un “peggio”, dopo Hiroshima… Ma non c’è giustificazione per gli statunitensi. L’orrore che hanno prodotto è stato nascosto solo dall’evidenza della loro vittoria e purtroppo sono i vincitori a riscrivere la storia (e siamo ancora una loro colonia)… E ancora oggi continuano a produrre catastrofi cinematografiche per potersi sottrarre a quello che si potrebbe definire una colpa imperdonabile (incommensurabile, a dismisura d’uomo… fotogramma sospeso e incombente della cancellazione della realtà, che cancella anche le dinamiche umane e sacrificali e l’immondizia religiosa relativa… per cui nessuna colpa o perdono può aver luogo, per mancanza di soggetti…) che viene narrata come un destino (“s’è accesa una stella sulla terra”) anziché come laminaccia fondante del totalitarismo… l’assoluto disprezzo per la vita spacciato per Bene, ordine mondiale, che comincia a dispiegarsi pienamente solo ora che la Democrazia si disvela sempre più come menzogna, truffa, inganno, vernice dorata sulle scorie… l’antico logos pienamente realizzato nel suo principio mortifero.
Dopo Hiroshima
l’in-dividuo di Cicerone
(evolutosi nei secoli
fino a diventare,
da liberto,
da famiglio,
da valvassino,
da figlio minore
escluso da privilegi e successioni,
da bottegaio,
un sog-getto privato,
un unico con la sua proprietà)
è ritornato ad essere a-tomo,
ma dividuabile
in reazioni a catena
incontrollabili,
principio ambivalente
di schiavitù universale
e della fine del sistema,
la posta più alta,
paradigma
del rischio imprenditoriale.
Atomo con
le sue fissioni,
le sue fissazioni,
le sue fiction.
La paura della bomba
che imponeva una
pace armata,
una guerra fredda,
sui due blocchi
che si spartirono il Mondo,
sembra essere scomparsa,
ma è sempre lì…
catastrofe sospesa,
manto nero disteso
sugli infiniti conflitti locali,
sulle operazioni di polizia,
sempre più crudeli,
sempre più insensate,
sempre più estese…
morte nelle nostre tasche,
morte nelle nostre teste,
schermi a bassa radiazione,
un gesto virtuale
un clic…
lento processo di sparizione
per rimuovere la minaccia
di una sparizione improvvisa.
E’ il vuoto stesso
del luogo della Verità,
di Dio, del Potere,
dell’universalismo
imperiale e cristiano,
che non ha saputo trovare
altra Forza
se non la distruzione totale
per poter giustificare
la persistenza del suo delirio.
Nessuna Democrazia moderna
potrà mai ricoprire
di astrazioni e “valori”
la contaminazione letale
su cui si è fondata.
E nessuna giustificazione
potrà mai esserci
per il canceroso ed orrido Truman show
e per i meta-Stati Uniti
che verranno.
”Con la presenza del sommerso la profonda crisi che sta colpendo il Paese ha effetti economici e sociali meno pesanti di quanto non dicano le statistiche ufficiali. E’ evidente che chi pratica queste attività irregolari fa concorrenza sleale nei confronti degli operatori economici regolari che non possono o non vogliono evadere. Ma nel Mezzogiorno possiamo affermare che il sommerso costituisce un vero e proprio ammortizzatore sociale. Sia chiaro nessuno di noi vuole elogiare il lavoro nero spesso legato a doppio filo con forme inaccettabili di sfruttamento, precarietà e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, quando queste forme di irregolarità non sono legate ad attività riconducibili alle organizzazioni criminali o alle fattispecie appena elencate costituiscono in questi momenti così difficili un paracadute per molti disoccupati o pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese”.
Si lamentano della “concorrenza sleale”… ma la concorrenza è SEMPRE sleale…la “lealtà” (etimologicamente: la “legalità”) viene sempre dopo un’aggressione senza regole… sempre e comunque ripetibile…
Il lavoro “sommerso”, le migrazioni, sono i principali strumenti, “dal basso”, di svalutazione dei salari… (strumenti ipocritamente e solo apparentemente mal tollerati… eventualmente puniti con un carcere che, con la sua pedagogia criminogena, cronicizza e radicalizza questi fenomeni). Come non vedervi l’utile degli imprenditori, magari proprio di quelli che sbandierano le virtù di una presunta legalità, che va tanto populisticamente di moda, che è comunque la legalità di chi è padrone di qualcosa, di chi fonda il “Lavoro”?
“Dall’alto” poi, come si vede, risolvono il problemino della paga degli schiavi, dei salari, con i cambiamenti strategici dei flussi di merci e capitale, con i loro trattati “trans” (ex WTO, GATT, ecc…)… Il risultato è: una violenza sempre più estesa e intensa… che finisce “naturalmente” per rinfocolare ideologemi bellicosi e identitari (alla fine ci si rivolge ai guardiani del gregge… anch’essi regolari o irregolari, poco conta), utilissimi a difendere lo stesso tipo di rapporto sociale di sfruttamento (chiamiamolo pure, “dal basso”, con meno riserve morali o senso di “alienazione” marxista, “prostituzione”… orgasmo simulato da chiavata sui cadaveri) ad oltranza…
la “geopolitica”…
Postilla…
A tutti dovrebbe essere chiaro che questa crisi di sicuro non dipende né dalla “corruzione”, né dalla “speculazione” (o dalla cazzata della “finanziarizzazione dell’economia”)… queste due cose unite insieme semmai sarebbero il capitalismo più “efficace”, meno esplicitamente conflittuale (se non fosse che neanche queste bastano a conservare la stabilità dell’attuale Dominio sado-capitalista, parassitario, storicamente e socialmente determinato… e dunque…).
Marxisti senza “lotta” e molto “di classe”… molto hipster, sempre in prima fila a dire la loro sui blockbusters… – Senti cava (con la evve moscia), che danno al Valle?
Contro l’umanismo vero o presunto di Marx – origine della critica e critica dell’origine.
Non si può criticare il capitalismo a partire dai preconcetti di una visione integrale dell’Uomo e dalla posizione dell’artigiano (tutta la teoria del valore si basa su questo equivoco pre-capitalista… a partire da quale “origine” altrimenti potrebbe definirsi il lavoratore come “alienato” dai suoi mezzi di produzione?)… L’umanismo di Marx è davvero roba passata, irrecepibile… ridicoli anche i tentativi di soggettivare la macchina da parte di quei post-operaisti che ci vorrebbero lavoratori inconsapevoli anche quando scriviamo cacate su Facebook, per esempio… Trovo più interessante il superamento della soggettività, la macchinazione… la costruzione di nuove macchine con nuove regole del gioco… la divisione e dividuazione di individui e proprietà… l’abbandono della premessa del lavoro sociale… di una soggettività e di una proprietà di qualunque tipo…
Per una critica della “caduta tendenziale del saggio di profitto” intesa come contraddizione fondamentale e letale del sistema capitalista.
Evidentemente non è una questione di capitale variabile o costante e forza-lavoro… non siamo più nell’Ottocento…
Non tornano i conti nella massa monetaria complessiva… nelle operazioni finanziarie, nei nuovi titoli senza riserva… si sono impegnati di tutto per i prossimi secoli e per garantire il dominio armato imperialista del capitalismo (che non è la apparentemente innocua globalizzazione di cui cianciano le anime belle del G-20 o dei vari G-qualcosa…) su qualsiasi altra opzione (e per fottersi una buona quota di rendita finanziaria ovviamente…). E’ una controffensiva di classe, questa sì ben ricomposta a livello mondiale… contro tutti indistintamente (forse anche contro se stessa… perciò parlavo di schizo-capitalismo…).
Il vecchio problemino della “caduta tendenziale del saggio di profitto” è stato “risolto” in tutti i modi noti e sotto gli occhi di tutti… a partire dalle idee malsane di Von Hayek, Friedman… veri ispiratori della costruzione del disastro mondiale… (non che prima fosse tutto pacifico… NON LO E’ MAI STATO… SIAMO SEMPRE STATI IN GUERRA). E poi si è continuato con varie perversioni, trucchi ed escamotage padronali… Gli strateghi del Capitale sono sempre molto più lesti dei lavoratori evidentemente… basti considerare che è il gioco stesso del lavoro salariato ad essere una rapina… o un rapporto sado-masochista…
La caduta tendenziale del saggio di profitto“che pende, che pende e che mai non va giù” veniva brandita come una clava dai marxisti per chiudere le discussioni tra “compagni” a colpi di “scientificità” contro qualunque obiezione meno dogmatica… la Madonna è Vergine… punto!…
In effetti è un tale garbuglio!… e rintracciare le formule marxiane nel calderone degli indici attuali (che mischiano di tutto, anche elementi eterogenei) appare un’impresa titanica… La realtà è che hanno messo su un bel gioco di specchi (cumulando, per esempio, nel saldo primario, redditi e profitti, considerando solo i flussi monetari – fiscali – e neutralizzando qualsiasi conflitto già negli stessi indicatori che contano)… e credo che anche la strizza della caduta tendenziale sia parte integrante del gioco… è un po’ come la “pulsione di morte” freudiana, centrale nel godimento con la sua “coazione a ripetere”… o, più prosaicamente, come un dito nel culo durante una fellatio… Se vuoi che il capitalismo risorga (o torni in erezione), parla della caduta tendenziale del saggio di profitto…
Come suggeriva qualcuno, sembra che l’ingegneria economica del marginalismo e le guerre strutturali, divenute neutro modus operandi, abbiano tamponato la falla (probabilmente il capitalismo è questo tappare i buchi, questo procedere nella direzione del rattoppo)… e non credo che le cose si risolvano in modo così economicistico, con una semplice contraddizione interna che giunge ad un breakpoint, ad un punto di rottura… come, in psicanalisi, con la rivelazione e l’emergere di un trauma rimosso non è che si guarisce dai sintomi, come sostenne inizialmente Freud…
La mia attitudine analogica, poetica (comunque non “soggettiva”, “creativa”, “sensibile”, “umana“, ecc…) mi porta a rintracciare un’episteme che taglia trasversalmente la divisione dei saperi: caduta tendenziale (in economia), pulsione di morte (in psicanalisi), entropia (in fisica) funzionano sistemicamente in modo analogo… come anche: i buchi neri al centro delle galassie (ipotizzati in astronomia), il noumeno (nella filosofia di Kant, Schopenhauer), ecc…
Ma non è un metodo che s-piega (ammesso che si riesca ad aver ragione di metafore e immagini)… è più una visione… una piega pre-scientifica, pre-categoriale (ma “pre” nel senso che determina, certo a posteriori di un processo di trasformazione “materiale”, la costruzione simbolica che segue… del resto come si può non essere grossolani in un mondo che confonde – e imbroglia – con la sua incompetente ragioneria di stato, con la sua complessità labirintica?).
Il gioco degli immaginari è senz’altro più distruttivo/costruttivo e deformante dei giochi simbolici (che, prendendosi e prendendolo sul serio, nulla cambiano del paradigma dato). La stessa realtà (vivente o meno) sembra muoversi mutando, ricombinando, e deformando i parametri dati… eravamo, noi dividui, listrosauri nei tempi durissimi del primo triassico, dopo la grande estinzione… ce lo dicono i buchi delle nostre tempie, per esempio…
Resta solo il sospetto che io parli, come la schiuma di un’onda, già a partire da un nuovo mostruoso paradigma economico pronto ad essere sussunto dalla Grande Testa, dal Grande Caput del capitalismo…
Si svegliano marxisti e si addormentano piddini…
Per i borghesucci di questo paese la crisi non è poi così grave… e per alcuni effettivamente non lo sarà… i più disgustosi sono i radical chic o gli “alternativi” che si atteggiano in pose da difesa del Lavoro (che chiamerei “collaborazionismo”) o dell’Ambiente (il delizioso software in cui si muovono, si intende…) non capendo di essere peggio dei peggiori reazionari… Se la plebe, imbarbarita dalle loro austerità di facciata o da anime belle, arrivasse a bussare alla loro porta, minacciando il sacro diritto della loro proprietà, non esiterebbero a prendere il fucile, chiamare le forze dell’ordine (loro… “nuovo” o vecchio che sia), invocare i droni, lasciar manganellare, torturare, accoltellare…
Sulla “Rivoluzione” e le “lotte”.
Insomma il problema in Italia è questo blocco che virtualizza il cambiamento, sterilizzandolo, confermando all’infinito le stesse cose, gli stessi rapporti sociali…
Se esistesse una “sinistra”, dovrebbe captare le capacità produttive di chiunque e liberarle dalla visione aziendale… Sono decenni che sono solo buoni a parlare e dividersi in fazioni, senza progettare mai nulla di concreto, di reale… nessuna filiera produttiva ordinata secondo nuove relazioni (che non siano di sfruttamento, ricattatorie), nessuna rottura dei rapporti esistenti… se non dai da mangiare e vivere, istituendo nuove pratiche, per forza poi scompari, “sinistra”!… non si vive di “comune” e parole d’ordine a scoppio ritardato di vegliardi autonomi circondati da (relative) “moltitudini” che ripetono slogan autisticamente… e poi: ancora a sognare la “Rivoluzione”? aspettare il Messia sulle barricate? le “lotte”???… non c’è più niente… dovrebbero ricominciare da zero o quasi… ma sono troppo contaminati dalla Cosa… feticci tra i feticci, preferiscono illudersi, perché sotto sotto sono del tutto borghesi e integrati… giocano a fare gli “alternativi”… gli “indipendenti”… i “marxiani”… per non cedere (come dovrebbe chi inganna e si inganna) alla disperazione e allo sconforto.
La caduta tendenziale mi ingrifa…
Proprio non capisco i marxiani… a me questa “caduta tendenziale del saggio di profitto” (per quanto affondi nella melma di “rimedi”, recuperi marginali qua e là e rischi capitali) mi piace proprio… Alcuni di loro insistono a fare le cassandre, ad avvertire la borghesia della sua disumanità, spaventandola con il declino inevitabile scritto nelle carte (ma sono truccate…) dell’economia, con il loro memento mori preferito, confidando forse in un deus ex machina, in una clemenza keynesiana che non ci sarà o in una ancora più improbabile auto-redenzione della “comunità” o dell'”umanità”, invece di giubilare di quella caduta e accelerarla con criterio… ecco: manca il criterio, la macchina di smontaggio dei giunti, dei rapporti, delle combinazioni… preferiscono ripetere la lezioncina della loro ortodossia… accompagnare dolcemente il declino, in una lentissima e tendenziale eutanasia… “dentro e contro” fino alla schizofrenia…
«Nietzsche in Umano, troppo umano accenna ad “un’autoscissione dell’uomo” attraverso la quale “l’uomo ama qualcosa di sé, un pensiero, un desiderio, un risultato più di qualche altra cosa di sé”, in questo modo tratta se stesso “non più come individuum, ma come dividuum”»
(mentre il suo tempo si sta dissolvendo, i morti, gli espropriatori del lavoro morto altrui, i borghesi che verranno, sottraggono al sovrano il suo oro… il patrimonio “immobile” diventa “mobile”… troppo mobile per un sovrano così ebete… che ci somiglia tanto… o sembriamo più degli scheletri? l’uno e gli altri… il fottuto e il fotti-fotti generale…)
Qualche secolo fa, nell’ambito di questioni relative alla successione e alla divisione delle proprietà e dei privilegi, era sorta la necessità di distinguere tra individui (gli aspetti “intellettuali” e “spirituali” di cose e persone) e dividui (gli aspetti corporei di cose e persone)… con i primi evidentemente privilegiati rispetto ai secondi da secoli di religioso lavaggio del cervello… Questo percorso si andò intensificando nella trattatistica giuridica specialmente nel periodo che va dal 1500 al 1700 e nelle regioni europee dove era più evidente l’emergere di quei soggetti che avrebbero dato vita alla moderna “borghesia”, evidentemente interessata alla de-territorializzazione del valore, all’autonomizzazione del valore di scambio, non più legato alla terra o alla nobiltà del lignaggio, quanto alle ricchezze equivalenti via via più facilmente e velocemente trasportabili, se non falsificabili… Questo libro è del 1670. O c’è anche Scipione Gentili… con questo libro o quest’altro: “De dividuis et individuis obligationibus” (pag.89). Questo schema è del 1538… e c’è anche questo libro del 1650.
La divisione delle proprietà e l’affermarsi della proto-borghesia rendeva evidentemente necessario privilegiare l’immateriale indivisibile sul corporeo divisibile… Già il paradigma metafisico dell’individuo, inteso come anima indivisibile e immateriale, teorizzato da S. Tommaso, dava un’impronta stabile a questo modello, che intendeva l’essere umano come un composto appunto indivisibile di materia e forma, in cui quest’ultima, che sarebbe l’anima appunto, dominava il complesso degli elementi corporei col suo principio trascendente, la sua sostanza spirituale, semplice e inestesa, analoga a quella divina… libera di intendere, volere e… di far quel che vuole, aggiungerei io, proprio come un despota feudale o un sovrano con i suoi sudditi… il cui privilegio soprattutto (più che l’anima) sopravviveva al corpo… nelle successioni e nelle eredità.
E qui, tra i nostri contemporanei, alcune curiose riflessioni di Caracci sulle implicazioni metafisiche e politiche dell’individualismo borghese che ridefinisce contrapponendovi il “dividente” e “dividendo”…
Alcune citazioni latine a casaccio dai trattati citati:
“Est autem Dividuum, res quae apta nata est, ipso iure cum aliquo eius effectu partes accipere. Individuum, res, quae apta non est, ipso iure cum aliquo eius effectu partes accipere”.
“Omne illud in Legibus dicitur dividuum, cuius pars respectu partis tantam prestat utilitatem, quantam totum respectu totius”.
“De caetero partes recipit dominium, sed pro indiviso, quae magis habentur animo, quam corpore, quod vel maxime cernimus in re duobus pluribusque communi, cuius quidem singuli in solidum domini non sunt, cum naturalis ratio satis demonstrat hoc fieri non posse, ut si unus habeat totum jus libere disponendi de re aliqua, quod dominii est, alterum quoque eodem jure gaudere, sed singuli partes eius rei habent, ita tamen confusas et commixtas, ut una ab altera separatim cerni tangique nequeat, h.e. indivisa”.
L’AUTONOMIZZARSI DELL’INDIVIDUO E LA RIMOZIONE DEL DIVIDUO
Ah, questi junker… che continuavano a porsi, con più cinismo, l’antico problema di spartirsi gli schiavi ereditati… “li seghiamo in due non traendone alcun vantaggio? li lasciamo vivi sotto un dominio incorporeo individuale o ne dividiamo i servigi?”.
«Recte dividimus contractus in dividuos et individuos. Utrum autem stipulatio, vel alius contractus dividuus sit, vel individuus, ex natura rei in contractum deductae, vel facti promissi aestimandum erit»
(da “De divisionibus contractuum” di Torrascassana)
Prima dell’invenzione del “contratto sociale” era l’in/dividuo stesso ad essere oggetto di contratto… (si può notare una vera e propria rimozione della trattatistica giuridica pre-moderna – in un arco, come dicevo, che va dal 1500 al 1700, con propaggini fino al Terzo Reich – la quale mira a regolare diritti di junkers o di nuovi feroci proprietari di fondi che cominciavano ad armarsi di obbligazioni, note di banco, fideiussioni, aggirando l’odioso maggiorasco, secondo Marx “il senso politico della proprietà”, o i fidecommessi che tutt’ora sopravvivono con il nome di “trust”, ecc… pur continuando comunque a far “religiosamente” riferimento all’interpretazione metafisica dell’individuo della scolastica… che perdura tutt’ora, anche se secolarizzata, parcellizzata come le proprietà fondiarie nel codice napoleonico… Cicerone che scriveva, riferendosi a persone viventi, di “dividuus” e “individuus” era un avvocato, del resto, prima e oltre che un filosofo… e nel diritto romano la distinzione tra dividuum e individuum riguarda più che altro le obbligazioni). Nelle citazioni in latino che ho disseminato qua e là e nei trattati (che non sto qui a tradurre…) è chiaro che la nascita del debito è connaturata al concetto tutt’altro che astratto di individuo (proprietario, possessore non solo di beni ma anche di /dividui viventi, come i servi per esempio, parte divisibile in caso di successioni o debiti… col corollario, paradossale ma non troppo, della minaccia della shakespeariana “libbra di carne” da asportare sempre in agguato: se il debito è inesigibile, si divida l’individuo… che in fondo tale non è, anche quando lo è, se non formalmente).
La durezza di questo e arbitrario passaggio violento dall‘individuo al dividuo (incombente come una spada di Damocle) si è ammorbidita col tempo, dopo una fase di crudele “accumulazione primaria”, in un’articolata “divisione del lavoro”… più simbolica e meno traumatica…
Dalle concezioni degli Junkers, secondo Engels (e Marx), avrebbe preso spunto anche quello che il malefico duo dileggiava come “socialismo utopistico” (di Proudhon) e che ipotizzava di trasformare il valore in ore di lavoro, saltando a piè pari (in questo i due arrogantoni avevano una certa ragione, comunque molto discutibile) le contraddizioni in esso inscritte: “I buoni di lavoro di Rodbertus mentono dunque nel modo più assoluto: ma bisogna appunto essere un Junker della Pomerania per immaginare che possa esistere una classe operaia la quale trovi conveniente lavorare 12 ore per avere un buono di lavoro di 4 ore”. Comunismo, socialismo o capitalismo originavano tutti comunque da un possibile differente accordo /dividuale rimosso… senza il quale non vi sarebbe stato né plusvalore/forza-lavoro, né “divisione del lavoro” come la intendiamo modernamente… Tesi classicamente comunista marxiana (di un Marx ancora un po’ troppo hegeliano in questo) è quella secondo cui o c’è la divisione del lavoro, con tanto di “individui empiricamente universali”, o c’è “la vecchia merda” [MEOC, V, p. 31], la lotta per l’accaparramento di risorse, il dispotismo feudale (similmente, le democrazie totalitarie – quelle che si autodefiniscono liberali e moderne – si fondano sul pericolo del “peggio”, delle dittature, delle guerre, ecc… pur essendosi macchiate di crimini orribili). Non si pone mai un’altra possibilità…
LAVORO VIVO/LAVORO MORTO
Schrödinger, come è noto, scrisse del paradosso del gatto vivo/gatto morto… Cosa c’entra con l’in/dividuo?… ma d’altronde, cosa c’entrano con tutto ciò Salomone e Karl Marx?
(Nella vicenda del giudizio di Salomone vi è il paradosso del dividere una proprietà vivente… in questo caso è l’elemento terzo a trionfare, la spada, sulla disputa “territoriale”, l’emergere di una legittimità “naturale” mediante la minaccia della violenza, di una “divisio naturalis” nascosta, mediante una “divisio civilis” basata sulla minaccia del potere… tutto il meccanismo è comunque innescato dal concetto di proprietà… del figlio vivo/morto… I marxisti, per esempio, difendono il “lavoro vivo” allo stesso modo della madre disperata della vicenda biblica… dimenticando la sussunzione originaria, l'”obbligazione”, la distinzione delle identità, delle proprietà, dei ruoli “naturali” degli attori sociali, come premessa della divisione del lavoro… Insomma: invocherete e a viva voce le vostre catene, pensando di difendere un diritto acquisito… Altra questione: che ci guadagna il regno di Salomone? come estrae un “plusvalore” primitivo da questa vicenda?… Avrà rafforzato un principio di divisione dei compiti e delle proprietà, base imprescindibile per l’estrazione del plusvalore… A quei tempi andava tutto al regno, con le sue politiche d’alleanza, di prestigio ostentato in oro e di appropriazione anche improduttiva delle ricchezze, come osserva Bataille, ne “La sovranità”, a proposito di feudalesimo… in tempi moderni va tutto agli innumerevoli padroncini e, con svariate quanto opache mediazioni, alla rendita finanziaria… Complimenti a Salomone… “shalom”, appunto… la stessa “pace” che regna ancora adesso… Nell’era di Schrödinger però, forse la questione del figlio vivo/morto, del lavoro vivo/morto s’è un po’ complicata… stiamo lavorando? ci stiamo divertendo? ci appartiene qualcosa? non ci appartiene nulla? guadagnamo davvero qualcosa dal lavoro altrui? o perdiamo tutto?… probabilmente entrambe le cose… e questa legge vale anche per i grandi capitalisti, che pensano di farla franca… viviamo un’esistenza probabile… o improbabile…).
Più o meno la stessa epoca (1500-1700) che io indico come il periodo di trasformazione dell’individuo (e del “dividuo”) da obbligazione a soggetto per eccellenza del diritto privato e proprietario (come anche dell’esperienza filosofica, estetica, sensoriale, ecc)… Il “caput” del capitale una volta si decapitava (l’individuo era divisibile, con la violenza se occorreva)… non era il profitto di alcuni (che non erano il sovrano) a contare, ma solo quello (soprattutto simbolico, in termini di prestigio e supremazia) del re. Mano a mano gli intermediari e gli organi autonomizzati poi hanno preso a smembrare il regno, prendendosi ognuno un po’ di sovranità per sé e dando vita a questo “uomo privato”, questo “idiota” aristotelico che chiamiamo “individuo” (inteso anche come cittadino, borghese… beneficiario di diritti, sempre meno obbliganti), nel senso che non divide il suo piccolo gruzzoletto, il suo diritto relativo, la Merce o il Denaro che egli stesso è e che occulta irrimediabilmente dentro e fuori di sé il /dividuo… la traccia della sua antica schiavitù (…come anche della sua possibile libertà).
LE PLANARIE SONO /DIVIDUI?
Come le teste dell’Idra, come il Due nell’Uno, come il Doppio perturbante freudiano… ci sono anche questi vermi piatti, le planarie, che non fanno sesso… le tagli e si riproducono (c’è un video giapponese delirante in questo post)… o comunque si riproducono per scissione longitudinale!…
Anche Escher ne fu affascinato e le fa muovere, viventi e curiose eccezioni, tra solidi platonici:
Qui il senso della parola “individuo” si perde del tutto… come quando, prima di essere embrione e dopo essere stati morule, eravamo blastule… (pieni cioè di blastomeri… come le planarie… poi però ci differenziamo un po’ troppo, decadendo nella forma umana). Per di più, senza questa fase da vermi piatti, manco ci saremmo attaccati a parassitare l’utero di una donna… che infatti sanguina a causa di questo ancoraggio…
“In tutto il territorio dove regna il despota , dai confini fino al centro: tutti i debiti di alleanza vengono convertiti nel debito infinito della nuova alleanza, tutte le filiazioni estese sussunte dalla filiazione diretta”.
(A proposito della macchina dispotica, cristica o tirannica, ne “L’anti-Edipo” di Deleuze-Guattari, pag. 236)
Dalla tribù al tributo… Tutti figli del despota, tutti figli di Dio… Più avanti, con la dissoluzione del dispotismo feudale sotto i colpi degli esclusi dal maggiorascato, si passerà dalle obbligazioni ai diritti… e ritorno (dal 1400 circa al 2012). Parentesi di un paio di secoli quella dei diritti (proprietari soprattutto, privati, pubblici o dell’Uomo che siano), finzioni giuridiche, temporanea concessione che ora un po’ alla volta viene revocata… ed evidentemente occorre che siano rispettati degli obblighi… che la malia degli atti giuridici(non delle “persone”) che siamo in quanto individui, dei nostri “privilegi”, della sovranità anche se nulla che ci anima, ci venga ritorta contro.
Il “Giudizio Universale” sempre rinviato, ingolfato ormai in una derridiana “struttura di rimando generalizzato”, è quel che si potrebbe definire il “debito infinito”… La questione “economica” della “crisi” è cioè in realtà una politicissima questione di “privilegi” (si badi bene: non solo di una minoranza sfruttatrice, paranoica e avara, ma anche delle masse di arroganti prostituti protetti dai protettori globali) campati in aria, un po’ come come questo dio maschio-femmina che aleggia sull’Abisso, nominando, in questo caldissimo scorcio di fine estate, dei fenomeni meteorologici con nomi a casaccio come Caligola, Lucifero, Beatrice (suggerendoli infine tramite Spirito Santo ai falsi profeti delle previsioni meteo…).
E costui pretenderebbe pure di giudicare? Chi? Perché? Cosa avremmo fatto a parte respirare o rantolare per qualche decennio? Gli interessa qualcosa?
Ma Scalzone legge “Per farla finita col giudizio di Dio” di A. Artaud:
Cos’è più importante per questo “individuo”, obbLIGATO e reLIGATO da obbligazioni e religioni, comunque legato e imbastito, giudicato e indebitato? Cos’è più importante? Essere “sog-getti” al giudizio del despota o non pagargli tributi? (Già da tempo non siamo più sog-getti… dunque…).
Cosa sarebbe meglio che finisse? il “giudizio di Dio” o il “debito infinito”? Senza giudizio finale (che è comunque una montatura fantasmatica) si potrebbe in effetti (anche paradossalmente, schizofrenicamente e artaudianamente) continuare a campicchiare del proprio nulla condensato (di “vagina cotta in salsa verde” direbbe il poeta)… ma senza debito, non funzionerebbe più niente come prima… che è decisamente una cosa più auspicabile…
Non pagare più… né in tempo di lavoro, né in tributi… Estinguere il debito… de-capitalizzazione.
Copertina col vecchio titolo “Aforismi da Facebook”
In un centinaio di pagine (a 0,99 € epub o kindle, ma contattatemi pure per email se volete aggiornamenti su questo work in progress e su altri progetti che verranno…) una sorta di compendio non sistematico, ma abbastanza indicativo dei miei pensieri e delle trasformazioni degli ultimi anni… tuttora in corso, tuttora faticosamente leggibili a causa di un’ambiguità degli eventi che impedisce interpretazioni definite… Qualche puntello comunque c’è… e nel vortice qualcosa si intravede… Qui l’introduzione:
Gli aforismi di questo ebook provengono per lo più dalla mia bacheca di Facebook… sono un po’ come profughi da quella piattaforma… testi polverizzati, asistematici, ridotti a memi dal tritacarne del personalismo forzato, delle semplificazioni statistiche, computabili, dell’attuale capitalismo cibernetico…
…ma che possono anche essere scanditi, s-logati come slogan (“Né stato, né mercato”) o masticati al di là dei luoghi in cui si riproduce la cultura (dal cŏlĕre latino derivano, con analoghe funzioni e finzioni: la colonizzazione, i culti o, con una simpatica paretimologia, la scuola, ecc…).
Si disegna un processo di disgregazione del sog-getto contemporaneo (a favore dell’insieme dei viventi) attraverso tre capitolazioni:
Nella prima si prendono le distanze dalla riduzione binaria di ognuno di noi in “I/O” (il nuovo modello di coscienza input/output… inteso come interruttore fibrillante, velocissimo, processore di circuiti integrati, interfaccia quasi meccanica del dispositivo digitale…).
Nella seconda, “La crisi”, si affronta il processo di trasformazione sistemica in atto, nel senso dei percorsi di radicalizzazione e di progettazione del nuovo, senza ressentiment ein senso anti-capitalista, a partire dalla crisi della forma-stato, fino ad ora sospinta proprio dalla globalizzazione (dalla centralizzazione e monopolizzazione meta-statale) del mercato capitalista.
Nella terza, “-getti” si tenta di uscire fuori di sé, s-logando i sog-getti in -getti… privando i viventi del prefisso che li assoggetta ad esseri inesistenti, puramente funzionali al sistema… pensato fin dalle sue finzioni metafisiche a dismisura d’uomo. Si pone cioè la questione del dividuo… denominatore di finzioni tattiche, -gettato nel cosmo, portatore di spore e ife fungine disgregatrici, ibridate e ricombinabili.
…invece, la stampa sempre più serva, compatta, amplifica il panico degli investitori (e io non sono decisamente tra questi… probabilmente non sono neanche tra gli investiti)… Molti suscitano un’ansia insopportabile, amplificata dai primi caldi estivi, parlando di “fiato sospeso” (o esecutivo pro-euro o καταστροφή!)…
In effetti ai “mercati” che interessa se vince la sinistra in Grecia (che proprio non mi pare così estremista come la dipingono)? Si darebbero anche loro da fare perché il tritacarne, in qualche modo, continui a macinare… Di solito chi dà speranze per essere eletto, poi le toglie un po’ alla volta. Mi sono fatto l’idea che prima ci si toglie il dente meglio è… che si passi dalla crisi immaginaria alla catastrofe reale e buonanotte (magari si comincerà a pensare in massa che il capitalismo, anche con la pistola alla tempia, non funziona)… il problema in fin dei conti, al di là delle alchimie monetariste, è: che ci facciamo con tutta questa borghesia? Polpette? La “rieduchiamo”? La esportiamo laddove servono parassiti? La facciamo scontrare internamente, dividendola a casaccio? La eliminiamo per categorie? La impoveriamo un po’ alla volta? La mettiamo ai lavori forzati? E per fare che? (almeno queste sono le domande che immagino si ponga uno “stratega” occidentale… non certo le mie).
E’ una crisi da sovrapproduzione di segni (o del loro valore), distruttiva della produzione di immagini (marcate come segni fin dal loro presentarsi)… per non parlare della realtà… Si privilegia su tutto lo scambio, l’accelerazione della circolazione… ma sotto questo vortice resta più o meno tutto. Rovinato, ma tutto. Ci vorranno secoli di ricostruzione delle rovine secondo altre modalità, se non prevarrà l’idea malsana del restauro.
Il corpo sociale putrefatto fermenta e il metano che si libera gonfia le bolle finanziarie. Ma prima o poi, quando il corpo si saponificherà, si sgonfieranno tutte… (già sulla superficie maleodorante si formano piccole reti informatiche che tentano di organizzare in produzione il tempo libero con lo stesso beneficio collettivo, reale o virtuale, che potrebbe avere far scoppiare le bolle d’aria degli imballaggi di plastica, del cosiddetto pluriball…). E’ chiaro che in questo caso la strategia dei funghi sarebbe la più lungimirante… Preparerebbe persino l’humus dell’erbetta nuova.
Se acciuffano l’unabomboler magari la “società civile” (quella del cordoglio, dei “piccoli angeli” e della Koesione®) avrà modo di cimentarsi in un linciaggio… (meglio espellere da sé quello che sotto sotto si è… meglio il gas in rete che quello delle bombole… fa niente se soccombono economie di interi paesi, per lucrare sui gasdotti).
Del resto il moto browniano delle molecole di gas mi pare una metafora (e non solo!) più idonea a definire i movimenti di compravendita di titoli (sotto “pressione”) sui mercati… la “liquidità” è cosa superata, roba da petrolio… roba da Bauman… Ora è il momento del gassssssssssssss… dalla società liquida alla società gassosa…
C’è una guerra sottotraccia sul gas greco… per via di un paio o tre progetti di gasdotto (per le varie percentuali e destinazioni di sfruttamento dei progetti South Stream e Nabucco)… Quando si parla di crisi e di cifre miliardarie si parla di asset strategici, mica di somme di azionisti che piovono dal cielo… (la finanza si illuderà pure di essere autonoma, di produrre D’ da D, denaro dal denaro… ma sempre su un corpo mefitico si innesta).
PS: La decentralizzazione energetica diventerà sempre più una questione di vita o di morte… (non è solo una questione politica). Dovesse andar male potremo sempre consolarci facendo scoppiare le bolle del pluriball sotto i ponti, come in foto…
Su di una panchina vicino al Colosseo, viale della Domus Aurea… Lei sdraiata con la testra poggiata sulle cosce di lui, che è seduto…
LEI – Ma cosa rimarrà di questo istante?…
IO – Quale istante?
LEI – Questo… Non lo possiamo fermare… A questo istante succede un altro istante e poi un altro…
IO – Beh… diciamo che è un’impressione… quella che il tempo scorra… noi ci siamo immersi… ma non è detto che un istante non sia “sospeso” tra presente-passato e futuro, tra ordine e caos entropico… e ogni istante non sia scomponibile… all’infinito… Si, ma in effetti il tempo scorre… e non possiamo farci niente…
LEI – Sì… e poi moriamo… E che senso ha tutto questo?
IO – Tutto questo cosa?
LEI – Tutto questo: il sole che ci scalda, la panchina, l’amore…
IO – Nessuno… C’è… Dà l’impressione che ci sia un senso, solo per il fatto che (probabilmente) ci siamo… siamo catturati in questa vibrazione più o meno armonica… Ci siamo ritrovati da questa parte… Ma il senso esiste solo in quanto vi è un non-senso… Te lo domandi quando sei viva… te lo domandi da sveglia… ma se dormi non ci sono più queste domande… Dunque quando ti poni queste domande, dormi…
Si appoggia con una guancia sulla mia coscia destra. Le scosto i capelli con la mano sinistra e le accarezzo la nuca, mentre il sole le illumina l’altra guancia… Si addormenta. Prima di cadere nel sonno mi stringe la mano per un istante. Poi quel che io vedo (il tizio che fa 太极拳, l’uomo seduto di fronte con gli occhiali da sole, i due che si riprendono a turno con una steady-cam dotata di braccio meccanico) lei non lo vede… Probabilmente neanche io.
Discontinuità.
Dopo quello che ho chiamato l’ultimo filosofo, dopo l’apertura decostruttiva (Derrida) o macchinica (Deleuze) del post-strutturalismo… dal piano della riflessione, si è passati alla realtà. Nelle fondamenta del mondo si aprono voragini, tutto quel che era crolla e va in frantumi… impossibile recuperarne il senso passato, impossibile costruirne uno futuro. Non possiamo percepire l’85% della materia (il fantasma fecale del nostro cosmo), siamo ciechi per 4 ore al giorno per via delle saccadi, ascoltiamo musica con 44.000 silenzi al secondo che non percepiamo, tra un atomo e l’altro vi sono spazi, campi, relativamente immensi, tra le stelle e le galassie vi è una dimensione spazio-temporale discontinua… granulare, a brane, a più dimensioni… abbiamo un genoma spazzatura che sta lì senza un perché (e questo solo perché non trasmetterebbe “informazioni”…), un chilo e mezzo di batteri nel nostro corpo, vediamo il flusso di immagini senza vedere i singoli fotogrammi, vediamo l’immagine sullo schermo senza vedere i pixel RGB.
In economia la valorizzazione che conta è in negativo… è il buco di bilancio a creare valore… buco che si è ormai diffuso (“spread”) ovunque… e ce l’hanno un po’ tutti (e questo alla lunga rende impossibile il capitalismo, che può perpetrarsi solo crinandosi in crisi, accumulando con ferocia o sopprimendo i creditori di volta in volta… Dunque compaiono buchi e distorsioni anche nel Diritto e nelle democrazie… nelle ideologie come nelle esistenze messe precariamente a lavoro… Ma la violenza è un lusso che è possibile fino a un certo punto…).
Infine, viviamo morendo progressivamente…
L’informatica sembra consacrare una cospirante assenza di spazi di ambiguità, obbedendo solo alla logica binaria di input/output (I/O) il nuovo soggetto monadico, computante e paranoico inventato da Leibniz, che magari Freud provò ad investire di (s)cariche libidiche, di giubilo di fronte al rocchetto che compare e scompare davanti agli occhi dell’infante (il gioco del fort-da, una specie di cucù-sèttete), ma che, dato il numero incredibile di ripetizioni di impulsi I/O che quella logica gestisce, per esempio, in un processore, è più un rumore disarmonico, il ron ron della macchina di cui delirava Antonin Artaud… quello che ci svuoterebbe appunto di quello che c’è in mezzo tra un sì e un no, tra un vivente e un morto… quello che continuiamo ad affermare contro Tutto, ad ogni passo, ad ogni impulso elettrico della nostra chimica (dis)organica… tra scosse, brividi, contrazioni, decontrazioni e fasci di nervi…
Insomma questa vita quantizzata, digitalizzata, discontinua è insopportabile. Spossessa continuamente di sé… ma in un modo che non è quello proprio della natura… Bataille avvertì che siamo accomunati intimamente dalla “continuità” (la “sozzura”, la morte, il sesso)… io non avverto niente di tutto ciò. Non ho niente in comune con niente e nessuno… mi percepisco come una discontinuità imprevedibile e radicale, priva di appartenenza… un vivente assolutamente contingente. “Sentirai di appartenere al tutto quando non sentirai più”, mi dicevo l’altro giorno alle 5 di notte, senza capire il senso di questa frase… Questo tutto di cui sarei parte dunque non esiste che a condizione di morire e non è conoscibile… Resto dunque una parte eccedente… schizzata fuori di -getto dal Tutto, che è infinitamente meno di quel che c’è ora, nei pressi, in questa stanza, tra le mie dita sulla tastiera illuminate da uno schermo a 60 Hz di refresh… prima di chiudere gli occhi come Shiva e far scomparire questo misero assoluto in un sonno incomunicabile… anche a “me stesso”, a questo nodo attorcigliato… in procinto di sciogliersi.
Alla battaglia per la migliore inquadratura ci andassero i tronisti…
(scritto il giorno dopo)
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“Piazza mia bella piazza (girando in tondo con l’indice sul palmo),
qui c’è una lepre pazza…
Il cacciatore PUM PUM (percuotendo il centro del palmo)
sparò
e la lepre… chirichirichirichiri (questo è solletico lungo il braccio fino al collo…)
se ne scappò.
(Filastrocca infantile)
Già alla stazione di Ciampino trovo persone insospettabili, “femministe” sulla cinquantina di “Se non ora quando”, quelle che avevamo boicottato l’8 marzo, che vanno ad una manifestazione che si preannuncia tesa… Tra me e me sul treno che mi porta a Roma, penso a come sarà la mia deriva per le vie della città (qui il mio percorso individuale)… Vado a Roma come un turista ad un safari, armato di macchina fotografica, che si rivelerà solo un travestimento, visto che capisco fin da subito che riprendere o fotografare soggetti e fatti è alquanto inopportuno… diventerei un delatore involontario. Ed è comunque riduttivo… perché quando esco dalla Stazione Termini trovo il corteo già avviato (non ne distinguo né la testa, né la coda) e una folla sterminata che si traveste, cerca di inserirsi nel fiume di gente, si accoda dietro ai carri dei vari spezzoni che sfilano come fossero a carnevale, ma con carri che vendono birra, lanciano slogan e danno indicazioni… Cinema e Teatro occupati, con Arlecchino in cima al loro carro, Globalproject, Cobas, centri sociali, studenti, NoTav, USB, CUB, Rifondaroli, varie tipologie di anarchici… Bandiere di tutti i tipi, tanto sole… sembra una grande festa… ma con volti tesi e anche piuttosto incazzati (pochissimi i veri “indignati”, che a Roma non hanno raggiunto il centinaio e tutt’ora stentano a trovare consensi per i loro continui snobismi, scarti e soprattutto per la tendenza filo popolo viola, quella un po’ stronzetta e legalitaria che ha inquinato del tutto, grazie ai suoi innumerevoli replicanti – IDV, Santoro, Travaglio, Grillo – il dibattito politico italiano… e che davanti alla crisi vera comincia a perdere colpi e mostrare il suo conformismo, se non fascismo, latente). Slogan contro la finanza, ma soprattutto contro il sistema capitalista e maschere odiose (non fosse altro per la pochezza fascistoide di quel film, per l’ideologia ridotta a vendetta personale, risentimento, per la sussunzione della A cerchiata nella V cerchiata) di “V per Vendetta” o l’ambiguità e l’ambivalenza di Anonymous (sabotatori informatici che testano l’efficienza dei software di sicurezza o comunque valorizzano il paradigma e il dispositivo informatico che attaccano). Ma io voglio vedere la testa… chi c’è in testa… così decido di prendere una scorciatoia… voglio capire come è composta la fiumana (so fin da principio di non appartenere a nessuno spezzone… son qui per analizzare, capire, se ci sono punti d’aggancio, se c’è qualcosa che m’interessa, che condividerei…). Imbocco via Daniele Manin, la parallela a sinistra di via Cavour, dove sta sfilando il corteo, che vedo a intermittenza dalle traverse. Supero le scale transennate di S. Maria Maggiore e continuo per via Paolina… Incrocio il corteo all’altezza dello spezzone di Rifondazione. Dopo pochi minuti sento un annuncio dal camion di Rifondazione: “Mi dicono che più avanti hanno incendiato un albergo… ora ci fermiamo e decidiamo cosa fare”… Supero le bandiere rosse e giunto alla curva mi rendo conto che sale del fumo piuttosto alto lungo la fiancata di un palazzo. Mi trovo affianco ad Andrea Rivera (quello delle citofonate) che dice: “Annamosene, va…”.
Io resto e cerco di capire dove sia schierata la polizia, che (molto stranamente) non si vede proprio… Punto le scale a sinistra di via Cavour verso S.Pietro in Vincoli… Passeggiata turistica e affaccio sul corteo. Dall’alto scorgo due macchine incendiate e il corteo che continua come se niente fosse (del resto fa pendant con gli slogan anti banche e capitalismo finanziario… ma forse, più semplicemente, si sottovaluta il tentativo, da parte di vari gruppi di ragazzi col casco, interni al corteo, di alzare il livello dello scontro… prevale una più mandriana logica di camminanti, di manifestazione-sfilata che da tempo non ha quasi nessun effetto in Italia, grazie ad un sistema mediatico totalmente assevito, impegnato quotidianamente a far scomparire i fatti e a seguire solo la narrazione del governo o, in misura molto minore, dell’opposizione, che è comunque di orientamento liberale…). Il carro più lungo è quello di Globalproject, i negriani (si trattano bene…). Pare tutto tranquillo. Niente polizia, giusto i vigili del fuoco e qualcuno che pulisce. La cosa non mi piace per niente… Gli elicotteri continuano a controllare dall’alto. Scelgo di raggiungere il Colosseo con una lunga deviazione… Passeggiare sotto il sole è molto piacevole. Ancora turisti, manifestanti a cui non sta piacendo la piega che ha preso il corteo e semplici girovaghi… Continuo a cercare di capire dall’alto, affacciandomi da largo Gaetana Agnesi, quello che sta succedendo in questa manifestazione. Vedo siparietti divertenti, ma anche un po’ ambigui. Ragazzi incappucciati e velocissimi che scrivono slogan su muri bianchissimi, rimproverati se non allontanati con la forza da omoni dei vari servizi d’ordine… I più ostili sono quelli dei Cobas… Rimango colpito dalla velocità dell’azione e dalla capacità di scomparire in poco tempo allo sguardo, anche il mio che in teoria potrebbe distinguere meglio… Il moto browniano di queste particelle sfugge alla molarità della massa… Non passano che pochi minuti e la tensione all’interno del corteo sale improvvisa. La gente si muove come pesci in branco al minimo scoppio o al minimo accenno di rissa. È proprio quel che sta succedendo lì sotto, vicino al Colosseo. Un tizio sale su per i giardinetti… Gli chiedo come mai. Mi spiega che dei ragazzi col casco volevano entrare nel corteo e il servizio d’ordine li ha insultati e respinti… (poi saprò, dai diversi servizi televisivi e dalle riprese, che hanno preso le parallele a destra del corteo, dalla parte opposta che io ho percorso e hanno fatto un po’ di macello, da bravi casseur… o black bloc, come li definiranno i commentatori di regime di questo 15 ottobre, rievocando con la bava alla bocca i fasti repressivi di Genova… o infiltrati come preferisce la tradizione paranoide e squadrista degli stalinisti o la coglionaggine dei legalitari-giustizialisti).
Proseguiamo per via Labicana. Io continuo a seguire il corteo a sinistra, ma voglio tagliare a destra per arrivare a piazza S. Giovanni direttamente (niente da fare, non mi piacciono gli skinhead che bevono birra al Bar Colosseo… rinvio la deviazione). A quel punto di nuovo annunci dai megafoni del carro, questa volta dei Cobas, che ci invitano tutti a metterci sul lato sinistro perché hanno dato fuoco ad un cassonetto (in realtà si tratta di un po’ più di un cassonetto: una caserma, qualche auto, ecc…). Mi infilo nei giardinetti di questa villa, dove mi metto a chiacchierare col giardiniere precario, un po’ preoccupato dell’eventuale lavoro extra, ma d’accordo con la manifestazione… Sostiene che avrebbero fatto meglio a incendiare i palazzi del potere… Sorrido, pensando all’ingenuità strategico-militare dell’ipotesi (anche piuttosto qualunquista)… ma se non altro registro una vaga adesione ideale alla manifestazione nel pecariato assunto dal comune di Roma… Il corteo intanto, incurante dell’annuncio, ha riguadagnato l’intera larghezza della strada… Io lo attraverso e mi muovo per raggiungere prima piazza S.Giovanni… Lungo la parallela c’è praticamente un corteo bis, così devio ancora per traverse sulla destra e, all’angolo tra via Annia e via Celimontana, seguendo un improbabile gruppo di turisti tedeschi attempati, quando sono davanti al piantone del Policlinico Militare, vedo sfrecciare a tutta velocità svariate camionette e volanti di polizia e Carabinieri… Il tizio, piuttosto giovane e con un fucile di mezzo, mi chiede: “Ma che è successo?”. Escono anche un paio di impiegati dalla faccia sospettosa che non mi piacciono per niente… Rispondo: “Non so… dicono che hanno incendiato un cassonetto…”. Osservano: “Sì, lo sappiamo… ma tutti questi mezzi! Mi pare esagerato!”. Ordinano di chiudere la cancellata. Non si sa mai… Continuo a caracollare per via Celimontana e a questo punto per capire cosa sta succedendo accendo la radio. Radio Onda Rossa mi ragguaglia sul casino che c’è in piazza S. Giovanni, così decido di aggirare ulteriormente fino a che mi trovo all’angolo tra via della Navicella (dove sono parcheggiate tre camionette, nel caso dovessero estendersi gli scontri?) e via dell’Ambaradan. Provo ad avviarmi verso piazza S. Giovanni ma, mentre sento le notizie tremende della radio, vedo come un plotone che batte la ritirata. Musicisti di samba che con musi lunghi per la mancata esibizione. Chiedo spiegazioni e mi sconsigliano di continuare… dicono che la piazza è piena di lacrimogeni, le camionette fanno i caroselli. In effetti in quella direzione si leva un denso fumo nero e bianco. Alla radio sento la battaglia, l’accerchiamento, le cariche, gli investimenti, la piazza circondata… Vengo a sapere che appena ho lasciato il corteo in via Labicana c’è stata una carica (erano i mezzi che avevo incrociato prima all’angolo di via Celimontana). L’unica via di fuga sembra essere proprio via dell’Ambaradan, ma chi è in piazza non vuole andarsene. Si ostina in un corpo a corpo violento quanto sterile con la polizia, visto che il grosso del corteo tra l’altro è stato deviato verso il Circo Massimo. In pratica le forze dell’ordine hanno impedito la conclusione di una manifestazione legittima tagliando e isolando la testa del corteo. A quel punto i manifestanti isolati si sono incazzati e hanno preso a lanciare sassi insieme ai casseur di prima, usciti dalle traverse di via Labicana, che erano stati respinti anche in modo piuttosto ipocrita e sbrigativo dal corteo più frammentato e internamente conflittuale che abbia mai visto (Qui il “linciaggio” dell’iconoclasta per ristabilire la dottrina catto-comunista)… Insomma una débâcle… per la causa degli Indignados che avrebbero voluto accamparsi a S. Giovanni… una prova di forza della tenuta del “movimento” di fronte ad una polizia pasticciona (che presumeva di sgombrare fronteggiando mille o tremila persone legittimamente radunate) senza adeguati mezzi e con pochi uomini. Dopo aver lasciato che si innalzasse il livello di conflitto, lasciando scassare a casaccio senza intervenire (magari anche con qualche piccolo aiuto… ma davvero non ce n’era bisogno dato il livello di incazzatura crescente, da parte di molti anche nei confronti della manifestazione), chi era nella cabina di regia a manipolare i suoi reparti magari ha “ben” pensato di cercare il morto o il ferito tra le forze dell’ordine… sarebbe stato un precedente per un lunghissimo “divieto di manifestazione”, in perfetto stile fascista… ma non c’è stato… (scatta invece tra i “pacifisti”, o meglio tra i comunisti vecchio stampo anche un po’ reazionari, ad ogni botto di petardo, un coro automatico di “Fascisti! Fascisti!”, che vale per qualsiasi cosa non si conformi alla sfilata modello… giorni dopo infatti ci sarà una manifestazione pacifica della FIOM, giusto per neutralizzare del tutto e spegnere nelle narrazioni vendoliane o nella retorica sindacale di Landini il clima pesante e sovreccitato che s’è venuto a creare…). Così me ne torno passando dal Circo Massimo verso l’Arco di Trionfo… Sono tutti lì quelli che hanno abbandonato alle mazzate la testa del corteo… o che hanno prudentemente protetto i “pacifisti”… alcuni dei quali si scopriranno violenti delatori, fornitori di testimonianze audiovisive alla polizia… comunque facce tristi… Per quanto si voglia dipingere positivamente la giornata, risulta evidente che qualcosa è andato storto… e parecchio. Si sono scassati obiettivi a cazzo di cane, non si è compattato niente, non si è adottata nessuna strategia, non c’è stata particolare intelligenza tattica (giusto una prova di resistenza per i prossimi round), poca solidarietà tra gli spezzoni del movimento, tanta volontà di potenza di professorini e partitini del cazzo… Alle luci del tramonto, la mia impressione è quella di un esercito in ritirata… Così decido di andare controcorrente lungo il fiume arenato dei manifestanti e raggiungere nuovamente la stazione Termini. All’imbocco di via Cavour, dietro le ultime sigle anarco-sindacaliste, vedo plotoni di polizia in borghese dalle facce truci… brrrr… Risalendo via Cavour attraverso uno scenario fatto di vetrine rotte, macchine incendiate e scritte sui muri qua e là. Tutti si fermano a fotografare. Su tutto prevale il rumore delle camionette che puliscono le strade. Rumore di una normalità insensata e opprimente, anche nella distruzione degli oggetti più o meno simbolici…
Il nemico è nel portafogli…
Considerazioni
Insomma lo STATO D’ECCEZIONE modello Carl Schmidt continua (molti non se ne sono neanche accorti dato il poco peso che si è dato agli arresti preventivi nei mesi scorsi)… Doloroso vedere video in cui signore anziane vogliono menare i loro nipoti teppistelli (colpevoli solo di avere il look sbagliato)… Forse è proprio la “guerra di tutti contro tutti” di hobbesiana memoria. D’altronde le telecamere sono dappertutto… i punti di vista sovrapposti e confusi… la violenza idem… Semplificare (come si sta facendo, nel modo grottesco e incredibile dei media), in questi casi, vuol dire rafforzare l’apparato di sorveglianza e punizione e sollecitare l’Altro di cui ha bisogno il sistema per performare al meglio (il Terrorismo, ecc… che evidentemente proprio non c’è…). Le visioni del black bloc della Repubblica (davvero una farsa di articolo!), il pessimo servizio del TG3 che riprende quelle tesi, il prendersela coi soliti capri espiatori, che in realtà sfilavano tranquillamente in corteo senza far casino… fanno capire che l’azione repressiva sarà dura e indiscriminata…
Ma la crisi lo sarà di più… e metterà a tacere tutti. Non c’è niente da fare. Né azione, né reazione.
(scritto il 16 ottobre)
Oggi in ogni famiglia c’è almeno un nemico.
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Nei giorni seguenti il mainstream mediatico e mediocratico (anche nel senso di mediocre) monterà la vicenda a modo suo… producendo più che altro una montatura insopportabile, portando i discorsi sulla dicotomia sterile e reazionaria violenza/non-violenza… come se non fosse violento rendere inutili le manifestazioni per anni, minimizzandole con le agenzie e i telegiornali; come se non fosse violento impedire in ogni modo che si sviluppi anche una rappresentanza istituzionale di istanze estranee alla religione liberale o liberista; come se non fosse violento, il giorno prima al Parlamento, scippare l’ennesima fiducia, questa volta col trucco dei radicali ligi ai regolamenti… come se non fosse violento bombardare i libici, come se non fosse violento negare diritti ai profughi rinchiudendoli nei CIE; come se non fosse violento derubare il futuro di milioni di persone con dei giochi di prestigio finanziari; come se non fosse violento barricarsi in una gerontocrazia di vecchi avidi, idioti e avari e impedire alle generazioni degli ultimi 40 anni di avere i diritti e le condizioni materiali delle precendenti; come se non fosse violento ogni fottuto supermercato, bancomat, casello autostradale o tornello della pubblica amministrazione, delle fabbriche o delle aziende; come se non fosse violenta l’idiozia imperante di dover continuare a pagare tasse e lavorare per sopravvivere… se non addirittura lavorare gratis… per ingrassare un mondo che premia in modo smisurato solo chi è più stronzo.
Dirò di più: il mainstream, lo Spettacolo, il taglio di montaggio del “potere”, vuole il sangue… Non c’è rappresentazione più perfetta di quella che rischia di smarrire il suo ordine, di quella che suscita emozioni primitive, sollecita il sistema, una reazione, una risposta… non c’è eroe mediatico migliore del black bloc… quanto meno del suo mito… Il Ribelle, l’individuo marginale (come può esserlo anche un broker rispetto alla Borsa o un massone rispetto allo Stato), che fino ad allora aveva zigzagato lungo il corteo per non farsi acciuffare (come io avevo zigzagato per disertare la fiumana di gente più o meno conforme, il drago…), ad un certo punto conquista il proscenio, diventa un mucchio di pixel su tutti gli schermi, con un estintore in mano… e tutti ad improvvisarsi detective, identificare, rendere identico quello che non lo è (che non corrisponde ad alcun modello, che mischia memi anche contradditori tra loro, versioni semplificate della realtà, format signoraggisti, perfino proto-nazisti…). Non è il Grande Fratello… non dobbiamo nominare chi deve uscire dal contesto della gabbia degli uomini liberi, giusti, onesti, residenti, cittadini a modo… Non si possono addirittura rispolverare leggi speciali (come ha ventilato Di Pietro: ”Si deve tornare alla Legge Reale. Anzi bisogna fare la ‘legge Reale 2’, alias Di Pietro, contro atti criminali come quelli di Roma. Si devono prevedere arresti e fermi obbligatori e riti direttissimi con pene esemplari”) dei tempi degli anni di piombo, per dei danni alle cose… ma ancor di più, per quello che tutta la società dello Spettacolo, della Simulazione e tutti i telegiornali in realtà desiderano. La notizia non c’è senza lancio di estintore, senza camionetta bruciata, senza bleccheblocche… Il sistema performa meglio dove si crina, dov’è in crisi, dove genera la sua crisi... Ecco che i ragazzi che sono stati messi sotto dai caroselli delle camionette e resistevano al nulla, al potere che non c’è (ma che ha ancora bisogno di manifestarsi, in modo spettacolarmente territoriale e dispotico, sotto forma di manganelli, solo per far credere che lì vi è del potere… in qualche luogo preciso, istituzionale) sono vittima di un equivoco. Non c’è realtà del conflitto… solo una crassa farsa, una simulazione beota. Specialmente quando il luogo è ad alta rilevanza mediatica. La realtà si neutralizza, scatta la simulazione generale… Si attiva l’auto-panopticon… tutti riprendono tutti, cominicia la delazione generalizzata, il monitoraggio reciproco… La polizia chiede ai cittadini di fornire le prove registrate dei reati… I poliziotti vengono ripresi nella loro più o meno sportiva azione repressiva. Tutti sono chiamati ad essere poliziotti e black bloc di loro stessi… si cerca di insinuare in tutti un conflitto schizofrenico (ma non era una manifestazione che contestava il “potere”?)… come schizofrenica è una manifestazione che deve necessariamente alzare il livello di scontro per poter attivare la digitalizzazione collettiva delle immagini, l’eccitazione dei sensori, perché si riprenda all’infinito, da migliaia di angolazioni diverse… e inevitabilmente si annulli e ingolfi il pur implacabile e tremendo divenire del reale…
Senza questo schizo-capitalismo non c’è Spettacolo… non c’è nulla da raccontare, né narrare… c’è un trauma infinito, irrisolvibile, senza esito. Ogni scontro-evento si avvita su se stesso in suddivisioni infinitesimali dello scontro, si annulla infine nelle foto ricordo e si spegne un po’ alla volta… Quel che resta è il dispositivo che innesca, la macchina del controllo automatico che si perfeziona, che impara dalla sua sollecitazione, le contromosse; dall’esperimento con cavie umane, la tattica militare e mediatica; dai desideri, il loro possibile reimpiego o il loro appagamento riproposto in forme più innocue, più fashion… con surrogati, feticci, nuove merci, nuovi modelli umani…
Nulla fa pensare che questo pattern non si replichi in futuro, dato che ci attendono anni di scontri sociali e politici… se non guerre vere e proprie…
“E’ interessante notare che, sul piano strettamente visivo, questi “riots”, queste azioni rivoltose, sembrano le uniche in grado di colpire alla stessa velocità dei famigerati mercati finanziari. In termini puramente simbolici, le fulminee azioni della guerriglia urbana danno cioè l’illusione di essere le uniche capaci di tener testa al ritmo forsennato della speculazione finanziaria, che abbatte i prezzi dei titoli, aumenta i tassi d’interesse e offre un alibi ai governi che colpiscono il welfare e il lavoro. Potremmo dire, insomma, che a un primo sguardo i “demolitori” sembrano i soli in grado di “colpire veloci” come gli speculatori” (Emiliano Brancaccio).
Un esempio lampante di dromocrazia… In un certo senso questa violenza furtiva e rapidissima ci colpisce in ogni istante migliaia di volte… con i mille dispositivi di comunicazione cui siamo connessi. Eppure tutta questa macchina(zione) ha un punto debole… dipende da pochi elementi di fondo (Denaro, Lavoro, Centrali, Modelli, ecc) che abbiamo troppo interiorizzato per mettere in discussione… Ma a questo punto, rimettere in discussione i “fondamentali”, giocare un’altra partita, è forse l’unica via d’uscita.
‘Non sono proprio tutte le persone che credevano in un modo o nell’altro nel sistema capitalista quelle che ora, deluse, vanno a protestare? Non è questa la gente che sente che il sistema le prometteva una dignità che ormai hanno perso? Non sono queste le persone che hanno creduto alla favola della “democrazia”?’ Questo è ciò che accade con tutte le chimere, alla fine evaporano, lasciando dietro di sé una scia di scontenti, defraudati, indignati.
Ci si dovrebbe domandare cosa può esserci dopo il paradigma uscito dalla Rivoluzione Francese… dalle Repubbliche, dagli Stati Nazionali, dalle Democrazie rappresentative… Si sta esaurendo un ciclo. E non ci si è neppure cominciati ad interrogare sulla dissoluzione della forma stato e quello che verrà… di certo non sarà la catastrofe che ci si immagina… dipende dai punti di vista…
Tutto decade e poi muore. Per fortuna di chi verrà.
Dopo i riot e gli arresti del 15 ottobre. I negriani vogliono solo un potere più diffuso, “moltitudinario” come dicono loro, ma mai coincidente con ciascuno (e ciò va in culo ai loro “figli”, a quelli che si sono buttati nella mischia rimettendoci la libertà)… vogliono fare i capetti… come hanno spesso fatto i marxisti. Loro sono “dotati”… Poi, qui in Italia, la carriera è assicurata… un posto lo trovano sempre i professionisti del “tumulto” col culo altrui:
“Riteniamo sia di fondamentale importanza riaprire la riflessione e il confronto su un nuovo federalismo post-statale, da intendere non come modello o forma di governo ma, al contrario, come processo orizzontale, pattizio, aperto, in grado di coinvolgere una pluralità di poteri, SOGGETTI ED ISTITUZIONI DOTATI ab origine di CAPACITA’ COSTITUENTE. Un federalismo, per usare le parole di Luciano Ferrari Bravo, concepito come CONCENTRAZIONE DI POTERE NON CENTRALIZZATA, capace di tagliare trasversalmente e ricombinare dimensione territoriale e sociale”.
Grande opera di recupero della protesta all’interno di una dialettica innocua… una deviazione della “locomotiva” su un binario morto… E’ una critica spuntata quella che non tocca i fondamentali (Lavoro, Denaro, Prezzo, Banche, Stato, ecc…). Un’altro esempio di come si stiano annacquando i dibattiti sulla crisi… arrestando la critica e l’analisi con un linguaggio gergale, vago e alquanto paraculo…
Alla manifestazione del 15 è poi seguita una serie di occupazioni… a partire da #occupywallstreet…che vedremo come evolverà. Si definiscono il popolo del 99%… conto l’1% di cattivoni. Il popolo bue (di ogni stato) ha bisogno di un colpevole, di un capro espiatorio per sentirsi migliore, “onesto”, privo di responsabilità… Forse fanno schifo tutti… sia l’1% che il 99%… chi più, chi meno. Per quanto mi riguarda, ho l’ambizione di non essere un vivente disposto ad essere sondaggiato in percentuali… né voglio imporre il peso della mia volontà e immaginazione… tanto più secondo logiche di maggioranza. Bisognerebbe inventare le regole di un nuovo gioco e metterle in pratica…
Perché ci sono due torri al World Trade Center di New York?
(Jean Baudrillard, “Lo scambio simbolico e la morte”, 1976)
Ancora dallo stesso libro: La “libera scelta” degli individui, che è il credo della democrazia, sbocca in realtà esattamente nell’opposto: il voto è diventato sostanzialmente obbligatorio: se non lo è di diritto, lo è per costrizione statistica, strutturale dell’alternanza, rafforzata dai sondaggi. Il voto è diventato sostanzialmente aleatorio: quando la democrazia raggiunge uno stadio formale avanzato, essa si distribuisce intorno a delle percentuali uguali (50/50). Il voto rassomiglia al moto browniano delle particelle o del calcolo delle probabilità, è come se tutti votassero a caso, è come se votassero delle scimmie.
A questo punto, poco importa che i partiti in causa esprimano storicamente e socialmente chicchessia – bisogna anzi che non rappresentino più nulla: il fascino del gioco, dei sondaggi, la coazione formale e statistica è tanto maggiore.
[…]
L’oligopolio, o duopolio, attuale deriva dallo sdoppiamento tattico del monopolio. In tutti i campi il duopolio è lo stadio raggiunto del monopolio. Non è la volontà politica (intervento dello stato, leggi anti-trust, ecc…) a spezzare il monopolio del mercato – è che qualsiasi sistema unitario, se vuole sopravvivere, deve trovare una regolazione binaria. Questo non cambia nulla del monopolio: al contrario, il potere è assoluto solo se sa diffrangersi in varianti equivalenti, se sa sdoppiarsi per moltiplicarsi. Ci vogliono due superpotenze per mantenere un universo sotto controllo: un unico impero crollerebbe da se stesso.
[…]
Dalla più piccola unità disgiuntiva (la particella domanda/risposta) fino al livello macroscopico dei grandi sistemi d’alternanza che governano l’economia, la politica, la coesistenza mondiale, la matrice non cambia: è sempre lo 0/1, la scansione binaria che s’afferma come la forma metastabile, e omeostatica, dei sistemi attuali.
In ogni caso dopo queste parole profetiche di Baudrillard, da 2 si è passati a 0… dunque l’universo è diventato un multiverso… è il regno del caos. E’ l’entropia che conduce il sistema. La polverizzazione del cemento e della civiltà. Come nel finale di “Fight club”, l’America sogna che crollino tutti i grattacieli. Sogna la vera perfezione: lo Zero Assoluto (la massima entropia).
Questa gigantesca simulazione e presa per il culo che ancora ci conduce, il raddoppiamento del codice (come avviene per il DNA, come per la clonazione) delle Due Torri abbattute, sopravvive oggi nel Lutto (unica garanzia di sopravvivenza temporanea, contro nemici random o inventati di volta in volta – i terroristi, Al Qaida, Saddam Hussein, Gheddafi, i mercenari negri, gli insorgenti, i terroni, i “clandestini”, le donne, i rumeni, i comunisti, gli anarchici, i “ratti”… tutti noi)… Ma il sistema, in cuor suo, sogna che crolli tutto, per liberarsi dal suo stesso incubo totalitario, divenuto insostenibile, prolifera in meta-stasi (meta-stati) si sdoppia senza quel codice perfettamente duplicato che era rappresentato dalle Due Torri, inventa strenue resistenze individuali, terroristiche, contro se stesso… (poiché il sistema si rifrange anche nell'”individuo”, nel Ribelle… nell’Eroe del cazzo). Di questa follia schizo-paranoide del sistema, di questo cancro, di questa catastrofe inerziale senza più referenti reali (e neanche ideali), ne sono la prova film come il su citato “Fight club”, “2012”, ma anche “Resident Evil”, “Inception”,“Il cigno nero”… Questo è, ahinoi, l’immaginario contemporaneo che tutto trascina e travolge con sé. Il punto è che “Terminator” non muore mai… Quella lucina rossa, quel red alert poliziesco si risveglia sempre, mortacci sua…
Sparati, Schwarzenegger!
Suicidati, yankee!
Fatti a pezzi, carbonìzzati, bombàrdati coi droni!
Fatti la guerra in casa!
Mastùrbati col cesio!
Pròvocati terremoti, maremoti e uragani spaventosi!
Crepa sepolto dal busto di merda secca di Abramo Lincoln!
Bombàrdati coi missili nucleari!
Muori di leucemia, se sopravvivi al fallout radiattivo!
Vai a giocare agli indiani su Encelado!
Mangiati i batteri che resistono ai solfuri e al metano!
Esplodi in una supernova, scompari in un buco nero!
Fottiti col tuo cazzo anabolizzato!
Dio ti benedica, ma fuori da questa cazzo di galassia,
perduto nella 26esima dimensione
della tua fottuta teoria delle stringhe!
“Patria, si fa chiamare lo Stato ogniqualvolta si accinge a uccidere” (da “Romolo il Grande” di Friedrich Dürrenmatt).
Proseguo il diario della crisi libica per frammenti…
Qui parlo di aperta illegalità dell’operazione militare dell’Italia in ambito internazionale, della neolingua per cui la “guerra” diventa “no fly zone”, della perdita di sovranità conclamata degli stati nazionali dopo questa risoluzione ONU e in nome dell’obamiana “guerra giusta”, dell’interventismo italiano bipartisan e della pericolosità della retorica patriottica risorgente in quanto già belligerante…
17 marzo
Gli itagliani appena finito di cantare “stringiamci a coorte” in un tripudio di bandiere tricolori grondante retorica Risorgimentale, se non filo-sabauda, che già di fatto sono in guerra contro la Libia, violando sia il trattato di pace con la Libia, che il patto costituzionale di non belligeranza … e i difensori della Costituzione a giorni alterni? Dove sono? Dell’articolo 11 se ne fregano?
Non la chiamano più neanche GUERRA… La chiamano NO FLY ZONE… Con lo stesso criterio si mette il deodorante sulle città di “monnezza”… Fanno solo ribrezzo…
Eni, Finmeccanica, etc… ringrazieranno Francia e GB, pronte a sbombardare già stanotte… (o saranno costrette a stringersi un po’ per far posto ad altre compagnie e industrie dei paesi interventisti, che nella neolingua diventano la “coalizione dei volenterosi”?).
Non la chiamano più guerra… ma questa lo è.
Da un mio commento in risposta ad un amico: “TUTTE LE MISURE NECESSARIE”… la motivazione umanitaria ben la conosciamo in quanto è stata usata, per esempio, anche nel silenzioso (e silenziato) massacro afghano (che tutt’ora viene spacciato per “missione di pace”!)… E l’ONU non ha mai contato un cazzo… sai quante volte ci sono state infrazioni del diritto internazionale da parte occidentale o si è usata l’ONU come prima istanza, prima di procedere agli sbombardamenti di rito?… L’opinione pubblica è indotta dai media a pensare: “Hai visto? abbiamo fatto di tutto, ma loro sono ostinati e ci hanno costretto a bombardare… E poi quello è un dittatore spietato”… Peccato che lo era anche fino a ieri, quando serviva agli italiani (ma anche agli europei…) per torturare i migranti africani nei suoi lager o nel deserto e quando gli montavamo tende e cortei di donnine pagate… Questa è aggressione. Punto. Programmata, istigata, fomentata, preparata da tempo… Che ci fanno tutti quei giornalisti in Libia preventivamente schierati dalla parte degli insorti, se non a far simpatizzare gli spettatori occidentali con una parte?
18 marzo
In linea con deliranti principi di ingerenza all’interno di altri stati (con gli USA naturalmente posti a supremo giudice della violazione dei “diritti umani”) della “guerra giusta” del discorso di Obama alla cerimonia del suo immeritatissimo “Nobel per la pace”, Ban Ki-moon, a proposito della DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA LIBIA sotto mentite spoglie, parla di “risoluzione storica”… Così l’ANSA:
Il segretario dell’Onu Ban Ki-Moon ha definito questo pomeriggio di portata “storica” la risoluzione sulla Libia adottata ieri dal Consiglio di Sicurezza, perché sancisce IL PRINCIPIO DELLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE DELLA POPOLAZIONE CIVILE. In una conferenza stampa congiunta con il premier spagnolo José Luis Zapatero, Ban Ki-Moon ha detto che “tutti gli stati membri dell’Onu” devono contribuire alla sua applicazione e che “le autorità libiche devono cessare immediatamente ogni ostilità contro la popolazione civile”.
Ban Ki-Moon è un irresponsabile (e un guerrafondaio che siede evidentemente al posto sbagliato…). Lo storico principio di cui parla è un principio di ingerenza programmatica negli affari interni degli stati, di cui nega la sovranità su presupposti arbitrari in favore di una sovranità astratta, quella dei Diritti Umani (che copre in realtà con tutta evidenza, visti i numerosissimi precedenti storici, i più concreti interessi economici occidentali…). E’ la guerra totale. Una guerra che non si chiama neanche più tale… che interviene con operazioni militari dall’etichetta di volta in volta inventata, pittoresca… No fly zone… “zona di non volo”… neanche una mosca (=“fly”).
E la sinistra di merda (…il PD) invece di puntare il dito contro i veri responsabili, questo governo che ha sostenuto e foraggiato Gheddafi per biechi interessi economici e razzisti, plaude ai bombardieri di altre nazioni, già pronte a depredare in nome del solito umanitarismo di facciata… (ma quanti massacri si compiono in un silenzio pressoché assoluto, senza che l’ONU dica nulla?).
E’ la replica della guerra in Iraq… Solo che questa volta il “pasticcio” è stato innescato dalla politica estera italiana… e l’America non si espone sin da subito e direttamente come fece con Bush… Mette in prima linea gli interventisti europei… mentre la Germania si tira fuori…
Bocchino, poi, preso dall’orgasmo da ultimatum, fa notare come l’Italia stia facendo una “figuraccia” in ambito NATO e invoca il bombardamento made in Italy…
Un Nap0litan0 in gran spolvero bellico con un misto di retorica di patria, diritti umani e pensiero unico occidentale, un mix letale, proclama: “Nelle prossime ore dovremo prendere decisioni difficili, impegnative, rispetto a ciò che sta accadendo in Libia. Viviamo in un mondo ricco di promesse per il futuro e gravido di incognite. Se pensiamo a ciò che è stato il nostro Risorgimento, innanzitutto come movimento liberatore, non possiamo rimanere indifferenti rispetto alla sistematica repressione di fondamentali libertà e diritti umani in qualsiasi paese, non possiamo lasciare che vengano distrutte e calpestate le speranze di un risorgimento anche nel mondo arabo (n.d.r.: ?!)”.
Intervengono anche gli USA con la NATO, rompendo gli indugi e partecipando al banchetto, accanto alla cosiddetta “coalizione dei volenterosi” (Francia e GB in prima linea, che considererei non tanto nazioni, quanto apparati industriali militarizzati neocolonialisti)… Frattini e La Russa rassicurano sulla partecipazione attiva alle incipienti missioni militari. La Russa parla addirittura di “salto di qualità”. SI CHIAMA GUERRA, CAZZO! è da ipocriti, irresponsabili… ed è da criminali… quanto o più di Gheddafi.
Dulcis in fundo… Bersani: “Pronti a sostenere ruolo attivo dell’Italia”. Frattini: “Possibili nostri aerei su siti militari”.
Condivido in pieno questo post di Miguel Martinez.
Si richiama anche Casini alla questione dell’Unità Nazionale in funzione anti-leghista… Ma di quale Unità Nazionale parla, se stanno obbedendo come servetti criminali, come SICARI, ai dettami e agli interessi di USA & co.?…
Bersani: “Pronti a sostenere un ruolo attivo dell’Italia”.
Nel corso della giornata si scoprono le carte: il comando della guerra è passato in mano USA… La base operativa portata a Napoli. Berlusconi accetta che dell’Italia si faccia una portaerei… e non esclude in un secondo momento di mandare a bombardare il suo amico.
Nel frattempo comincia la “pioggia di fuoco” dell’operazione “Odissea dell’Alba”. Persino il nome scelto è orribile… e l’Odissea durò dieci anni…
20 marzo
Comincia lo show necrofilo… tutti gli italiani con bandiera dei ribelli anti-gheddafi e sacchetto di pop-corn a gridare “Allahu akbar” davanti allo schermo…
Tra i partiti della sinistra (il PD è tutto un tripudio di retorica patriottarda e interventista vomitevole… è ormai un partito filo-atlantico e liberale, pure un po’ PiDuista) c’è da segnalare la presa di posizione netta della Federazione della Sinistra e quella tiepidina-insipida di Sinistra e Libertà.
La solita Concita De Gregorio sfodera un articolo con accenti interventisti grandguignoleschi (degna del finale di “Apocalypse now” con i deliri di Marlon Brando) in linea con le inquietanti direttive del partito (“Vorrei stare dalla parte di chi ha bisogno con gli strumenti che servono, con senso della misura e del limite, senza offendere e senza ipocrisia, sporcandoci le mani come sempre accade quando si tratta di metterle nel sangue e nel fango dei feriti. Che le mani pulite sono una colpa se qualcuno sta morendo qui accanto. Certo coi Tornado è difficile. Sono giorni orribili ma bisogna starci dentro“).
Gasparri, riferendosi alla Francia e fregandosene apertamente della scusa dei diritti umani delle popolazioni con cui l’ONU ha firmato la risoluzione 1973, esprime concetti a modo suo…: “L’interventismo di alcuni non può avere ripercussioni solo sull’Italia. Non vorremmo infatti che a qualcuno, a conflitto risolto, restasse il controllo del petrolio e a noi l’invasione di clandestini”.
La Russa e Luttwak danno spettacolo su Rai3… il ministro sembra gareggiare con la Francia a chi bombarda di più e prima… Luttwak, l’avvocato televisivo delle strategie criminali americane, perora la causa dei bombardamenti giusti su chi è cattivo con la propria popolazione, con qualche riserva sulla sua efficacia (stigmatizzando la fretta francese)… e sputa (in faccia a La Russa che nicchiava sulle definizioni) che l’Italia è in guerra…
Nel frattempo questo blog, grazie anche a Facebook, è oggetto di attenzioni e visite molto particolari… ed è contattato da qualche centinaio di persone spaesate, molte più del solito, che si chiedono stupite “Ma siamo in guerra?”… Ciò è anche dovuto al convinto interventista Nap0litan0, icona di una inguardabile sinistra nazionalista, che negando l’evidenza, sostiene che non siamo in guerra…
21 marzo
Miguel Martinez, con un bel post, fa notare che c’è stata una risoluzione ONU a favore di “civili” armati non si sa bene da chi… (in nome dei Diritti Umani di alcuni contro quelli di altri…).
Li avete visti i ragazzini che facevano il segno dello sgozzamento, col dito, davanti alle telecamere?
In uno scambio di messaggi su FB, spiego come la penso sui recenti avvenimenti: A me sembrano “pasticci” (tentativi “geopolitici”, da parte italiana con l’avallo degli USA, avventurosi e non riusciti evidentemente, anche perché sabotati, magari…) cui si cerca di rimediare… Di sicuro questa è una guerra in cui i “volenterosi” fanno a gara a chi bombarda di più e per primo… Gli italiani devono recuperare in affidabilità col patto NATO a costo di sembrare traditori cinici e poco credibili. Così bombardano le armi che hanno venduto alla Libia (a proposito anche il colonnello Mauro Gabetta che ha partecipato a queste operazioni evita di dire – ai microfoni della giornalista del TG3 che lo incalza – che ha bombardato: dice che i Tornado sono equipaggiati per neutralizzare le basi aeree… poco prima aveva usato il verbo “sopprimere”… riferito alle le difese aeree… con sguardo soddisfatto come quello di un bambino obbediente che sa di aver fatto il suo dovere…). Sull’effetto fiction credo più che sia una faccenda di come viene impacchettata la guerra dai media (e dalla rete, che apre canali appositi in streaming per far ascoltare in diretta i pianti disperati delle donne coinvolte nel conflitto di Bengasi e vari filmati di propaganda dei ribelli)… Ma bisogna sforzarsi di non pensare in modo simil-complottista… come se dietro ad una cosa ce ne debba stare un’altra e un’altra ancora, ecc… ecc… tutto può essere vero a quel punto… Non ha molto senso leggere le cose come se avessero un quadro chiaro fin dall’inizio (non si formerebbero pantani come l’Afghanistan se le cose fossero così chiare)… Quanto vi è di strategia obliqua USA o di obiettiva confusione e imprevedibilità sul campo non è possibile dipanarlo… E tocca aspettare un po’ per capire… Nel caso della Libia si procederà ad una spartizione più equa delle risorse tra gli stati della “coalizione dei volontari”… e Gheddafi lo uccideranno nel bunker o sparirà da qualche parte… O, visto che va di moda, andrà in coma anche lui…
Sul fatto che possa accadere che il trattamento ONU possa essere riversato contro chiunque poi, fa parte delle strategie proclamate da Obama nel suo discorso al ritiro del premio Nobel per la pace… I Diritti Umani… la salute dei popoli (che esordisce con il Kossovo e continua con lo stesso metodo di manipolazione delle informazioni anche in Libia) e la sicurezza contro i terrorismi ovunque si annidino (e ce li piazzino a bella posta), sono le scuse principe per sbombardare a grappolo, coi droni, alla fosbury, ecc…
Frattini parla di “partecipazione” alla guerra se come fosse a “Giochi senza frontiere”… o come se fosse a decoubertiane olimpiadi… “L’importante è partecipare”. Toccherà aggiungere questa nuova disciplina olimpionica: “Soppressione delle difese aeree” (come diceva il war-gamer italiano mandato con l’aeroplanino a schiacciare i pulsantini per far colpire gli obiettivi…).
“In Libia non ci deve essere una guerra, ma la piena implementazione della risoluzione 1973. L’Italia ha accettato di fare parte della coalizione internazionale proprio per fare rispettare il cessate il fuoco, fare fermare le violenze e proteggere la popolazione”, ha detto Frattini, parlando con i giornalisti. Continuano su questa linea di negazione di una guerra in piena regola, dei bombardamenti da parte dei tornado, dichiarati dagli stessi piloti italiani al TG3.
(Sul piano strategico globale, l’UE è chiaramente spaccata tra la posizione della Germania e l’orrida “coalizione dei volenterosi”… i servi NATO, che, come indipendenti, prezzolati o desiderosi di prezzolamento futuro, come i “responsabili” del governo Berlusconi, oggi escono allo scoperto con Frattini, che invoca la protezione paterna della NATO, degli USA…).
Ban Ki-Moon, contestato al Cairo, sostiene che “il forte impegno della Lega Araba per proteggere i civili ha reso possibile l’adozione della risoluzione dell’Onu”…
Il “protettore” di civili… un pappone, praticamente…
“Pappone” perché difende una mercanzia (preziosa perché esplicitamente dichiarata tale da alcuni politici italiani, come Gasparri, che parlano già del dopo-Gheddy fregandosi le mani…), fomentata a bella posta contro un governo ufficiale (che fino a ieri si sbaciucchiavano felici) come arma tattica e santificata mediaticamente (anche tramite i canali web non ufficiali)… Io non sono (né mi identifico con) le popolazioni della cirenaica insorte e militarizzate (male) che sventolano una bandiera nazionale di tanti anni fa con il paradossale orgoglio patriottico per una nazione immaginaria, da inventare… E’ un po’ come dare i kalashnikov, qualche bazooka e qualche aviogetto agli abruzzesi che improvvisamente vogliono l’indipendenza per come sono stati trattati… che farebbe il democratico governo centrale italiano? Si comporterebbe in modo così diverso da Gheddafi?
E’ chiaro comunque che gli stati coivolti nel conflitto sono intervenuti militarmente e in forze solo dopo che è fallita la rivoluzione disorganizzata e male armata dei ribelli cirenaici (e il progetto di chi li ha armati e sostenuti anche emotivamente agli occhi del mondo)… In Occidente ormaisi vende (e si compra) anche la Rivoluzione… (non si spiegherebbe come mai altri popoli africani che resistono in armi ad aggressioni ancora più cruente, organizzandosi per bande di guerriglieri, non suscitino invece commozione alcuna…).
Ovviamente non sono pro-Gheddafi… ma le azioni di guerra (che coinvolgono così tanti stati) devono avere un minimo di logica accettabile… invece si prendono decisioni nell’aperta illegalità… secondo principi arbitrari… senza analisi sul campo… senza che la gente abbia capito un cazzo della situazione effettiva e dei rischi eventuali… informata solo con videuzzi fatti male che inquadrano anche peggio, dettagli di qualche granata esplosa… Sicuramente Gheddafi ha sparato sulla folla e terrorizza il suo popolo, come stanno facendo se è per questo in Barhein, Yemen o Israele a Gaza per esempio, approfittando del caos nel Mediterraneo… Che dovrebbero fare? In nome dei diritti umani violati dovrebbero bombardarli tutti?
Invece litigano… i Francesi vogliono il comando, gli USA vogliono passare per quelli che non ne sanno niente (Obama cerca il petrolio, senza troppe grane, dal Brasile, proprio oggi…), due ministri Italiani un po’ fetish o BDSM, atlantisti anche se Obama non li asseconda, invocano la NATO o niente basi…
Intanto l’UE è già pronta a farci un megaprestitone per quando falliremo nel 2013…
“Gli Stati Uniti ridurranno presto la loro partecipazione alle operazioni in Libia. Lo ha detto il segretario alla Difesa americano Robert Gates a Mosca dove e’ in visita”. Qui tutto il manicomio risiko-geopolitico.
22 marzo
La mia impressione è che più che guerra contro la Libia, questa sia una guerra degli USA e dell’EU, nel senso dell’entità fantasma dalla governance finanziaria fluttuante, contro l’Italia e i suoi rapporti internazionali privilegiati miseramente e vergognosamente caduti (…o si è fatto in modo che ciò accadesse)… Indeboliscono gli ultimi asset nazionali (Finmeccanica, Eni, Ansaldo) rimasti, prima di comprarli a buon mercato… o comunque di ridimensionarli pesantemente… E questo sarebbe anche in linea con la politica di pressione economica e finanziaria nei confronti di quell’Europa di serie B che chiamano molto poco elegantemente PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna).
Kelebek ci parla degli interessi miliardari in ballo ruvidamente sciorinati da un imprenditore…
Il punto resta uno solo… La guerra e tutto quello che accadrà dopo e piuttosto in fretta (il declino e la conseguente svendita dell’Italia) dipendono da questo governo e dalla sua “opposizione” (nel senso del PD, dell’UDC, dell’IDV)… Sarebbe ora schiodare a forza dallo scranno un bel po’ di gente…
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Ecco cosa diceva un rapporto ufficiale dell’Onu del gennaio 2011: “In Libia la protezione dei diritti umani è generalmente garantita… ed include non solo i diritti politici ma anche quelli economici sociali e culturali…all’avanguardia nel campo del diritto alla salute e nella legislazione sul lavoro… la Libia ha abolito tutte le leggi discriminatorie…”.
Sfugge il passaggio dal considerare un dittatore per procura una mammoletta, al dipingerlo come Satanasso da sbombardare… (e comunque è chiaro che un gruppo di squali deve essersi comprato Ban Ki-Moon e tutta l’ONU…).
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La crisi nel Mediterraneo comincia dalla Grecia, non dalla guerra in Libia…
Ipotesi: gli USA non possono più permettersi di mantenere in pax militare i cocchi europei… costa troppo, sono in crisi, hanno un debito galoppante… quindi ci balcanizzano, messicanizzano e cinesizzano – sfruttando anche lo storico cinismo delle classi dominanti delle nazioni europee, unite con lo sputo EU – per indebolire la regione ed estrarre direttamente plusvalore (prima con l’FMI e poi, ad asset distrutti e da ricostruire, magari dopo una guerra continentale…). E dunque migrazioni epiche, razzismi, nazionalismi, autoritarismi, conflitti sociali (che del resto montano anche pressoché spontaneamente coi venti di destra che corrono)… Per ora ci mancano solo i conflitti religiosi… E sembra che anche il patto NATO, tanto invocato in ginocchio sui ceci dai Frattini vari, non sia così indistruttibile, se la Germania si defila e la Francia vuole comandare… e gli Stati Uniti ci fanno più di un pensierino su, flirtando col sud dell’America, riguardo alle risorse energetiche… Ad ogni modo, personalmente, non saprei dove fuggire… Forse l’unica è mobilitare un antimilitarismo e un anticapitalismo di massa…
In poche parole, il capitalismo (ri)comincia ad essere distruttivo per potersi precariamente rigenerare… ma a me pare che scivoli progressivamente verso il basso, a ondate successive, seguendo ostinatamente il suo delirio… travolgendo con sé tutto quello che permea, sussume e coinvolge…
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Uhm… tutti d’accordo? E che sarebbe questa nuova entità militare? “Secondo la Casa Bianca, la Nato dovrà essere “parte di una STRUTTURA DI COMANDO INTERNAZIONALE una volta che gli Usa lasceranno” la guida, perché ci saranno paesi extra Nato”. E comunque gli Stati Uniti si vogliono mettere nelle condizioni di defilarsi o comunque di restare sullo sfondo di un nuovo gioco europeo di alleanze e, soprattutto, di contrapposizioni…
Pout-pourri di Con Bendit (chi è contro la guerra è per Gheddafi, dice… Ha la sarcosi… una malattia terribile)… “Sotto il selciato, la spiaggia”… di Tripoli… “bel suol d’amore”. Per non parlare del partito di Vendola, che difende i Diritti Umani delle popolazioni ARMATE e la democrazia (…che poi è quello che si sta esportando con le bombe).
24 marzo
Nap0litan0 dice oggi: “Siamo pienamente dentro la Carta delle Nazioni Unite”.
E nel frattempo esce un bell’articolo di Femminismo al Sud in cui si prendono le distanze dal pacifismo di destra (decisamente poco credibile e strimentale, nato per contrapposizione pavloviana ad un’oscena sinistra interventista)…
La Merkel intanto preme sull’assedio internazionale (sul fronte economico) dell’Italia, proponendo in pratica anche il taglio del 38% delle esportazioni libiche di petrolio erogato agli italici, a Trattato Italo-Libico ormai saltato… Io vedo sempre più in questa guerra una linea di continuità con i ricatti della finanza internazionale nei confronti dell’Europa di serie B (i cosiddetti PIIGS… vedi quello che sta succedendo in Portogallo con il ministro dimissionario dopo il rifiuto della richiesta del prestito all’Europa e in Spagna con i tagli del rating da parte di Moody’s…), unita ad un necessario rimescolamento delle carte all’interno del blocco capitalista occidentale… che sta espandendo i suoi confini al nord-Africa e alla Turchia (trasformando l’eredità neocolonialista mascherata in qualcos’altro in via di definizione…) e a quei Paesi che forniranno un esercito di riserva di lavoratori a bassissimo costo e senza diritti o quasi, a garanzia di più elevati profitti…E’ l’idea di pace che ha Obama: estendere il capitalismo, col suo format “democratico”, anche laddove fino a ieri era stato impedito da locali despoti prezzolati… auspicando l’agognata Liberazione = l’unità di tutti i popoli davanti alla merce… assecondando una concorrenza al ribasso (e l’ ovvia decadenza di buona parte dell’Europa)… Ma, a quel punto, ci si potrebbe aspettare di tutto da parte dei governi che dovranno contenere la guerra sociale nel Mediterraneo (e oltre)… terrorismi, protezionismi, nazionalismi, razzismi, divisioni su base etnica, religiosa, politica, ecc… E non è da escludere che qualcuno arrivi a pensare a rimedi barbari come la guerra tra nazioni per sedare le rivolte definitivamente… Insomma la mentalità “progressista” obamiana non pacifica affatto: destabilizza… frammentando le alleanze, precarizzando i rimedi, procedendo per shock e emergenze a catena… garantendo un moltiplicarsi probabilmente ingovernabile di “normalizzazioni”… apre indefinitamente la partita… E a quel punto sarebbe di fondamentale importanza che le moltitudini (multilingue e poliloganti, coloro che mescoleranno costruttivamente i loro saperi e le loro esperienze) si alleino contro l’attuale assetto imperiale degli stati-nazione… strappando spazi ancora più ampi di libertà, creando istituzioni non previste dal format…
Una volta si diceva “socialismo o barbarie”… La seconda mi pare che stia avanzando a passi da gigante.
28 marzo
Il Grande Circo continua: Ban Ki-Moon all’ONU presenta Nap0litan0 come una Leggenda! La leggenda poi sproloquia sulla necessità della guerra in Libia… Stessa cosa dice oggi anche quel finto-punk prezzolato di Bob Geldof, quello della truffa del Live Aid… Tutti per lo sbombardamento da salotto…
6 aprile
Bombardano ad ovest, mentre ad est mandano le dive di Holliwood tra i fuggiaschi e i disperati dell’Africa… e il cerchio si chiude… Anche noi in fondo siamo stati bombardati e poi “salvati” dagli eroi del cinema… Una volta c’era John Wayne, oggi Lara Croft… testimonial dello stile NATO, dello spettacolo mortale, calata come una bomba con le labbra pendule.
In Italia intanto l’attenzione e il dibattito è integralmente concentrato sugli immigrati, i profughi che Maroni insiste a chiamare, in linea col razzismo padano, “clandestini” o tunisini dipinti incredibilmente come fossero dei perdigiorno, dei viaggiatori a sbafo!… Sono concentrati sull'”invasione” di coloro che (come italiani e occidentali, da cui provo a dissociarmi…) bombardiamo o facciamo bombardare o di coloro che abbiamo recintato in dittature per decenni e che ora sono liberi… In pratica, facciamo la guerra due volte contro di loro… sia contro chi resta, che contro chi fugge… Mi meraviglia che non ci sgozzino…
In realtà continuano a morire nel mar Mediterraneo… Ne muoiono 250, a pochi giorni dal discorso da cabaret di Berlusconi a Lampedusa davanti alla sua claque… E altri a Manduria, dove sono stati deportati in una tendopoli dai confini facilmente valicabili, fuggono o si mettono a cantare e suonare con i salentini in una sorta di improvvisato sincretismo etnico… con l’unico linguaggio che non ha bisogno di traduzioni, quello della musica… E’ una bella immagine… che purtroppo contrasta col tentativo del governo di creare un’emergenza ad hoc con il suo corollario di poteri speciali e l’ennesimo tentativo spartirsi i soldi della EU… che comunque fa anche lei la sua porca figura razzista col “no, grazie” dei (governanti) francesi, interventisti della prima ora e fedeli al ruolo di “cattivi” che hanno scelto, o con l’alzata di spalle dei (governanti) tedeschi di fronte allo “tsunami umano”, come è stato grottescamente definita l’ondata dei profughi da alcuni ministri miserabili della Repubblica Italiana…
25 aprile
Liberati dal nazi-fascismo a suon di bombardamenti per essere consegnati ad una schiavitù più sottile e volontaria… che ai giorni d’oggi si rivela una guerra permanente per difendere questo immenso supermarket a cielo aperto. Tocca liberarsi anche della Liberazione (e dell’Impero di cui siamo parte…).
La Russa invece fa bombardare scavalcando le opposizioni interne e il Parlamento… La cosa peggiore è che persino Nap0litan0 sostiene che discuterne in Parlamento sia inutile, perché sarebbe già stato fatto… “L’ulteriore impegno dell’Italia in Libia annunciato ieri sera dal presidente del Consiglio Berlusconi costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall’Italia a metà marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di Difesa da me presieduto”.
28 aprile
WeakiCIA mette in giro la voce che uno dei prigionieri a Guantanamo avrebbe potuto far esplodere una bomba H in una città europea… Mi sembra una motivazione inventata appositamente per giustificare ogni contromisura (torture e bombardamenti…) e coalizzare l’alleanza occidentale contro il nemico immaginario (esterno ed interno).
L’effetto della notizia su una mente bacata è più o meno il seguente: “Ok, gli USA hanno rinchiuso vecchi e bambini, ma (notizia collaterale che non può non catturare maggiormente la mia attenzione) in mezzo a loro c’era pure chi poteva sterminare città intere con una BOMBA H!… Pauuuuuura! Pochi ne hanno rinchiusi… Meglio ammazzarli tutti indiscriminatamente, se coltivano simili idee tra loro! Bombardate! Torturate!”.
1 maggio
Tra beati reazionari vaticani, sposi regali inglesi, PD interventisti e lavor di patria (Nap0litan0, insieme al Presidente del consiglio, invoca un’impossibile pace sindacale alla vigilia dello sciopero generale del 6 maggio…) è tutto un tripudio di ipocrisia bellica…
2 maggio
Tanto era inventato anche da vivo… Osama non è una persona… è una scusa. Anche se dovesse corrispondere ad una persona reale, la sua funzione e il suo ruolo ne hanno cancellato la sostanza. Non credo che ci libererà del suo fantasma… essendolo stato sino ad ora…
Dicono alla CNN che l’hanno sepolto in mare… così si perderà per sempre la sostanza di questo corpo immaginario… Credo che la “morte” di Bin Laden e la farsa dei suoi tanti successori costituiscano un cambiamento nella politica militare USA… Cercano scuse per estendere il conflitto a dismisura… Meglio tanti nemici di cui non si sa il nome e che possono essere ovunuque… Magari in Pakistan, così invadono anche quello…
3 maggio
Gli insorti: “Ok, volete che rischiamo il culo per i vostri interessi occidentali? Mollate almeno 3 miliardi dei soldi che vi siete fottuti!…”.
La Clinton impone a Frattini e al governo italiano di sganciare qualcosa dei miliardi “congelati”…
E Gheddafi ovviamente si incazza…
4 maggio
Siamo alla demenza… I leghisti non vogliono i negher che scappano dalla guerra… (chiedono un “bombardamento temporaneo” ma i negher devono restare sul posto, sotto le bombe…). Neanche i razzisti col colletto bianco dell’EU, che hanno revocato Shengen dopo le rimostranze francesi, vogliono profughi in Europa… E ora dovremo mostrare le nostre carte d’identità europee alle frontiere, non sia mai ci mischiamo con gli africani e viceversa…
Dal momento che non è possibile prendere alcuna decisione autonoma rispetto alla Nato, io esternalizzerei la Difesa a questo punto…
Anche se non saprebbero che farsene di uno come La Russa che alzerebbe il “cartellino rosso” contro chi si sbaglia a bombardare… Ha scambiato il campo di battaglia per un campo di calcio!… sembra “Generali a merenda” di Boris Vian…
Che senso ha comandare uno scempio sanguinario e vendicativo e aver orrore degli effetti di quel che si è comandato?… Qui si cancella la realtà, se non la si è già cancellata da un bel pezzo… E’ come vedere le partite guardando gli invitati di “Quelli che il calcio”… Una merda doppia. E’ una pubblicità virale dell’ultima merce possibile (quella che vende la morte reale…). Si passa dal sesso al sangue, secondo la nota progressione sadiana… Mr. Obama vuole che si desideri oscenamente anche la morte come merce e spettacolo… per questo ne nega la visione (nel caso dell’agguato ad Osama)… Deve essergli piaciuto “Videodrome”. O più sottilmente vende il vuoto, il sospetto che non vi sia nulla da vendere, sessun “body of evidence”, nessun cadavere… mantenendo intatto un simulacro… e lasciando proliferare quelle simulazioni di verità che girano a vuoto, che chiamiamo complottismo… Costui deve aver letto Baudrillard e Klossowski (o per lo meno un loro riassunto)… Io sarei favorevole alla realtà reale. Quella che non viene ripresa in quanto non veicola “intensità”, quell’oscura forza simulacrale diffusa sui pixel degli schermi da quelli che considero fantasmi noiosi… (vip, attori, rockstar, politici). Meglio negare fama alle “persone”. Chiunque esse siano. Anche le une e trine.
Con la morte di Bin Laden hanno prodotto un cloud event ad arte… Mediaticamente funziona meglio di un fatto certo. Nell’incertezza, comunque, meglio sparare… (anche cazzate).
Si capisce a questo punto come mai la notizia della morte di Bin Laden si trasformi (sin da principio) in un proliferare canceroso e rapidissimo di notizie inverosimili e contraddittorie il cui scopo è quello di produrre un clima di sospetto incrociato, che alimenta paura e confusione (e incapacità di comprendere da parte del “soggetto sociale globale”), fomentando un conflitto diffuso e generalizzato… impedendo, di fatto, l’individuazione degli interessi strategici di fondo nella nebbia delle informazioni difuse a cazzo di cane. La strategia informativa messa in atto da Obama è la stessa di Wikileaks…
E poi insistono più volte, denegando freudianamente, di non essere interessati ad assassinare Gheddafi… che non sono come i barbari che sono atterrati con quattro elicotteri in terra straniera per far saltare il cervello di Osama a colpi di mitra!…
“Notizia che non ha scosso più di tanto i vertici Nato, secondo cui il rais continuerà a non costituire bersaglio della missione militare in Libia”.
Beh… diciamo che è una menzogna per non dire che hanno una pessima mira… A meno che il vero obiettivo non siano direttamente i libici che dovrebbero difendere e che hanno la sfortuna di vivere a Tripoli… e che notoriamente infrangono la no fly zone…
20 maggio
Alcuni video ritraggono a “popolazione libica” che la Nato e i Volenterosi difendono a discapito di altri (linciati, torturati e bombardati…) grazie alla risoluzione ONU 1973.
Obama annuncia lo stanziamento di 40 miliardi per sostenere i popoli arabi in rivolta…
E (scoop!) la NO FLY ZONE diventa anche NO SAIL ZONE… “Vista l’escalation nell’uso della forza navale, la Nato non ha avuto altra scelta che passare a un’azione di forza per proteggere la popolazione civile della Libia e le forze marittime dell’ Alleanza”. La Nato affonda 8 navi di Gheddafi.. Ormai si bombarda qualsiasi cosa somigli ad un obiettivo militare (aereo, di terra o navale) o ad un possibile bunker del marrano…
27 maggio
Obama al G8: “Usa e Francia sono determinati a terminare il lavoro in Libia”…
1 giugno
Frattini a Bengasi: alcune centinaia di milioni di euro verranno stanziati per i ribelli libici da Eni e Unicredit con i soldi del regime di Gheddafi “congelati” dall’ONU (notizia prontamente fatta sparire dall’ANSA insieme al discorso anti-italiano del ministro degli esteri di Gheddafi, che denunciava inoltre le evidenti violazioni del diritto internazionale…). Ma non erano 3 miliardi? (che erano comunque un’elemosina rispetto alle centinaia di miliardi congelati dall’ONU)… Neocolonialisti, traditori e anche con le braccine corte…
Questi ribelli cirenaici poi… sono così irresponsabili da coinvolgere gli algerini con accuse non dimostrate circa un loro invio di mercenari a sostegno del regime di Gheddafi (altra notizia cancellata dall’ANSA…). O sono telecomandati da chi vuole estendere il conflitto e gli interessi sull’intero Maghreb? (visto che la strategia USA nell’era di Obama è ormai quella di non fare mai per primi la parte dei cattivi…).
Intanto sembra che ci siano 718 vittime civili libiche, cui l’ONU risponde con un’alzata di spalle… Ban Ki-Moon: “Non abbiamo una conferma indipendente” delle 718 vittime civili dei bombardamenti Nato sulla Libia, come denunciato ieri da Tripoli”.
Neanche un euro di quei soldi “congelati” viene speso per i profughi che vengono imprigionati nei lager italiani, col recente divieto di farvi entrare la stampa che sa di censura e di evidente intenzione repressiva lontana da sguardi indiscreti. Qui la circolare del ministro sassofonista dalla montatura sgargiante che sembra essere particolarmente insensibile agli annegamenti in massa dei “negher” nel Mediterraneo.
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L’ONU, con la “no fly zone” ha invocato protezione per una parte della popolazione libica che a quanto pare (è uffuciale) compie CRIMINI DI GUERRA… Non una parola contro i bombardamenti (non autorizzati dalla risoluzione 1973) della popolazione civile da parte dei governi occidentali…
E se lo ammette la stessa ONU… chissà che scempi stanno compiendo oltre a quelli documentati dai video in rete (linciaggi, esecuzioni sommarie, torture, ecc… specie ai danni dei neri, considerati “mercenari”… L’accusa di oggi da loro rivolta contro degli ipotetici mercenari algerini deve far parte di questa tendenza paranoide…).
Certe reazioni di Nap0litan0 mi sembrano decisamente ipocrite… Non era forse indifferente quando comandava l’intervento italiano in Libia? Ora perché dovrebbe commuoversi per la gente che muore fuggendo dai bombardamenti che lui stesso ha comandato?
Io piuttosto non sono affatto indifferente al carico di bombe e missili che i “Volenterosi” (di cui fa parte anche l’Italia grazie anche al deciso interventismo di Nap0litan0) scagliano sulla popolazione libica… Non sono indifferente ad una guerra che non ha neppure la lealtà di chiamarsi tale, che si spaccia orwellianamente per missione per salvare la popolazione libica (quei ribelli cirenaici armati dall’Occidente che compiono, sempre secondo la schizofrenica ONU, crimini di guerra come la loro controparte tripolitana gheddafiana). Si chiama NO FLY ZONE e, spingendosi creativamente molto al di là dei limiti imposti dalla risoluzione ONU, distrugge tutte le forze armate di Gheddafi, di mare, di terra, manda elicotteri per far saltare in aria presunti bunker, continuando a fare morti tra i civili... Sarebbe giusto se certi uomini politici affondassero loro nel Mediterraneo. O quanto meno venissero additati come i responsabili dei morti sotto i bombardamenti, di un’aggressione assurda, vigliacca, neocolonialista, imperialista… e della vendita di armi non si sa bene a chi… ad un esercito irregolare che va a caccia di “mercenari” neri o algerini e che potrebbe rivendere le stesse anche a gruppi di terroristi…
22 agosto
Epilogo della guerra neo-neocolonialista in Libia: le principali gang criminali internazionali hanno preso il covo di un predone del deserto. Presto discuteranno per spartirsi il bottino.
Infatti, Cameron: “Ora il nostro compito è fare tutto ciò che possiamo per fornire supporto alla volontà del popolo libico, che è a favore di una transizione verso una Libia libera, democratica e inclusiva” (…degli interessi britannici, si sottintende… “all inclusive”).
I soldi di Muammar Gheddafi vanno «messi al sicuro nel nome del popolo libico e usati per finanziare la transizione verso la democrazia in Libia, perché il popolo libico ha guadagnato quei soldi», ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel…
Non credo proprio che Unicredit (che aveva nei soldi libici congelati il 7% del suo capitale azionario) farà lo stesso… E chissà come andrà a finire con tutti gli altri appalti miliardari in sospeso (che La Russa cerca penosamente di far valere in uno scenario evidentemente mutato a svantaggio dell’Italia)… Da come andranno queste spartizioni tra Volenterosi e Ribelli, si vedranno i veri motivi di questa guerra indecentemente sostenuta dall’ONU.
24 agosto
Ri-belli in posa per l’Ansa… è stata una guerra molto glam… guerrieri come giocatori di calcio… esultanza finale come una vittoria di campionato… Asettica. Niente morti. Niente feriti. In fondo non è una “guerra” clausewitzianamente intesa… resta tutt’ora, sulla carte, una “missione di pace”… eterna.
Presto torneranno a considerare i ri-belli come “beduini”, con il pericolo del “fondamentalismo islamico” (o addirittura di Al Qaida! come sta accadendo in Sinai…) che incombe, se non fanno tutto quello che dicono i loro padroni occidentali…
Questa poi!… Hanno deciso di chiamare la conferenza per spartirsi le risorse della Libia in un modo davvero grottesco:“Amici della Libia”…
20 ottobre
Dopo un’orribile caccia all’uomo durata mesi, Gheddafi è morto. E sappiamo perfettamente che la guerra di Obama non è finita. Già si guarda altrove… Siria, Iran…
La mia traversata del corteo serale (organizzato da Centro Donna Lisa, Donnedasud, le Facinorosse, Infosex-Esc, Lucha y Siesta Action-A, le Malefiche, la Meladieva, le Ribellule, SuiGeneris) dell’8 marzo 2011 a Roma, dalla Bocca della Verità fino a Campo de’ Fiori, all’indomani delle notizie circa lo stupro di una donna in una caserma dei carabinieri, avvenuto in un contesto di politiche reazionarie e razziste avviate da tempo dal governo italiano e dal sindaco Alemann0… e altrove rispetto ai fiocchi rosa di altre manifestazioni più edulcorate e ripulite (che rispolverano addirittura la “nazione” nelle loro rivendicazioni radical-chic) del femminismo d’accatto e superficiale radunatosi intorno alle esternazioni di Concita de Gregorio, alle tesi de “Il corpo delle donne” e di “Se non ora quando”…
Io, personalmente, ho partecipato volentieri in quanto trovo insopportabile la pressione di questo stato sulle vite e sulle libertà individuali dei soggetti più esposti alla crisi epocale del capitalismo che stiamo vivendo (…anche se forse è proprio nella crisi che il capitalismo si esalta maggiormente e scopre la sua “verità” più violenta… e, localmente, dispotica… es.: in alcuni stati chiave, nelle relazioni private, nelle forme mafiose del capitale, ecc…).
Donne, migranti, precari, disoccupati… il fronte si allargherà man mano che la crisi avanza… Non sarà più solo una questione di diritti civili… e non ci sarà manipolazione mediatica che tenga…
E’ il momento sia di agire in modo più efficace, modificando direttamente i rapporti sociali, che di spremersi le meningi per pensare e costruire le regole del gioco di un futuro radicalmente diverso da quello che vorrebbe prospettarci questa classe dominante elitaria e senza scrupoli… (che non è una “casta”, una “cricca”, una “lobby”… come se da qualche altra parte potesse esserci invece un improbabile capitalismo buono e virtuoso…).
Una foto emblematica (circolata sul web) del perché la protesta tramite impilamento su torri, tetti o gru attecchisca nell’immaginario italiano, che tanto è catturato (per omnia secula seculorum) dall’immagine della sofferenza e della tortura.
Per quanto riguarda poi le proteste pro-regolarizzazione degli immigrati, c’è da ricordare che gli immigrati non sono entità astratte… e che la loro presenza in Italia è soprattutto evocata da esigenze imprenditoriali (incentivate certamente da politiche razziste, ma anche da quelle legalitarie, dato che la troppa burocrazia e l’eccessiva tassazione spinge comunque ad evadere verso forme di attività meno vincolate…) di schiavizzazione, di nuova manovalanza a basso costo (vedi le teorie di Von Hayek, che piace tanto a Porro, per esempio)… coperte (a sinistra) da vaghi sogni di solidarietà transnazionale senza alcuna realtà, atti ad coprire in realtà la cattiva coscienza della borghesia italiana… vago umanitarismo (il sogno ipocrita multiculturalista) che va a braccetto con il razzismo e lo schiavismo contemporanei…
La regolarizzazione vuol dire “integrazione”, quella stessa che tanto declama la nuova destra “liberale” (del sempre fascistone e “futurista” Gianfranco Fini). Un’altro topos della sinistra poi, la lotta al lavoro nero (che non vuol dire mafia o camorra ma è l’unica forma di lavoro possibile quando non c’è più lavoro), per lo più serve a sindacati (servi), alla ricerca di nuovi iscritti… oltre che a tassare il più possibile (senza restituire servizi ormai).
Ma come? Io non mi integro, non mi ritengo integrato (e non lo sono) e poi sento il prodursi di discorsi conservatori, di voglia di legalità (che introiettano, come fosse una cosa che parte da loro) proprio in bocca agli immigrati fermi a prendere l’autobus con me? La mia posizione al riguardo è quella di dis-integrare, quella di mettere in discussione l’attuale forma-lavoro (altrimenti siamo alle chiacchiere da salotto o da curia)… non chiedere, come di consueto fa questo cavallo morto della sinistra italiana, la legalità e lo stato contro il liberismo cattivo, cinico, padronale, ecc… Solo nello scambio solidale, nello scambio culturale, nell’invenzione di nuove forme di “socialità”, nella sessualità extra-clan ed extra-patriarcale, de-territorializzante, anti-identitaria, nel considerare gli stranieri davvero degli (in)dividui (non dei simboli cristici), nella creazione collettiva con gli stranieri potrebbe esservi una novità che rompa i confini… Non certo spiegando come ci si adegua alle leggi razziste italiane… o protestando per un’integrazione più facile…
Meno controlli e vessazioni, diritto di essere sans papier, casomai… non comportarsi filantropicamente come col figliol prodigo… Consideriamo la nostra mensa (anche mediatica) sempre qualcosa che sta sopra, che accoglie coloro che non sono come noi… che sono figliuoli sfortunati, che hanno vissuto troppo distanti dal Dio denaro, che vanno recuperati ed inscritti nel benessere di Crapulonia in crisi (che sogna disperatamente di essere ancora ricca e di mantenere i suoi privilegi sul resto del mondo senza cambiare assetto economico e politico… al limite spruzzando sopra un po’ di sentimentalismo e di afflato fintamente cosmopolita, che si rivela essere il solito abbraccio mortale, che NON VEDE L’ALTRO…).
Che porcata duplice il cristianesimo di sinistra!…
Puntare dritto contro la forma-lavoro contemporanea, il potere centrale, quello che manovra la fiction politica… De-centralizzazione e autonomia… relativista, anti-identitaria, individualista (nel senso di una sottrazione alla governamentalità (*) – che ora tende perfino e soprattutto ad appropriarsi dei discorsi antagonisti, d’eccezione o bizzarri, anomali – e alla disciplina dell’individuo, propagandata con tanto di pronomi personali – “Yes, WE can”, “I-pod”, “La coop sei TU“, la “banca costruita intorno a TE“, ecc… – che ricentra il mercato proprio sui singoli pro-sumer, convergendo su forme parodistiche di protagonismo, competitività, auto-promozione, cooperazione e perfino lavoro gratuito!… fino a pensare l’esternalizzazione definitiva dell’intera società, che chiamano, col solito termine anglofono che fa tanto eccitare le masse, crowdsourcing (**) Insomma tocca aggiornare le analisi e le vecchie dicotomie… se non si vuol finire con l’ascoltare le “narrazioni” di Vendola… manco fosse Gerard Genette).
Tagliatore di morfemi, in particolare di prefissi, trasformò:
– l’individuo in dividuo
– il soggetto in getto
– il comunismo in munismo
– l’autonomia in anomia
Se Nietzsche filosofava col martello, egli usava piuttosto l’accetta (quando non erano rintracciabili, articolazioni, viti o bulloni per separare i giunti delle parole).
Munista, dividualista, inventore di nuove scienze quali la psicanalogica e l'a-linguistica, talvolta aggiungeva dei prefissi… prevalentemente “anti-”:
- anti-identitarismo
- anti-territorialismo
- anti-comunitarismo
- anti-universalismo
- anti-umanesimo