
…c’è anche chi non intende dar credito né all’Europa, né ad un’Altra Europa… A poco serve imbellettare di socialdemocrazia (…perché di questo si tratta, non di politica turistica pubblicizzata a bordo di barchette o di “ironia”) l’Europa dei conflitti transpolitici scatenati dalla competizione globale e della guerra frattale nella “società civile”… che comincia a seminare di morti un fronte sempre più vasto di Paesi periferici (Egitto, Libia, Mali, Siria, Turchia, Ucraina) tutt’intorno alla Fortezza Europa…

(Forse questo meme allude alla “nuda vita” di cui scrive Agamben o al fatto che si svolge sotto i nostri occhi “un film già visto”… ma è solo per rispondere in qualche modo, singolarmente, alla comunicazione mainstream e alle sue auto-replicanti jeune-fille… Come? Lo sono anche io?… Non so… non sto vendendo, né sto chiedendo nulla… non è mia intenzione sollecitare pulsioni per propagandare forze “democratiche” o merci di qualsiasi tipo… ma solo suscitare re-pulsioni per certi fantasmi che tolgono il respiro, bastonano, incarcerano, uccidono, carbonizzano corpi…).
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E comunque non si tratta di parteggiare per i russi e Putin (come fanno i rosso-bruni) quanto di contestare la complicità UE-USA con i nazionalisti ucraini. È come se ai tempi della guerra nella ex-Jugoslavia la NATO si fosse schierata a favore di Milošević!…
E se non si vuole contestare, almeno si constati che le democrazie occidentali non hanno mai avuto niente di “democratico” (specie se accompagnate da questa squallida e avvilente retorica della “sovranità del popolo”, bieco riflesso degli orridi stati-nazione…).
Non ha senso neanche più opporsi sterilmente, senza inventarsi nuovi giochi con nuove regole e strumenti (per produzione, scambio, consumo, ecc…). Di questo, nonostante la situazione molto critica, ancora nessuno parla… Il sapere umanistico si limita discettare di fini (anche i più spettrali… e là muore e lascia morire… al massimo fa della sagace quanto nauseante ironia… si compiace della sua saccenza… maschera e imbelletta la sua impotenza più o meno volontaria…).
Lo stupro quotidiano di media e dei social media riproduce personalità apatiche o affette dalla sindrome di Stoccolma (anche omeopatica, che è più tollerabile e annichilente). Incapaci di inventare alcunché al di fuori del paradigma stantio che replica questo continuo e fastidioso cicaleccio.
C’è solo rumore, nessun segnale. Saturazione di ogni frequenza. Il silenzio sarebbe la condizione per poter produrre qualsiasi modulazione… la rarefazione dei segni, non la “semiosi infinita” che ci invade (o la “memiosi”, l'”iconosi”)… visto che i segni non rimandano che a loro stessi. Ormai neanche di metafore e doppi fondi, doppie articolazioni (struttura-sovrastruttura, inconscio-io, essere-apparire, ecc…) si ha più bisogno… il rincoglionimento è completo… nessuna profondità.
Solo superficie saturata e rumorosa… che ottunde i pochi non ancora ottusi.
5 Maggio 2014 | Categorie: Uncategorized | Tags: Agamben, complesso militare-industriale, cultura, democrazia totalitaria, elezioni, Euro(pa), fotografia, giogo/gioco, guerra, guerra frattale, jeune-fille, mainstream, musica, politica, posizioni politiche, pro(i)stituzione, re-pulsione, rumore, satira insensata, saturazione di segni, semiosi, social network, socialismo, sollecitare, transpolitico, TTIP | 5 commenti

Non esiste una democrazia “dal basso”. Semplicemente non esiste la democrazia. Quando si dice “popolo sovrano” si dice una doppia menzogna, una per parola. La democrazia è l’arte di estorcere (a quella massa che si recinta in una nazione o in una comunità di “cittadini” con la definizione di “popolo”) un consenso prezzolato (finché viene salariato, remunerato e corrotto a sufficienza) alla classe dirigente e di dominare le minoranze o il voto nullo dell’irrappresentabile con una pletorica ma comunque elitaria maggioranza parlamentare; è la messa in scena della polemica che copre distrattamente, ma anche comicamente e “simpaticamente”, ogni gioco di guerra e ogni decisione politica… che, tra l’altro, nel caso degli ultimi tempi, è chiaramente presa altrove rispetto alle istituzioni nazionali. Direi che le elezioni prossime venture sono inutili come non mai (ripulite come sono di qualsiasi ideologia diversa dal liberismo o dalla retorica reazionaria, “civile”, “civica”, giustizialista, populista o nazionalista che sia)… che senso ha eleggere dei servi rappresentanti di servi, ormai schiavizzati, amanti del bastone e della carota, tutti con l’identità in mano (o in culo?), pronti a farla venire segretamente su un simboletto-patacca delle schede elettorali?
Ecco… si potrebbero allestire le cabine elettorali come dei sexy shop… o farle diventare delle dark room con dei glory hole…

E poi… ma che è questa faccenda del “voto segreto“? o del segreto in generale (secrezione oscena del corpo elettorale o di qualche organo di stato, nella metafora organicistica delle istituzioni)… che ritroviamo anche nei “servizi segreti” o nel “segreto di stato”? Perché questo doppio movimento del rappresentato e del suo segreto, questo misterioso ed esoterico sdoppiamento del codice? Perché si dovrebbe essere obbligati ad avere un’identità se poi al momento decisivo dell’esercizio della “sovranità popolare” si compie un’azione anonima come il voto? E non è perché altrimenti ognuno potrebbe votare un numero indefinito di volte (cosa che comunque registrerebbe un’intensità e un’ostinazione oltre che alla mera conta dei capi di bestiame – “ognuno conta uno”)… è chiaro che vi è qualcosa di osceno nel voto o nei suddetti servizi, dal momento che son cose che vengono nascoste. Una sorta di illegittimità legalizzata… un po’ come darsi a rapporti sessuali orgiastici restando nell’alveo rassicurante del matrimonio.
Il segreto serve solo ad impedire un eventuale confronto o scontro reale, vis-à-vis… o, ancora meglio, ad impedire (confinando il non-rappresentato – l’incivile, anonimo, anomico, anomalo annullatore e il suo terribile segreto delegittimante – negli angusti e apparentemente legali confini delle segrete-cabine elettorali o nei misteri insondaggiabili dell’astensione) che si monti una macchina o si inventi un gioco che prescinda dalle identità… che a quanto pare piace tanto ostentare e mantenere esposte ed erette.

12 gennaio 2013 | Categorie: Uncategorized | Tags: anomia, anti-identitarismo, beppe grillo, cristianesimo, crowdsourcing, Deleuze, democrazia, denaro, diritto, economia libidinale, economia politica, elezioni, fascismo, Forza, gio, giogo/gioco, identificazione-iscrizione-registrazione-accesso, individuo, liberismo, Massimo Fini, meta-stato, moneta, politica, popolo sovrano, posizioni politiche, schizofrenia/paranoia, Schmitt, Sebastiano Isaia, segreto, segreto di stato, servizi segreti, signoraggio, società civile, società dello spettacolo, sovranità, sovranità monetaria, stato, voto segreto | 8 commenti

…invece, la stampa sempre più serva, compatta, amplifica il panico degli investitori (e io non sono decisamente tra questi… probabilmente non sono neanche tra gli investiti)… Molti suscitano un’ansia insopportabile, amplificata dai primi caldi estivi, parlando di “fiato sospeso” (o esecutivo pro-euro o καταστροφή!)…
In effetti ai “mercati” che interessa se vince la sinistra in Grecia (che proprio non mi pare così estremista come la dipingono)? Si darebbero anche loro da fare perché il tritacarne, in qualche modo, continui a macinare… Di solito chi dà speranze per essere eletto, poi le toglie un po’ alla volta. Mi sono fatto l’idea che prima ci si toglie il dente meglio è… che si passi dalla crisi immaginaria alla catastrofe reale e buonanotte (magari si comincerà a pensare in massa che il capitalismo, anche con la pistola alla tempia, non funziona)… il problema in fin dei conti, al di là delle alchimie monetariste, è: che ci facciamo con tutta questa borghesia? Polpette? La “rieduchiamo”? La esportiamo laddove servono parassiti? La facciamo scontrare internamente, dividendola a casaccio? La eliminiamo per categorie? La impoveriamo un po’ alla volta? La mettiamo ai lavori forzati? E per fare che? (almeno queste sono le domande che immagino si ponga uno “stratega” occidentale… non certo le mie).
Bifo ed Evangelisti pensano invece che con qualche sabotaggio e sciopero generale si risolverebbe la questione… Mettendo al centro il lavoro e chiedendo un salario adeguato, non si levano in aria che le catene… Anche loro sono il passato remoto che non passa…
E’ una crisi da sovrapproduzione di segni (o del loro valore), distruttiva della produzione di immagini (marcate come segni fin dal loro presentarsi)… per non parlare della realtà… Si privilegia su tutto lo scambio, l’accelerazione della circolazione… ma sotto questo vortice resta più o meno tutto. Rovinato, ma tutto. Ci vorranno secoli di ricostruzione delle rovine secondo altre modalità, se non prevarrà l’idea malsana del restauro.
17 giugno 2012 | Categorie: Uncategorized | Tags: Bifo, catastrofe reale, crisi, crisi immaginaria, economia politica, elezioni, Grecia, posizioni politiche, rovine, sabotaggio, sciopero generale, sovrapproduzione di segni, Valerio Evangelisti | 1 Commento