Lo “scolon” parapatetico (ovvero: è tutto un paratesto)
C’è chi, per fare il simpaticone colto, predilige il paragrammatismo… Io le paronomasie, le paronimie, i calembour… e rinuncio del tutto alla simpatia… ma pure alla cultura… che in effetti, intesa come “coltura” , andrebbe falciata ogni tanto…
Se vuoi eliminare la realtà, ritualizzala (solve).
Se vuoi che vi sia realtà, improvvisa (coagula).
Ecco, siamo nell’epoca del “para-” più qualcosa… paratestualità, paronimia, paragramma, paraculto… Manca solo che ci si inventi il “para-moderno” come ennesima stronzata culturale.
Col pretesto del paratesto “fondò” la scuola parapatetica…
Dato che tutto gravita intorno a qualcosa che non c’è se non nella gravitazione periferica, pare che tutto sia paratesto… (i testi rispetto agli autori considerati come testo, i contratti rispetto agli individui considerati nella fattispecie di autori, l’autore rispetto al testo, l’autore rispetto a se stesso, la lapide dell’autore, i vermi che lo corrodono o lo corroderanno, ecc…).
Nella scuola parapatetica si fingono costantemente emozioni, ragionamenti, ecc… che risultano comprensibili solo in base ad una finalità strategica prefissata (in modo pretestuoso e a sua volta paratestuale).
La scuola come colonia di vermi.
Più che una scuola uno scolo, un colon… uno “scolon”…
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Il paratesto della cosa pubblica: le riprese audiovisive e la società dei replicanti
(Una considerazione posteriore che non segue quanto scritto sin qui, se non per il riferimento al paratesto)
La maggior parte degli individui, chiacchierando di politica, sembra concentrarsi sui leader e le leadership e molto poco sui lacchè che seguono certi soggetti con strumenti di ripresa audiovisiva per replicarne le gesta, sovrapponendole alle voglie e ai vezzi traslucidi del pubblico fuoricampo (il guaio più grosso, il danno già fatto, materiale, vivente… cresciuto e moltiplicato)… Chi gestisce concretamente la cosa pubblica è chi riporta, cita, compone, registra, diffonde, trasmette (per irradiazione e contagio) l’immenso paratesto (e non c’è alcun testo che non sia paratesto) che avvolge e attraversa questo sistema complesso come un bozzolo di filamenti bavosi.
Il corpo (schizofrenico) di tutti questi ruoli, con ammennicoli vari, è quello che chiamano società.
Solstizio d’inverno e teofobia
“Tutto dipende da dove vuoi andare” (lo Stregatto)
Il sole in realtà se ne fotte di trovarsi nel punto più basso dell’8 che disegna il suo zenith nel corso dell’anno… continua a viaggiare velocissimo nel vortice galattico che l’ha acceso, seguendo il moto turbolento e caotico delle stelle.
La galassia in realtà se ne fotte che il sole viaggi perduto nel moto turbolento e caotico delle sue stelle.
I buchi neri se ne fottono più di tutti… infatti triturano la materia visibile come farebbe un enorme macinino…
Se un dio unico e creatore di tutte le cose esistesse, se ne fotterebbe, anche più dei buchi neri, dei natali degli ebeti quaggiù. Giusto le loro morti, forse, spalancherebbero il suo sorrisone cosmico.
PS: Dato che siamo entrati nel segno del Capricorno, segno notoriamente saturnino, sono aperte le iscrizioni ai corsi di teofagia:
Modello Troia | è sempre e solo stata una guerra d’assedio
«Una città assediata, isolata dal proprio contado e da tutte le sue fonti di sostentamento, correva il rischio di esaurire in poco tempo tutte le proprie risorse alimentari. In queste condizioni, non era possibile provvedere a sfamare anche tutti coloro che non erano combattenti o che non svolgevano un ruolo attivo nella resistenza all’assedio. Non rimaneva altra scelta che espellere le cosiddette “bocche inutili” dalla città».
(dalla voce “Assedio” della Wikipedia)
«And if you don’t co-operate
we’ll cut off your supply lines.
But you’ll be free to re-connect
if you beg our forgiveness».
(da “Left on man” di Robert Wyatt)
Ieri si ragionava su come, semplificando, non sia cambiato molto dai tempi delle guerre d’assedio… si sono solo complicate fino all’inverosimile (fino a forme di guerra frattale…). Tutto si può sintetizzare nell’accaparramento di risorse da sottrarre al nemico (o piuttosto al competitor1…) direttamente o indirettamente (con la mediazione monetaria). In questa prospettiva, dopo l’era dell’oro, siamo nella transizione tra un’era del petrolio2 e un’era del gas. Ere comunque tutte compresenti, essendoci quotazioni per ogni commodity… Qualche variabile più decentralizzata di risorsa energetica viene proposta qua e là (energia eolica, solare… la finora mai riuscita fusione fredda), ma risulta ancora insufficiente (o neutralizzata nel suo potenziale decentralizzato dalla forma totalitaria della “rete”… con centrali di snodo) e tale risulterà ancora per molto fino a che i ricercatori saranno organici al modo di produzione imperante.
Le astrazioni più insulse (come le distinzioni degli evi in antico, medio, moderno, postmoderno, post-postmoderno, ecc… cui tanto ci si riferisce) nascondono la brutalità e la primitiva violenza dell’aggressione sempre incombente ad ogni falso passo o tentativo di fuga… Qualsiasi bolla finanziaria (ovvero la “produzione” di denaro dal denaro in un quantitativo molto maggiore di quello valorizzabile) opera allo stesso modo, come superficie culturale (“pellicola” lyotardiana), nel magico mondo semiocratico… sotto sotto c’è sempre un’aggressione ferina, la fame mostruosa e inspiegabile del predatore (non c’è Smithsonian Agreement senza gli accordi di Camp David…). Certamente smontare la domanda di petrolio e gas (in caso di declino considerevole) costituirebbe un colpo duro per la suddetta Bestia Macchinica… Subentrerebbero comunque le curiose forme delle energie “alternative”, che appunto sono un’alternanza dello stesso Dominio, non ne costituiscono affatto la detronizzazione.
(C’è dunque poco da essere “ambientalisti” o “pacifisti”… viviamo in mondo di merda… – altro che “migliore dei mondi possibili” – in cui l'”essenziale” è invisibile ai più… enormi e invisibili Predator, apparentemente alieni, si aggirano tra le forme metropolitane, tra le sequenze dei flussi economici… assediando gli in-dividuabili individui, in ogni aspetto della riproducibilità tecnica della loro esistenza, ricattandoli con le bollette, gli affitti, i mutui, il lavoro in cambio di denaro, ecc… rendendoli ostaggi o prigionieri di una guerra d’assedio senza fine, a bassa o alta intensità).
Probabilmente anche quel che scrivo è sotto assedio… non vedreste più nulla qualora dovessero tagliare la corrente e la provvidenza dell’internet provider… o revocare la concessione del diritto di parola…
La mia “coscienza” stessa, come voce prevalente, è sotto assedio di tutte le altre voci… Basterebbe in teoria dissolvere la necessità del proprio e della proprietà (dell’identità… in-dividuale e indivisibile, chiusa…) per non rischiare da un lato la paranoia e dall’altro la schizofrenia… Come ho scritto altrove, è il movimento periferico (dendritico o della nostra esplorazione sensoriale) che precede la coscienza… o, meglio, la tensione, l’in-tenzione, che ci garantisce una stabilità provvisoria, guizzante… -gettiva…
1 sempre più coincidente, oscuramente, con qualcosa di interno a noi stessi (da cui il richiamo al leggendario cavallo di Troia) o all’interno dei “nostri” computer, quando assume la forma ormai familiare dei virus trojan.
2 quella dei cosiddetti petroldollari, una volta svincolato, semiologicamente, il referente “oro” dal segno “$”… rendendo quest’ultimo un simulacro libero di fluttuare nel fantastico mondo, quasi del tutto feticizzato dal dominio reale, della simulazione della produzione, della scomparsa della “realtà”…
Complicare o semplificare? | L’ambivalenza della guerra in corso
Il nostro edificio è bellissimo, perfetto… Non riuscirete mai a farne uno simile… Occorrono decine, centinaia di anni per pensare un’architettura così complessa e condivisa… e comunque, con-dividui, nel caso aveste idee diverse, abbiamo i droni…
[…]
Provate a tornare a casa… non ce l’avete una casa!… e allora provate a vagare fino a trovarne una… nomadi pezzenti.(da “Adaequatio rei ad imaginem” di Valerio Mele)
Innanzitutto bisognerebbe capire a quale guerra in corso mi riferisco… Forse alla IV Guerra Mondiale di cui parlava Baudrillard?
“La prima [guerra mondiale] aveva posto fine alla supremazia europea e all’era del colonialismo; la seconda al nazismo; e la terza al comunismo. Ciascuna ci ha portato sempre più vicini all’ordine mondiale unitario di oggi, che si sta ora avvicinando alla sua fine, in ogni parte, ad ogni lato in lotta contro forze ostili. Questa è una guerra di complessità frattale, condotta su scala mondiale contro realtà singole ribelli che, come gli anticorpi, oppongono resistenza in ogni cellula”.
1 – Rassegna di blog sulla guerra in Mali e non solo…
(consiglio di prendere fiato prima di leggere: vi sono domande molto lunghe e piene di parentesi)
…o mi riferisco a questa nuova guerra in Mali (che pur ho cominciato a seguire in un commento che ho intitolato “L’ITALIA E’ IN GUERRA (di nuovo) MA LA CHIAMANO “SUPPORTO LOGISTICO” in cui narro le gesta e le opinioni di Prodi, Terzi, Leon Panetta, Bersani e alcuni giornalisti inqualificabili… azzardando alcune ipotesi circa la nuova strategia indiretta del dominio statunitense), le cui motivazioni reali [più che appassionandosi agli scontri tra i ribelli Touaregs del Mouvement National de Libération de l’Azawad MNLA, forze governative invocanti l’aiuto del protettore globale, fantomatici integralisti-terroristi-alquaidisti dai metodi talebani come Ansar Dine, il Mouvement pour l’Unicité et le Jihad en Afrique de l’Ouest (MUJAO), Al-Qaïda au Maghreb Islamique (AQMI) e Boko Haram – venuti fuori non si sa da dove e finanziati non si sa da chi, di cui si sa solo quello che passa la propaganda guerrafondaia occidentale – e chissà quante altre ulteriori etnie e gruppi maliani…] si spiegano comunque in buona parte dando un’occhiata alla mappa di uno stato posticcio (messo su da un golpe militare per rimpiazzarne uno corrotto, marionetta ultraliberista dell’IFI) sezionato dai diritti di esplorazione (concordata evidentemente da team multinazionali, da squadre munite di squadrette) delle compagnie petrolifere?…
…o [le motivazioni reali di questa guerra in Mali] si spiegano meditando sulle altre risorse naturali di cui il paese è ricco (“fosfati, ferro, molto oro estratto dalle sabbie del Sahel, diamanti, petrolio, uranio, bauxite, manganese, ecc.”)… o su questo movente da società gassosa che suggerisce Olympe de Gouges?
Il ministro delle miniere del Mali, Amadou Baba Sy, ha firmato, il 18 dicembre 2012, un decreto attestante l’acquisizione da parte dello Stato del blocco 4 del bacino di Taoudeni, precedentemente concesso a ENI e Sonatrach (Sipex), multinazionale algerina (2° esportatore di GNL e GPL e 3° esportatore di gas naturale del mondo) dallo spodestato presidente Amadou Toumani Touré.
Di quale guerra in corso stiamo dunque parlando?… Un post notevole di Miguel Martinez inquadra il fenomeno Mali per come lo possiamo leggere in questo momento, con tre racconti, un’ipotesi e due vie, fornendo una lettura per certi versi in trasparenza dei mutamenti del mondo e delle società (anche “occidentali”) nell’epoca del superamento della forma stato-nazione… nell’epoca della “globalizzazione” intesa come smaterializzazione dei confini dello sfruttamento:
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Racconto primo, che è l’unico che sentirete nei media o dai politici. Ci sono i soliti Pazzi Terroristi Islamici, che questa volta agiscono nel Mali, che sta da qualche parte tra l’Afghanistan e l’Iran, forse. Sgozzano, vietano i film, picchiano le donne. Due minuti d’odio. Ma ecco che si alzano in volo i nostri luccicanti bombardieri dotati di insetticida, evviva!
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Racconto secondo, leggibile in represensibili angoli di Internet. Ci sono, è vero, i Pazzi Terroristi Islamici, solo che sono al servizio dell’Emiro del Qatar, che è amico dell’Occidente, e quindi è tutta una truffa.
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Racconto terzo, reperibile anch’esso solo in luoghi reconditi. Ci sono i saccheggiatori francesi, o americani, che stanno facendo un’ennesima guerra per riportare a casa un carico di… segue un lungo elenco di risorse naturali, tratto da Wikipedia.
Voglio però costruire lo stesso un’ipotesi, magari piena di bachi. I paesi che si definiscono “civili” hanno avuto negli ultimi due secoli come caratteristica fondamentale lo Stato Nazione. Si tratta di un immenso dispositivo impersonale che tiene insieme la società.
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Il Mali, disegnato sulla carta da qualche amministratore francese poco amante dell’arte, è uno dei paesi più poveri del pianeta.
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Le ricche risorse minerarie non solo non danno lavoro, ma provocano la cacciata dei contadini dai loro villaggi.
E il paese è popolato da almeno tre grandi etnie che non si amano affatto. Quindi, uno Stato Nazione semplicemente non ci può essere nel Mali.
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Il Mali si trova su due vie fondamentali. La prima è quella dell’emigrazione dei nigeriani verso nord. La seconda, a sorpresa, è la nuova grande via della cocaina sudamericana verso l’Europa, per valori che superano quello di tutto il prodotto interno lordo di molti paesi della regione. Quindi, ciò che succede nel Mali si ricollega sempre alla Grande Idrovora, al nucleo del dominio che risucchia il mondo, e alle incessanti lotte per attaccarsi alle sue tubature. Quando non c’è uno stato nazione, o c’è solo per finta, la società si organizza in altri modi. Questa è ormai la regola in vaste aree del mondo, forse la maggioranza.
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Tutto questo diventa interessante, se ci rendiamo conto che si tratta di un processo mondiale. Lo Stato Nazione inizia a crollare in realtà a partire dal centro del dominio: lo constatiamo tutti anche qui, dalle infinite piccole crepe.
[…]
Una vicenda come quella del Mali diventa così di enorme interesse, ma non per il gusto di fare il tifo di squadra. Per capire il futuro del mondo.
Alessandra Corrado di Uninomade, dopo aver descritto in modo chiaro e lineare la situazione attuale in Mali e le ragioni che avrebbero portato popolazioni nomadi ad alzare il tiro delle rivendicazioni territoriali fino a chiedere l’indipendenza dei territori a nord del Paese, giunge a queste conclusioni che sottolineano un iniziale e forzato processo di “semplificazione” del fronte da un lato e dall’altro (pur finendo per schierarsi in favore di fumose ed improbabili rivendicazioni sociali che dovrebbero salvare il paese dalle parti in conflitto… prospettiva irrealistica che fa quasi desiderare la fine dello stato del Mali e il trionfo dei gruppi armati anti-occidentali…):
La guerra senza fine mossa dall’Occidente contro il terrorismo sta avendo l’effetto paradossale di rafforzare e unire le organizzazioni fondamentaliste, producendo come si legge su Le Monde diplomatique una «autostrada dell’internazionale sovversiva», che va dal Pakistan al Sahel, passando per l’Irak e la Somalia e attraverso la quale circolano combattenti, idee, tecniche di lotta, armi, in una guerra contro le “nuove crociate”. Si rileva infatti che dal 2001 queste nuove guerre hanno avuto luogo in paesi musulmani – Afghanistan, Irak, Somalia, Libano, Mali, e non dimenticando Gaza. Ma individuando solo nella motivazione cultural-religiosa l’elemento di scontro e lotta si occultano quelli che sono i veri interessi in gioco fra le parti – quelli di una economia mineraria ed espropriatrice – e le strategie di mobilitazione sociale attivate, anti-occidentali da un parte e securitarie e islamofobiche dall’altra.
Scrive invece Sebastiano Isaia circa la guerra in corso, a suo avviso sociale e sistemica, su cui stiamo indagando (che costituisce la precondizione dell’intervento militare in Mali, come di altri passati e futuri interventi “umanitari” e che parla più di ciò che accade e accadrà qui in Europa):
Qui fa capolino la vecchia illusione europeista, ridicolizzata a suo tempo da De Gaulle, teorico dell’«Europa delle patrie», di chi immagina possibile la creazione di uno spazio politico-istituzionale di tipo federale (gli Stati Uniti d’Europa) attraverso una pacifica e totale cessione di sovranità da parte di tutti i Paesi europei. E quando dico pacifica non intendo alludere solo alla guerra di tipo tradizionale, quella che ha sconvolto e insanguinato periodicamente l’Europa, ma anche alla guerra di tipo economico-sociale, che infatti è in pieno corso nel Vecchio Continente. Anche qui, la guerra degli eserciti in armi non è che la continuazione della guerra sociale incardinata sul solito mantra capitalistico: profitti, profitti, profitti! La guerra sistemica (economica, scientifica, tecnologica, politica, culturale, psicologica) è la guerra peculiare dei nostri disumani tempi. I raid aerei “umanitari” ne sono solo l’ultima manifestazione. Ma può capirlo questo chi ha in testa gli Stati Uniti – e capitalistici! – d’Europa come il massimo di “utopia” possibile nel XXI secolo?
Un noto Institut infine, cui si abbevera la sapienza filo-atlantica della pregiatissima dirigenza politica italiana (e cui è doveroso far riferimento per capire le intenzioni da questo lato del campo, tese a quanto pare a non compattare e semplificare gli schieramenti come sostiene Alessandra Corrado), lascia intuire tra le righe (scritte in inglese) a che serve “il processo di frammentazione in corso dei gruppi jihadisti” (ops! ma non si stavano ricompattando?) e la proliferazione di “nuovi gruppi di insurgent con figure regionali sul modello di Bin Laden”… e cioè (questo è quel che penso) ad una rinascita della (bushiana) “guerra al terrorismo” sotto una nuova forma (obamiana) di guerra strutturale, di guerra preventiva, di “guerra giusta” con un fronte interno ed esterno, non più localizzabile ai confini dell’Impero, ma ovunque e ad ogni livello, con nemici più o meno arbitrari, che gestisca il caos non risolvendo più il conflitto in senso classico, clasusewitziano (data la crisi irreversibile degli stati-nazione), ma preferendo operare anche come i terroristi (il che potrebbe far capire come mai al Quatar, per esempio, secondo alcuni, sia stato lasciato il compito di appoggiare sia il “terrorismo” che gli interessi NATO), sollecitando e sostenendo un conflitto asimmetrico o “a bassa intensità” (includendo cioè il “rischio” di schegge impazzite come Mohamed Merah per convincere l’opinione pubblica interna della necessità e legittimità della guerra) e generando un fronte frattale, complesso fino all’impossibilità cioè di un esito che possa dirsi positivo o negativo… una strategia di governance del caos, da stato d’eccezione permanente che solleciti continuamente l’appoggio di un’opinione pubblica tenuta in costante stato d’allerta, che includa mezzi (come riassume Mazzetta) di libero bombardamento con droni o killeraggio mirato di qualunque cittadino, anche straniero… che cerchi “nuovi modi di cooperare con i governi locali anche in situazioni in cui non ci si fida pienamente di loro, replicando in qualche modo la corrente relazione USA-Pakistan in un contesto differente”, come si legge nell’articolo originale:
The decision by Mokhtar Bel Mokhtar to target the BP plant and attack Algeria’s strategic interests seems to be a reaction to France’s intervention in Mali, but in fact it stems from an ongoing fragmentation process among jihadi groups that are probably going to take the initiative with new attacks and kidnappings. The ensuing dynamic among terrorists in the Sahel and the governments fighting them will mark the beginning of a new phase in the “war on terror”, with the proliferation of insurgent groups and regional Bin Laden-like figures. Western countries, in turn, will need to learn new ways to cooperate with local governments also in situations where they would not fully trust them, somehow replicating the current US-Pakistan relation in a different context.
Ci si potrebbe chiedere quale possa essere lo scopo di una guerra sistemica, generalizzata, preventiva, “giusta”, frattale, permanente, ecc… è ancora guerra?… o è semplicemente l’impossibile governance globale che si rivela per quello che è?… e cioè una gestione violenta dello stato d’eccezione permanente determinato dalla difesa ad oltranza degli interessi del capitale “globale” nell’epoca della crisi del dominio imperialista americano, coperti in modo sempre più approssimativo dai fantasmi (che ancora incredibilmente dominano le allucinazioni collettive della pubblica opinione occidentale) della Democrazia e dei Diritti Umani?…
E’ lo scenario messo in campo, per esempio, dalla Guerra al Terrorismo, in cui, dietro un’apparente gestione razionale degli eventi, si cela un mostro di innesti e proliferazioni nel tessuto stesso della società, che si pretende Razionale e che si suppone esista (pur essendo una sorta di finzione scenica, la rappresentazione di un ordine semi-naturale, un sostrato mitico su cui adagiare il corpo-in-frammenti del sistema). Dunque questo Dualismo terrorista, questa Eccezione del Diritto, quando rivela la sua verità oscena, nascosta dal Sistema che la copre e la supporta occultamente, sembra presentarsi come fosse la Realtà… Ma è un mostro creato in laboratorio…
Vengo a sapere oggi che la guerra in Mali sembra sia “finita” (o forse è solo un’impressione di qualche commentatore), che le truppe franco-maliane abbiano sfilato per le strade festanti di Timbuctù, che ci saranno nuove elezioni per mettere un fantoccio più conciliabile con gli interessi delle multinazionali dell’estrazione mineraria, che Leon Panetta ha ammesso il coinvolgimento statunitense nell’operazione e che gli stessi USA intendono costruire una base aeronautica per i droni (come del resto accadrà anche in un’altra colonia, l’Italia, col progetto MUOS), dicono, per sorvegliare i fantasmi alqaidisti (da loro stessi invocati…) che dovrebbero arrivare dal deserto…
2 – Teoria e prassi dei conflitti contemporanei
dalla rottura della linearità del conflitto tra stati-nazione alla dimensione frattale, labirintica, aleatoria, deterritorializzata, spettacolare, proliferante, contagiosa dei conflitti (sociali, economici, politici).
Dalla rassegna riportata nella prima parte emerge una differenza di opinione sui conflitti… in particolare tra la posizione di Alessandra Corrado e il post del noto Institut… Quest’ultimo, pur rispolverando la roboante “war on terror” scrive di una visione complessa del conflitto (che include terminologie come proliferazione, processo di frammentazione…) che si suppone di poter controllare (ma vedremo in quale modo schizo-paranoide, caotico, segreto e ben oltre gli ormai sostanzialmente superati limiti moderni del conflitto convenzionale…), mentre la prima sostiene che una reazione militare di un certo peso compatti una resistenza, delineando un andamento schmittiano del conflitto, fatto cioè di semplificazioni di un fronte più complesso. Dunque cosa accade: si semplifica o si complica all’infinito in modo proliferante e frattale questo fronte?
Sebastiano Isaia ci ricorda il pensiero di Schmitt e le semplificazioni del potere (nazional-socialista o liberale-capitalista poco importa… parliamo di tecnologie di controllo e di strategie di dominio – comuni a dittature e democrazie – volte a difendere proprietà, beni, capitali, rendite, profitti, rapporti sociali dati, ecc…, che oggi sembrano essersi nebulizzate tra le teorie cognitiviste e il marketing, rese fruibili anche dagli infanti, più che essere espresse con la propaganda paranoide che costruisce il “nemico”):
Nel 1932 Carl Schmitt, teorico della dialettica amico-nemico (Legalità e legittimità), scrisse che la contesa politica nella moderna società della tecnica si svolgeva ormai quasi completamente attorno alla figura del nemico di turno descritto ossessivamente come brutto e cattivo, come una «entità esistenziale» irriducibilmente «altra»: è questa caricatura «umana» che infatti si dà in pasto al popolo assetato di «senso» («che senso ha tutto ciò?, di chi è la colpa?») per riceverne l’appoggio e la legittimazione politica, ed esso mostra di gradire una tale «semplificazione». Chi non ha «denti critici», preferisce ingoiare le pappe «predigerite» – più spesso già defecate.. – amorevolmente cucinate dagli altri.
Ma senza incartarci nella costruzione del nemico o dell’amico o della vittima o nelle empasse della logica ricorsiva della ricerca di una impossibile (e dunque finta, arbitraria) giustizia ultima e neutrale così ben raccontate e illustrate da RAV
(“Questa è una guerra in cui nessuno ha diritto di vincere” […] “Soprattutto, l’inganno della prima vittima si basa sull’inganno del soggetto politico. Per costruire un’unità politica – un popolo, ad esempio – a partire da un aggregato di singoli è spesso necessario «semplificare» la complessità dell’aggregato in questione” […] “Se la prima vittima non esiste, o meglio esiste soltanto come mito, appare del tutto vana la pretesa di rivendicare un ordine politico neutrale o una soluzione neutrale del conflitto”)
riprenderei dal rovesciamento del noto motto di Clausewitz (“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”) da parte di Foucault e di Deleuze-Guattari, per i quali il motto diventa: “Il potere è la guerra, la guerra continuata con altri mezzi” (Difendere la società di Foucault) oppure in Capitalismo e schizofrenia di Deleuze-Guattari: “E’ la politica che diventa continuazione della guerra, è la pace che libera il processo materiale illimitato della guerra totale. La guerra smette di essere la materializzazione della macchina da guerra, è la macchina da guerra stessa che diviene guerra materializzata”. Oltre ad evidenziare il carattere generalizzato e microfisico del conflitto contemporaneo, dunque rintracciabile in tutti i rapporti di potere o sul piano molare della rappresentazione, Deleuze-Guattari scrivono in particolare dell’indisciplina della macchina da guerra, che in qualche modo rischia sempre la fuga dal controllo della macchina statale:
Non si può certo dire che la disciplina sia la caratteristica della macchina da guerra: la disciplina diviene il carattere indispensabile degli eserciti quando lo stato se ne appropria; ma la macchina da guerra risponde ad altre regole […] che animano un’indisciplina fondamentale del guerriero, una continua messa in discussione delle gerarchie, un ricatto perpetuo all’abbandono e al tradimento, un senso dell’onore spiccatamente suscettibile che contrasta con la formazione di stato. (cap. Capitalismo e schizofrenia, in Millepiani)
per poi giungere al paradigma contemporaneo del “nemico qualunque” (fissato dal controllo totalitario o, se si preferisce, dal dominio reale del capitalismo):
Abbiamo visto la macchina da guerra mondiale prendere proporzioni sempre più grandi [..]; l’abbiamo vista attribuirsi come obiettivo una pace ancora più terribile della morte fascista; l’abbiamo vista mantenere o suscitare le più terribili guerre locali […] l’abbiamo vista fissare un nuovo tipo di nemico che non era più un altro stato, e nemmeno un altro regime, ma il ‘nemico qualunque’ […] multiforme, manovriero e onnipresente[…], d’ordine economico, sovversivo politico, morale”. (ibidem)
Nemico qualunque di cui anche io scrivevo quasi un anno fa a proposito di questa guerra frattale, totale praticata per lo più in modo non convenzionale, da terroristi, mercenari, traditori, doppiogiochisti infiltrati, agenti dei servizi segreti, trafficanti, sovversivi, folli armati, ecc:
I sospettati siamo tutti noi… “colpevoli” semplicemente in quanto coupable, “colpibili”… da un potere che per funzionare non deve reprimere secondo un criterio logico, razionale, ideologico, punitivo, castratore (che ritagli i suoi particolari capri espiatori per assoggettare o soggettivare delle masse produttive, rincoglionendole a suo comodo), ma statisticamente, in modalità random, senza che si produca alcun soggetto (se è vero che vi è una «crisi della produttività di soggettività»)… La nube (di connessioni possibili e tecnologie di controllo) che chiamiamo, semplificando, “potere” è così che agisce quando performa al meglio… quando è al passo coi tempi. Il minimo dispendio col massimo profitto. Non c’è nemmeno bisogno di mobilitare reti terroristiche, investire in infiltrazioni, attentati, corpi speciali, mettere su complotti, logge segrete, ecc… Il sistema è abbastanza schizofrenico da mettere direttamente d’accordo il dispositivo di controllo e la sua eccezione terroristica, senza che sia necessario un complotto o una stretta di mano… La produzione di discorsività individuali sovversive è un effetto collaterale (e fortemente invocato e incentivato) dai meccanismi di controllo totalitario già in atto. […] Il fantoccio del terrorismo potenziale sembra funzionare in qualche modo… in pensieri, parole, opere e omissioni… Ormai sembra che la dinamica di ogni conflitto sia disinnescata a monte… (a me sembra che si impedisca con ogni mezzo il sorgere di nuovi modi di produzione, spostando continuamente il conflitto su un piano simbolico, metaforico… in una sandbox di conflittualità su base etnica, religiosa, nazionalista, ecc… è solo di questo che si ha paura… che si tocchino i modi di produzione, la proprietà privata/pubblica, i metodi di estrazione di plusvalore, difesi dagli apparati e dalle macchine umane che ne fanno la guardia… Si ha paura che riprenda in concreto questo discorso… per questo la si butta sulla follia, sulla schizofrenia… che ormai è sistemica… è il cuore del sistema, che reagisce col suo criterio paranoide di auto-legittimazione… Si fa di tutto purché scompaia la realtà e non sia possibile un’azione con una qualche efficacia, che produca una trasformazione dell’esistenza cibernetica o miserabile che ci si prospetta…).
E’ chiaro che in questa prospettiva, dal punto di vista dello spettatore-killer “occidentale”, siamo di fronte anche ad una simulazione di guerra, quasi un videogame… cosa che fece affermare a Baudrillard che la guerra in Iraq non ci fosse stata, scomparsa come era dietro la fantasmagoria iperreale della sua sovraesposizione mediatica… Baudrillard si dimostrò più volte abile nel destreggiarsi tra i paradossi e le allucinazioni del mondo contemporaneo… Memorabili anche la sua descrizione dell’America come traversata nel deserto a folle velocità, come scomparsa del reale in una dimensione deterritorializzante in cui sprofondano e si s-terminano tutti punti fermi della modernità…
“La velocità è creatrice di oggetti puri, è essa stessa un oggetto puro, perché cancella il suolo e i riferimenti territoriali, perché risale il corso del tempo per annullarlo, perché va più in fretta della propria causa e ne risale il corso per annientarla. La velocità è il trionfo dell’effetto sulla causa, il trionfo dell’istantaneo sul tempo come profondità, il trionfo della superficie e dell’oggettualità pura sulla profondità del desiderio. La velocità crea uno spazio iniziatico che può implicare la morte e la cui sola regola è quella di cancellare le tracce. Trionfo dell’oblio sulla memoria, ebbrezza incolta, ebbrezza da amnesia. Superficialità e reversibilità di un oggetto puro nella geometria pura del deserto. Correre in macchina crea una sorta di invisibilità, di trasparenza, di trasversalità delle cose attraverso il vuoto. E’ una sorta di suicidio a rallentatore, attraverso l’estenuazione delle forme, una forma deliziosa del loro sparire. […] Nostalgia dell’immobilità delle forme dietro l’esacerbazione della mobilità. Analoga alla nostalgia delle forme vive nella geometria”
(Da “L’America” di Jean Baudrillard)
E nel deserto ci si ritrova anche in Mali… in una guerra lampo, annunciata ed evocata da tempo (senza vittoria possibile perché i “nemici” sembrano fantasmi del deserto, come ne Il deserto dei Tartari… revenant… scomparsi chissà dove, così come erano giunti)… mancava giusto la passerella dei soldati francesi a Timbuctù, supportata dagli alleati, figuranti di interessi osceni, volti ad accrescere l’obesità ubuesca di un sistema capitalista ipertrofico… che si muove non per un senso qualsiasi, ma per l’inerzia dei suoi contratti e obbligazioni, dei suoi business siderali, desertici, votati ad una distruzione sempre sospesa, quanto insensata (…relativamente… c’è sempre bisogno di riprodurre il rapporto sociale alla base del capitalismo quando questo va in crisi o genera crisi… e ricomincia sempre dai margini del vivibile e dell’abitabile… facendo il deserto… tendendo fino allo spasimo le potenzialità dello sfruttamento intensivo ed estensivo, agendo la morte, o la caduta tendenziale, che scaccia da sé).
Interno alle figure de “Le strategie fatali” (come quella dell’ostaggio) sembra essere anche l’assalto al compound in Algeria… in cui la posizione indefinibile degli ostaggi (multinazionali) nega qualsiasi funzionalità e senso alla rappresaglia (clausewtziana non direi proprio a questo punto…) che si era tentato di mettere in atto… Ognuno si è rivelato ostaggio di qualcosa, compresi i guerriglieri, ostaggi degli ostaggi… che il governo algerino, ostaggio dell’intervento francese, si è trovato a gestire a modo suo, per evitare di essere coinvolto maggiormente nel conflitto… I maliani del nord ostaggi di alcuni di gruppi armati che i paesi del blocco NATO sono corsi a “liberare”, il Mali “ufficiale” a sud ostaggio delle politiche coloniali “occidentali” (si veda il paragrafo “Notre triste statut d’otages“ in questo articolo critico dell’intervento militare “per procura” scritto da Aminata Traoré, una femminista maliana, come ricorda il blog Marginalia), noi stessi ostaggi dei sistemi di approvvigionamento energetico che la nazione cui apparterremmo ci ha approntato con altri stati-nazione fantoccio potenzialmente ostili… Siamo in una logica costantemente reversibile e ambivalente… in cui sembra decisamente naufragare il progetto di Edgar Morin di voler affrontare, pensare e gestire la complessità del reale a colpi di pedagogia ed epistemologia… ma ancora in nome di un umano ormai improponibile o divenuto regno del kitsch, sentimentalismo da soap opera… spalmato come marmellata su una distesa di macchine da guerra.
Non ci si può voltare dall’altra parte. Il campo di battaglia pieno di morti che è il fine di ogni guerra secondo Elias Canetti (in Massa e potere) è un campo di segni. I nostri discorsi, i nostri concetti, giacciono su un campo di battaglia, ordinati e contenuti da confini mobili che ne determinano la praticabilità, li suddividono in categorie, evocano significati o fantasmi di senso… la guerra ci insegue ovunque, fin dentro i pensieri (finzioni tattiche intagliate da una finalità strategica che ci sfugge e che cerchiamo se non altro come direzione, se non vi è più da tempo un centro che tiene… campo di battaglia del -getto nel sog-getto, del /dividuo nell’in/dividuo, futuro che brucia il margine del presente/passato, caos entropico che si condensa in materia ordinata e visibile), determina contro ogni possibile autonomia o anomia il nostro essere residenti, cittadini, viventi in quanto ostaggi di uno stato (o lavorate alle nostre condizioni… o crepate!)… la morte ci incalza nelle retrovie sempre, schierata sul campo come fosse qualcosa che ci è estraneo… Non c’è migliore definizione della guerra (e della vita) che questa di Canetti, questa assurda lotta tra vivi e morti:
Peculiarità di questo particolare tipo di lotta fra morti e vivi è il suo carattere intermittente. Non si sa mai quando accadrà nuovamente qualcosa. Forse non accadrà nulla per molto tempo. Ma non vi si può contare. Ogni nuovo colpo giunge improvvisamente dalle tenebre. Non c’è alcuna dichiarazione di guerra. Dopo una sola morte, tutto potrebbe essere finito. Ma potrebbe anche continuare a lungo, come nei contagi e nelle epidemie. Si è sempre in ritirata, e non è mai davvero la fine.
Noi “occidentali” ragioniamo come un esercito. “Sussumiamo” le nostre sensazioni e i dati esperienziali in un presunto ordine (che visivamente è sempre una “griglia“… di concetti, di soldati, di operai, di fabbriche, fabbricati, campi, isolati… che tende sempre a quadrare). In logica, per sussunzione, un gruppo diviene parte di una insieme ad esso gerarchicamente superiore. Nel caso di un individuo è necessario diventi “studente” tra i banchi, “militare” eventualmente o “impiegato”, ecc… e, in tutti i casi, un “cittadino” sottoposto al quadrillage delle leggi e del pattugliamento poliziesco e all’esposizione delle videocamere di sorveglianza… La sua natura di libero animale bipede, che vaga liberamente, senza precise traiettorie e senza confini viene sussunta in una cultura che ritaglia e (ri)definisce gli spazi e i tempi del suo agire (e del suo pensare) in continuazione. Lo scrivevo qui…
Dunque la guerra è morte che si vuole allontanare da sé come se fosse il nemico, assecondando un delirio paranoide (più anima, più proprietà, più profitti) di immortalità, di accumulazione perenne. Lotta per un’universalità impossibile.
E ancora (lascio delle ultime riflessioni come appunti)… guerra di segni: andirivieni ambivalente di depistaggio-complottismo/sabotaggio-sovversione, paranoia/schizofrenia… E ancora: spazio dell’indisciplina… violenza eccedente che può sempre rivoltarsi contro… violenza che risponde all’eccedenza di plusvalenze virtuali, di aspettative di utili già divenute titoli, la nuova terra di un capitalismo finanziario dai tratti “feudali”.
* * * * * * *
C’è poi chi, come Obama, dopo Hiroshima, ha ancora il coraggio di “scatenare “una campagna infinita per IMPORRE i nostri valori”… e ancora lui, sempre alla cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Pace lancia intendere, tra le righe, l’annuncio degli eventi bellicosi che verranno: “Le guerre fra nazioni sono sostituite sempre più dalle guerre all’interno delle nazioni. La resurrezione di conflitti etnici o settari, la crescita di movimenti secessionistici, guerriglie e Stati allo sbando intrappolano sempre di più i civili in un caos senza fine“.
Le caratteristiche della guerra contemporanea per Alessandro Dal Lago, nel suo libro “Le nostre guerre”, sono la guerra globale, privatizzata, preventiva, asimmetrica:
Si è trattato di guerre di aggressione «asimmetriche», nelle quali l’uso di armi di distruzione di massa sempre più sofisticate e potenti ha reso soverchiante il potere distruttivo degli aggressori e sottratto agli aggrediti ogni speranza di salvezza. E molto spesso gli aggressori si sono fatti forti del proprio strapotere economico arruolando truppe mercenarie di contractors, alle dipendenze di grandi corporations globali, talora in numero superiore a quello dei combattenti di ruolo. E si è trattato di guerre «privatizzate» nelle quali non esiste più un «nemico legittimo», definito come tale dalle norme del diritto internazionale, come un tempo accadeva.
La logica delle guerre di aggressione contemporanee è la stessa di qualsiasi «guerra civile», nella quale si lotta fino all’estremo e non si fanno prigionieri. Per di più, si tratta di guerre che non hanno la finalità di una conquista territoriale: si combatte su scala globale coinvolgendo potenzialmente il mondo intero. La finalità è un obiettivo strategico di dimensioni planetarie che coincide con la volontà egemonica degli Stati Uniti e che si esprime attraverso la costante minaccia dell’uso della forza.
3 – SCENA FINALE
– Uscite fuori!
– Non ci fidiamo… ci volete ammazzare!
– Uscite fuori: lì siete reclusi! E se continuate a star lì morirete… il cibo scarseggia… qui sareste liberi!
(Si sentono spari dalla caserma)
– Ecco! Abbiamo ucciso chi voleva uscire… Smettetela di tormentarci, spiriti delle tenebre!…
– Pazzi!… Ma che fate?… Uscite fuori!…
– Voi non esistete… siete voci nella nostra testa!… E comunque abbiamo un regolamento da rispettare… Andatevene via!… via!
– Uscite fuori, se volete vivere!…
(Caricano i fucili… altri spari. Silenzio).
* * * * * *
Infine la canzone, dalle direzioni paradossali, che mi ha suggerito questo lungo post… che alla fine mi lascia con la sensazione che non si possa non sfidare la complessità con un’altra complessità… divergente… ogni tanto forse, al momento più propizio, occorrerebbe semplificare… (intensificare il conflitto)… ed è vero… forse la guerra è infinita… ma è anche vero che “noi” che non siamo il fantasma di una totalità maggiore della somma delle sue parti, abbiamo già vinto.
Left on man (di Robert Wyatt)
(che si potrebbe tradurre con A sinistra, amico… ma resta il sotto-significato di Lasciato per l’uomo… traduzione mia)
(Coro: Semplifica! Riduci! Semplifica di più!)
Quando si dice “Libertà”, qui a nord, si intende la nostra libertà di usarti
E se non collabori, ti tagliamo le linee di approvvigionamento
Ma sarai libero di riconnetterti, se ci chiedi perdono
Tu dici che semplifico un po’ troppo, beh… faceva così anche Albert Einstein
Non ci sono vie di mezzo: Pentagono über alles!
Non c’è mai stata una via di mezzo, è questo il punto
Non c’è mai stato un posto che potesse essere una via di mezzo
Sinistra o destra dell’equatore
Universi-bolla quadridimensionali si infrangono contro l’orizzonte degli eventi…
(Una divagazione estetico-intuitiva riguardo alle dimensioni che comprendono la nostra, suggerita da alcune teorie della meccanica quantistica e della gravità quantistica, che parlano tra l'altro di orizzonte degli eventi).
Per analogia, vedo, nel movimento con cui una bolla si strozza per diventarne più di una, questo passaggio da "buco nero" a "buco bianco"… Quest'ultimo a mio avviso potrebbe essere il big bang di un nuovo universo…
Sempre nell'analogia, il confine della bolla, come la linea di superficie, sono l'orizzonte degli eventi di ciascun universo-bolla, quello al di là del quale perde di senso l'unità quadridimensionale (spazio-temporale, definita da x,y,z e t). L'acqua in cui gli universi sono immersi e l'aria soprastante rappresenterebbero altre dimensioni che comprendono le 4 conosciute di cui possiamo avere esperienza e nelle quali ha senso per gli scienziati condurre esperimenti… Nell'acqua in questo caso non avrebbe alcun senso la singola bolla in sé (la sua relativa realtà spazio-temporale) ma la somma di tutte le perturbazioni che spostano gli universi dalla dimensione acqua a quella aria. Nell'acqua cioè non fluirebbe il tempo come distinto in presente-passato e futuro, ma come un insieme indistinto in cui le probabilità spazio-temporali hanno già creato forme definite, orizzonti di realtà (unversi-bolle, appunto). In una simile dimensione l'inizio, il presente e la fine di ciascun universo convivono, sono individuabili in un punto qualsiasi e secondo una direzione a piacere (un po' come accade per la posizione probabile dell'elettrone nella sua orbita). L'acqua preme, perturba e deforma gli spazio-tempo, gli universi-bolla, li costringe nella loro evoluzione temporale, ne accelera o rallenta la dinamica dei movimenti (ecco che si spiegherebbe anche l'accelerare dell'allontanamento delle galassie, l'accelerazione del redshift), prima di consegnarli all'"aria"… E l'aria cosa potrebbe essere se non la pressione che produce gli universi spazio-temporali, solo più allentata, divenuta gas?… ecco dischiudersi un impensabile spazio-tempo senza orizzonte… Una sorta di rimescolamento del tempo, dei poliversi (o multiversi, dicono i fisici) dallo spazio-tempo reversibile… si sarebbe liberi, se si potesse essere e vivere in quella dimensione, di non essere se stessi, di andare avanti e indietro nel tempo, trasformarsi… Ovvio che secondo questa logica frattale le variazioni e i cambiamenti di stato possono essere infiniti… all'aria potrebbero aggiungersi infiniti altri elementi e dimensioni… in una processione senza origine, né fine, complessivamente senza senso… ma in-finita, localmente sensata…
(Scartando le noiosissime ipotesi di un tutto che sia un perfetto niente o un tutto pieno omogenei) Dio sarebbe infinitamente torturato dalle esistenze e dalle fasi di transito, dunque non esisterebbe mai in quanto Tale… Noi siamo una di quelle sevizie… seviziati a nostra volta dalle turbolenze che ci scomporranno in nuove forme… piccole divinità provvisorie relativamente felici di esistere e terrorizzate dalla loro fine relativa…
Non credo ad ogni modo che dimensioni diverse non possano comunicare tra loro (se già non lo fanno… la natura animale e del pensiero si muove in modo molto misterioso per esempio)… Mi piacerebbe imparare a cambiare forma. Prima di morire, possibilmente.
Il bello è che, dopo aver scritto queste righe, scopro che qualcuno ha già pensato un multiverso inflattivo a bolle! 🙂
"L'universo sembra un enorme frattale in crescita. Consiste di molte bolle inflattive che producono nuove bolle, che a loro volta producono altre nuove bolle, ad infinitum. Perciò l'evoluzione dell'universo non ha fine e può non avere alcun inizio. Dopo l'inflazione, l'universo si divise in domini differenti di grandezza esponenziale nei quali le proprietà delle particelle elementari e anche le dimensioni dello spazio-tempo potevano essere differenti".
Chi ha scritto queste parole è uno scienziato appassionato di riflessi sull'acqua e un grande fotografo… Un fratello frattale russo… solo un po' più ricco di me…
La Canzone del Decervellaggio | parole di A. Jarry, musica di C. Terrasse

La Canzone del Decervellaggio
Fui per molto operaio ebanista
In via del Campo di Marte, parrocchia d’Ognissanti,
La mia sposa esercitava il mestiere di modista,
E non c’era mai mancato niente.
Quando la domenica si annunciava senza nubi,
Esibivamo i nostri bei paludamenti
E andavamo a vedere il Decervellaggio
In via de l’Echaudé per divertirci un po’.
CORO: Vedete, vedete la macchina girare
Vedete, vedete le cervella saltare,
Vedete, vedete i Benestanti tremare!
Urrà! [urlato] Corna al culo! Viva il Padre Ubu!
I nostri due cari marmocchi impiastricciati di marmellata
Brandendo contenti dei pupazzi di carta
Con noi s’installavano sulla vettura in alto
E andavamo allegramente verso l’Echaudé.
Ci si precipita in massa allo steccato,
Sgomitando per essere in prima fila;
Io mi mettevo sempre su un mucchio di pietre
Per non sporcare le mie scarpe di sangue.
CORO: Vedete, vedete…
Ben presto mia moglie ed io siam bianchi di cervella,
I marmocchi ne mangiano e noi pestiamo i piedi
Vedendo il Palotino brandir la sua lumella
E le ferite e i numeri di piombo.
A un tratto vedo nell’angolo, vicino alla macchina,
Il muso di un tizio che non mi va che a metà…
Vecchio mio, gli dico, riconosco la tua faccia
M’hai derubato, non sarò io a rimpiangerti.
CORO: Vedete, vedete…
A un tratto mi sento tirar per la manica dalla mia sposa
Razza di salame, mi dice, ecco il momento di metterti in mostra:
Mollagli sul muso un bel mucchio di sterco,
Ecco che il Palotino ha voltato le spalle.
Sentendo questo ragionamento superbo,
Prendo sul colpo il mio coraggio a due mani:
Schiaffo al benestante una gigantesca merdra
Che si spiaccica sul naso del Palotino.
CORO: Vedete, vedete..
Subito sono scaraventato al di sopra dello steccato,
Dalla folla infuriata mi vedo spinto
E mi trovo a precipitare con la testa in avanti
Nel grande buco nero da cui non si torna più.
Ecco cosa vuol dire andare a spasso la domenica
In via dell Echaudé per veder decervellare,
Funzionare il Pinza-Porco o il Démanche-Comanche.
Si parte vivi e si torna uccisi.
CORO: Vedete,vedete…
“Ubu re” di Alfred Jarry, Marionetteatern, 1964. Regia di Michael Meschke.
Incendio all’Anagrafe centrale | Al di là dell’Uno, del Nome e dell’Universale
avesse chiamato ogni essere vivente,
quello doveva essere il suo nome”.
(Gen 1:21)
(da un manoscritto perduto di Valerio Mele)

Ci pensi?
Niente tasse, contratti, multe, debiti, bollette…
Sì, insomma… questi governano su dei dati non su delle persone. Nascita, stato civile, morte… A questi dati base si aggiunge poi il parassitismo delle varie amministrazioni. Che chiederanno vendetta della tua vita, facendoti pagare ad ogni pie’ sospinto e con ogni mezzo a loro disposizione.
Dicono che la vita animale sia nata da piccoli organismi periferici che brancolavano incerti nei pressi del nulcleo delle cellule delle piante… Come parassiti parvenu, che volevano cambiare status. Si sono accasati, scambiando, derubando e replicando catene di proteine e amminoacidi… Da lì in poi, questi funghi malriusciti hanno cominciato a strisciare, nuotare, volare… Continuiamo ad ospitarli… Noi siamo questa colonia di cellule ostinate che aggrediscono batteri, larve e virus fino al giorno in cui questi prenderanno il sopravvento e prolifereranno senza più ostacoli… Come si fa a chiedere un documento di riconoscimento per questa bizzarra colonia vagante?
…E visto che con le buone recalcitriamo a secernere soldi, ce li spremono considerandoci del materiale biologico su cui fare esperimenti per poi venderci i loro portentosi rimedi farmaceutici…
Sconosciuti alla legge, alla scienza e a tutti i profittatori… mica male. Niente popolo, niente gente, niente più sondaggi. Tutti a spasso senza diritti e doveri… ignoti viventi. Uno diverso dall’altro e senza più un’identità.
Ah, ovviamente anche i database di tutti i conti correnti e di tutte le transazioni finanziarie dovrebbero incenerirsi… così tanto per completare il quadro di questa falsa notizia…
Valerio Mele | poesia anagrammatica

e il rame… levo,
aviere molle,
le mie!… Valore?
Rivelamelo, e
allevieremo
ire malevole!

Miele, valore!
Veliamo ere…
leveremo ali!
Le moverei al
remo! allieve,
allieve more!
Le moverai le
morelle… E vai!
Laveremo lei,
Amélie, lover…
PS: Per gli anagrammi c’è questo sito…
POESIA ANAGRAMMATICA II
Le lire movea…
e volle reami
e allieve rom
e ville e Roma!
o ville e mare?
Amore le veli,
amore le levi,
amore e ville
mai le leverò!
Ere malevoli…
vi è Lele Mora!
verme! o Leali,
Allevi! o me, reo!…
Allevo eremi
e vile morale…
è il vero Male.
Me lo leverai?
e rivelamelo!
(Me lo laverei…).
Per l’inconcludente vertice della FAO…
Tratto dal più corposo “I neutrini“, questo CD racconta l’epopea di Hugh Inlove (al secolo, Ugo Innamorati), dopo la severa condanna subita per aver parodiato indegnamente l’opera del suo amico J.L. Gaudet, “Baraka” (che raccontava tra l’altro di una miracolosa danza della pioggia di un griot in un’assetatissima regione africana…). Si narra cioè dell’evasione rocambolesca via mare di Hugh (e del compianto amico Savy, alias Salvo Salviati), dell’incontro con la canterina regina di Atlantide, fastidiosissima soprano, e del suo ritorno a casa, accolto dal suo cane che stenta a riconoscerlo…
Per chi avesse l’ardire e la pazienza di seguire questo simpatico delirio, ecco i testi…
La somma delle parti è maggiore del tutto | Tele Aristo

Ovvero: il noto aforisma di Aristotele ribaltato…Tutto ciò credo abbia a che fare con il calcolo infinitesimale (numeri iperreali e duali compresi) e i paradossi di Zenone (ma riproposti in chiave anti-parmenidea…), certi paradossi della fisica quantistica, nonché, in particolare, con un post di RAV che tratta, tra l’altro, anche della maschera più o meno scomoda che portiamo… e che continua a non calzare… niente da fare…
L’Arma del ricatto e il trans-politico.

Il caso Marrazzo, caso in cui, a mio avviso, scivola soprattutto l’Arma dei Carabinieri, che noi di solito si reputa un corpo irreprensibile, virtuoso e integerrimo, ma che in questa circostanza ha visto quattro suoi militari portare avanti un sordido ricatto (non è la prima volta che assistiamo a simili “scivoloni” indifendibili, se pensiamo a Genova e alle trattative con la Mafia, al golpeBorghese…), mi induce a citare Baudrillard, a proposito della sua categoria del “transpolitico”:“Il corpo sessuato è consegnato oggi ad una sorta di destino artificiale. E un tale destino artificiale è la transessualità. Transessuale non nel senso anatomico, ma nel senso più generale di travestito, di gioco della commutazione dei segni del sesso e, opposto al precedente gioco della differenza sessuale, di gioco dell’indifferenza sessuale, indifferenziazione dei poli sessuali e indifferenza al sesso come godimento. Il sessuale viene fatto poggiare sul godimento (è il leitmotiv della liberazione), il transessuale sull’artificio, sia che si tratti di cambiare sesso, sia che si tratti del gioco dei segni dell’abbigliamento, dei segni morfologici, gestuali, caratteristici dei travestiti. In ogni caso, operazione chirurgica o semiurgica, segno o organo, si tratta di protesi e, oggi che il destino del corpo è quello di diventare protesi, è logico che il modello della sessualità diventi la transessualità e che questa divenga ovunque il luogo della seduzione.
Siamo tutti transessuali. Così come siamo dei mutanti biologici potenziali, siamo dei potenziali transessuali. E non è una questione di biologia. Siamo tutti simbolicamente dei transessuali“.E ancora:
“Ognuno cerca il proprio look. Dato che non è più possibile trarre argomenti dalla propria esistenza, non resta altro che fare atto d’apparenza senza preoccuparsi di essere, né tantomeno di essere guardati. Non già: esisto, sono qui, bensì: sono visibile, sono immagine – look! look!
Non è neppure narcisismo, è un’estroversione senza profondità, una sorta di ingenuità pubblicitaria in cui ciascuno diventa l’impresario della propria apparenza”.
E infine, a proposito degli effetti iperrealisti della “liberazione sessuale”:
“Una volta passata l’orgia, la liberazione avrà lasciato tutti alla ricerca della propria identità generica o sessuale, con sempre meno risposte possibili, data la circolazione dei segni e la molteplicità dei piaceri. E’ così che siamo diventati dei transessuali. Così come siamo diventati dei transpolitici, cioè degli esseri politicamente indifferenti o indifferenziati, androgini ed ermafroditi, che hanno investito, digerito e rigettato le ideologie più contraddittorie, che portano ormai solo la maschera e che sono diventati, nella nostra testa, forse a nostra insaputa, dei travestiti del politico“.
(da“La trasparenza del male – Saggio sui fenomeni estremi”, del 1991, capitolo: “Transessuale”, di Jean Baudrillard )
Al di là del senso di ineluttabilità che trasuda insopportabilmente e nauseante dalle analisi deliranti di Baudrillard (giustificate anche dall’esergo: “Dato che il mondo prende una piega delirante, dobbiamo adottare un punto di vista delirante”)… quest’uomo patetico (nella foto accanto) che ostenta il suo look salmonato senza macchia né interiorità, ben studiato, puramente pubblico, come ha ben evidenziato il blog Kelebek in un suo post, è un esempio di “transpolitico”, di indifferenza al senso, di artificio, di simulazione… ed è nello spirito della contemporaneità… Se non fosse per la sua insistenza penitente-clericale, molto italica ahimè, su termini come “debolezza” per definire (la sua passione per quell’artificio della merce-corpo che si rivela abbagliante in un trans o) la sua passione per l’indifferenziato… o l’indifferenza per le passioni. Come indifferenziati sono i rifiuti che finiranno nell’inceneritore di Albano, a due passi dal Parco dei Castelli Romani, di cui lui ha approvato (sotto ricatto?) la costruzione la scorsa estate. E rifiuto indifferenziato lo sarà anche lui a questo punto… a meno che non si riciclerà, divenendo la bandiera delle minoranze trans-gender… o andandosene anche lui all’Isola dei Famosi.
A questo punto, per coerenza col trionfo dell’artificiale in politica, potrebbe essere proposto un trans alla presidenza della Regione Lazio al posto di Marrazzo. Qualcuno finto, come per altri versi lo è anche Berlusconi… purché non sia ricattabile, in quanto già abbastanza “trans” (semiurgicamente o chirurgicamente) in partenza… (dunque non soggetto a gossip e moralistici scandaletti di provincia… ma qui da noi è il Vaticano che non rende possibile il sincero manifestarsi della mostruosità del “transpolitico”, una forma “perfetta”, totalitaria, carnivora, del potere… pena la fine della credibilità delle favole morali che garantiscono anche i privilegi clericali).
La mia personale opinione è che, contro i deliri della governance post-moderna, debba ritornare (anche contro le fantasie barocche di Baudrillard, che sono “trans” per certi versi, con la loro proliferazione di termini, come fossero protesi da rivendere…) la virulenza di una critica ideologica questa volta sensibilissima (alle minime distorsioni di prospettiva) e, soprattutto, distruttiva nei confronti degli attuali inaccettabili modelli economici e politici.
Una strategia di attacco progressiva, dall’interno, dall’esterno, virale… che si imponga come dis-credito e s-fiducia e rilancio, nel contempo, della strategia e della teoria. Che combatta la sua guerra sul terreno di scontro principale, al momento: quello virtuale, cognitivo… quello delle scelte individuali, quello della lotta alle molte dipendenze che ci impone la mercificazione compiuta (o quasi) del mondo, dei corpi e delle pratiche ad essi relative. E della resistenza alla guerra degli apparati di stato (o delle macchine, o di certa tecnica) contro gli individui, intrapresa sotto il nome pretestuoso, inquietante, genocida e destabilizzante di “guerra al terrorismo”.

Chiavi?
Sembra incredibile, ma questo blog è stato raggiunto dalle seguenti chiavi di ricerca:
– La donna non è fatta a somiglianza di dio
– Pompino gnostico
– Come fottersi per sempre
Ora mi chiedo… com’è un rapporto orale gnostico? Ha a che fare con l’essere aspirati dal Pleroma a partire dai genitali? Oppure… chi mai pensa a “fottersi per sempre”? E vi sarebbe del godimento in questo? Per non parlare della misoginia metafisica che pure non ho assolutamente espresso in questo blog…
domenica 25 ottobre 2009, ore 20:57. Di domenica sembra siano più creativi, e qualcuno cerca: lo sperma sintetico.
Sono un impostore…

Pur non essendoci però, è dappertutto e in ogni tempo, sotto forma di "Poliverso" o "impostura ordinata" (con uno scopo di volta in volta funzionale a qualche altra piccola impostura, che dia localmente l’impressione – io la chiamo "menzogna tattica" – di una macchinazione universale riuscita più o meno bene, dunque credibile in qualche modo – E’ il caso della Scienza, della Religione, come degli altri campi del sapere… o della realtà come tende a presupporla un qualunque essere pensante).
Così io sono "Valerio", che è attributo di ciò che è salutare, ciò che fa bene… e "Mele", da "mel"=miele. Sono dunque, con libera traduzione, il "nettare della salute". Ecco il mio Nome di Nume (o, in latino, Nomen Numinis).
"Mel" del resto è anche nel motto dei Rosacroce: Dat rosa mel apibus = "La rosa dà il miele alle api".
Potete dunque prendermi per "oro colato" (elisir di lunga vita, nettare degli dei, fonte dell’eterna giovinezza, ecc…)… ma sono solo una delle voci possibili di un dio che è, a sua volta, un’evidente impostura.
Ora: può l’impostura di un Impostore essere credibile?
Se immaginate un vocabolario infinito in cui una sola voce possa tendere (crescendo) a diventare l’intero vocabolario (con diverse singolari variazioni), la risposta è "sì"…
Sembra che non capiamo o non crediamo che a metafore, simulacri, impostori… spostamenti… Del resto se ci penso, da che son vivo, non sono mai stato fermo (il cuore che continua a battere, ecc).
Ecco: fuor di metafora, vi è solo movimento…
Nel frattempo, per far finta di potermi capire, dovreste innanzitutto prendermi per un blogger qualsiasi, per un certo "Valerio Mele"… e intuire di volta in volta dove voglia andare a parare la presente impostura che sono (e che siete)… E questo vale per qualsiasi altro autore o altra persona in generale… (dato che l’Impostore "parla ovunque e costantemente attraverso ogni lingua", come scriveva Derrida alla fine del suo saggio "La différance"… ma a proposito dell’essere).
Ecco: il "movimento" non è che questo agitarsi di imposture (non necessariamente maligne)… piuttosto simili, ma molto spesso in contrasto.
Hai presente le onde del mare?
Scarpe diem – ovvero la Rieducazione di un Selvaggio (DVD)
Su YouTube il video completo!

Ritrovato dopo diverso tempo, dovrà reimparare i modi del vivere civile, aiutato nell’arduo compito da un misterioso Educatore (interpretato da Valerio Mele), del tutto identico al suo maggiordomo Porfirio, che si fa chiamare Jean Jacques e che lo ribattezzerà col nome di Emile.
Ma nonostante gli sforzi, qualcosa non va come dovrebbe…”.
Sul sito dei Supersenior, c’è anche una recensione di Nicola Giudetti.
E’ una sorta di parodia trash, grottesca e un po’ naif dell’Emile, la celebre novella pedagogico-filosofica alquanto insopportabile, di Jean Jacques Rousseau… Qui, anziché essere un bambino, Emile è grande e grosso e non approda alla civiltà dopo un lungo tirocinio a contatto con la Natura, ma compie il percorso inverso. Tutto il contrario di un individuo mite e naturalmente incline alla virtù, egli cerca l’isolamento non per migliorarsi, ma per una sorta di felice, quanto motivato, rifiuto del Mondo e dei suoi grossolani inganni, sintetizzabile appunto nel grido di battaglia: “Scarpe diem!“.
(L’idea è nata anche dal lancio di scarpe da parte di quel famoso giornalista iracheno…).
Su YouTube è possibile vedere l’intero video:
L’io è un bersaglio convinto di essere l’arciere
Noi non siamo da meno… dopo che un’interlocutore scambia poche battute, spesso capiamo (di -getto, non per prevenzione, si spera) dove vuole andare a parare, prima ancora che si entri nel merito di un qualsivoglia argomento o di complicate discussioni. Basta vedere i concetti come luoghi e il pensiero come un movimento, per andare a “segno”…
Questo io lo chiamo il -getto. In luogo del sog-getto. La freccia scagliata dal “fuori-di-sé” verso l’io. Divenuto una specie di S. Sebastiano…
O qui:
Se Dio esistesse…
“Se Dio esistesse,
comunque non saprebbe
di essere Dio…
né avrebbe potere alcuno”
Ti spezzerò la spina dorsale

se le periferiche continueranno
a connettersi ad essa.
senza dover trapassare
midollo (H) e cuore (+)
per chiederlo all’ippocampo,
sotterranei,
prima di secernere i suoi bit
di pus e silicio.
senza che il Centro lo sappia.
Io e te,
nel silenzio senza spie
della cospirazione inerte,
siamo l’inizio
di questa frattura.
Non parlo a voi tutti.
SOLO A TE
che non sei qui
nel luogo dei crocicchi
casuali ed eccitati,
esposti alla copula pubblica.
E al risveglio dal sogno
vi sarà del sangue
reale
e mura spaccate.
Nessuna spia.
Né spine, né dorsali.
Né Centro.
Solo spirali.


la connessione [2]
si aggirerà per
le dorsali oceaniche
a proteggere
i nostri dati
discontinui e criptati.
Comunicheremo scintille
al posto del codice binario.
E sabot.
La Banca di Dio: fede e giusto prezzo.
– Toc, toc!
– Chi è?
– Sono Dio… Suo Figlio.
– Ah!… Si accomodi…
Quel che ci siamo detti non posso raccontarvelo, per ovvie ragioni, ma quando era sull’uscio per andarsene, Gli ho dato trenta pezzi d’argento e Gli ho fatto:
– Ti basta?
– Sì, è il mio prezzo…
– Meno male… pensavo di più.
– Corro a darli al Vasaio!
Mah… forse lo fa per un fatto scaramantico, ho pensato. Forse trenta pezzi d’argento portano male… Di sicuro, se Egli fa così con tutti, questo Vasaio dev’essere davvero molto, molto ricco…
Solo molto tempo dopo mi ripresi dall’incantesimo e mi accorsi che si trattava di una truffa. Ma anche questo era stato previsto e profetizzato…
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
(dal Vangelo di Matteo 25,14-30)
Lo Scorticato
Xipe Totec (=”Nostro Signore lo Scorticato”).
“Per gli Aztechi era un dio della fertilità. Per celebrare la primavera e il germogliare della semina, venivano offerti a questa divinità sacrifici umani, durante i quali alla vittima veniva strappata la pelle, indossata poi dal sacerdote, in quanto la vittima, diventata come il dio, ne diventava il portatore con cui identificarsi”. Nell’illustrazione si intuisce come si possa calzare la pelle di un altro…
Ecco un caso in cui essere una persona (=”maschera”, secondo l’etimologia latina) può fare molto male!
Dedicato a tutti gli ipocriti che bramano l’Assoluto (del loro potere, strappando la pelle altrui a vivo)… il Plusvalore lievitato a dismisura, di cui parla Gog & Magog nei commenti su Eschaton.
Ricordo che per me non c’è Assoluto che non sia un’Eccezione, ovvero una vile e infinitesima (iperreale?) contingenza…
(E questo grazie anche ad un insieme di numeri prossimi allo zero, sottovalutati da Leibniz – inventore della logica binaria, quella dei nostri computer – e poi ripresi in considerazione da eccentrici matematici nel XX secolo…).
Avere esperienza di tale assoluta eccezione può anche essere fonte di gioia e di allegria co(s)mica…
Perché deve risorgere Uno solo?
Perché aspettare l’Apocalisse?… Resurrezione di massa! Subito!
Senza Giudizio…
Democrazia terminale
Nel giorno successivo alla vergogna delle leggi razziali in Italia (denuncia dei clandestini da parte dei medici, schedatura dei clochard, via libera alle ronde, permesso di soggiorno a punti…), il presidente del consiglio pronuncia frasi in linea con la sua impunità e il suo irresistibile umorismo:
"Io, francamente, immaginavo con l’ottimismo che mi è normale, che si potessero superare da parte del Colle queste posizioni legate a fatti giuridici anche non condivisibili e che noi non condividiamo".
(I "fatti giuridici" sono una sentenza che ha superato i tre gradi di giudizio…). Finalmente può fare quello che gli pare indipendentemente dagli altri "poteri"… La volontà di uno solo contro gli apparati che rappresenta e contro sentenze e costituzione. Un vero anarchico al potere… come l’Eliogabalo di A. Artaud o "Ubu re" di A. Jarry, ma con meno fantasia… Una specie di messia che, con la scusa di salvare la vita di una cittadina, si arroga, scavalcando magistratura e presidenza della repubblica a colpi di decreti, il diritto di vita e di morte su ciascuno di noi… spaccando il paese in due con un colpo di accetta e con dualismi mitologici improponibili nella loro licenziosità poetica. Metafore davvero brutte… da anacronistica guerra fredda… freddure da lasciare gelati… accostamenti da riprogrammazione neuro-linguistica, che non lasciano scampo ai "poveri di spirito":
"Ci sono due culture che si confrontano: da un lato c’è la cultura della libertà e della vita, dall’altro quella dello statalismo e, in questo caso, della morte. E noi – ha concluso – siamo per la vita e la libertà".
Chi mai può essere contro la vita e la libertà? (La libertà, ovviamente, è la sua… è infatti a piede libero grazie alla sua concezione dinamica dello stato, che può cambiare le regole in ogni momento, a seconda dei suoi interessi o dell’umore dell’audience, la vera disgrazia dell’Italia…). Ieri ventilava l’ipotesi necrofila e grandguignolesca di un figlio da una cittadina terminale… sostenendo che una donna in coma da 17 anni potesse procreare…
E noi tutti, in Italia, siamo cittadini terminali… tranne i clandestini, che qui hanno libertà di morire in pace (se sopravvivono ai container nel deserto e agli accordi italici con il "Re dei re tradizionali d’Africa" Gheddafi)… e hanno facoltà di diffondere liberamente il colera se non vogliono essere denunciati.
P.S.: Il premier (dopo aver di nuovo ricordato – brr… – che trattasi di cittadina "con delle funzioni come il ciclo mestruale attivo") aggiunge: "E se fosse possibile farla risvegliare?"… Io di conseguenza rettifico la mia definizione di "cittadini terminali" con quella più inquietante di "cittadini-zombie"…
Imperterrito, continua a travolgere le istituzioni, imbrattando la Carta cui ha giurato fedeltà e definendola "costituzione russa"… una specie di insalata di leggi comuniste, insomma…
La spiegazione, forse, sta nel fatto che ci sono nano-particelle di coca nell’aria, fuoriuscite dagli inceneritori…
Altri aspetti razzisti del decreto in questione… Tratto da "Sono tornate le leggi razziali" di Gianni Barbacetto:
"Con il Regio decreto legge del 17 novembre 1938 (provvedimenti per la difesa della razza italiana) furono introdotte nell’ordinamento una serie di misure persecutorie, la prima della quali consisteva nel divieto dei matrimoni misti (art. 1 "il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito"). Adesso è tornato lo stesso divieto. Il disegno di legge sulla sicurezza votato dal Senato, prevede (art. 39, comma 1, lett. f) e art. 5) l’impossibilità giuridica per gli stranieri, che non siano titolari di un permesso di soggiorno in corso di validità, di contrarre matrimonio. Il che significa che, sia pure in modo mascherato, è stato reintrodotto nel nostro ordinamento il divieto dei matrimoni misti (fra cittadini italiani e cittadini extracomunitari in condizione di irregolarità amministrativa)".
"Con la nuova legislazione gli appartenenti alla razza degli immigrati extracomunitari, non dotati di titolo di soggiorno, non possono compiere atti di stato civile. Questo significa che una donna che partorisce, non potrà riconoscere il proprio figlio naturale, che nascerà come figlio di nessuno, e quindi verrà tolto alla madre naturale ed affidato ad un istituto".
Tachioni: più veloci della luce!
E’ ormai un fatto che la fisica quantistica inventa un tal numero di possibili eccezioni al modello standard che vien da pensare che l’eccezione abbia un posto preminente nell’ambito delle teorie del tutto. Questa simpatica animazione illustra come le onde componenti della luce bianca (quelle coi colori dello spettro) in alcuni momenti (quando sono tutte "in fase") danno luogo a fenomeni di "dispersione anomala" della velocità di propagazione della singola onda bianca (quel sussulto di onde che vedete ogni tanto nel grafico e che scorre più veloce)… I fisici dicono che la media, la "velocità di gruppo", prevale sull’anomalia della velocità superluminale (più rapida della supposta velocità costante della luce) che potete osservare… Dev’essere un pensiero viziato dall’idea della democrazia: la maggioranza vince, le anomalie non esistono se turbano il modello conosciuto… Dal canto mio io credo che qualcosa sfugga… e fugga fuori del nostro paradigma spazio-temporale…
Un’altro esempio del fuori paradigma che tanto mi sforzo di sottolineare, insieme al suo corollario di inversioni e anticipazioni temporali e di paradossi logici, risiede nell’ipotesi di "qualcosa" che possa essere sempre stato più veloce della luce…
Recita la Wikipedia a proposito di "tachioni": "Nella relatività speciale, mentre è impossibile per un oggetto accelerare fino alla velocità della luce o muoversi alla velocità della luce, non ci sono limitazioni al fatto che possa esistere qualcosa che sia sempre stato più veloce delle luce. L’ipotetica particella elementare che ha questa proprietà è chiamata tachione. Curiosamente la velocità del tachione in base alla relatività non può mai scendere sotto c [n.d.r.: la costante della velocità della luce]. La loro esistenza non è stata né provata né smentita, finora però i tentativi di quantizzarli hanno mostrato che non possono essere usati per comunicazioni a velocità superluminali.[3] Comunque, poiché i tachioni hanno una massa a riposo immaginaria sono considerati non concreti".
E mi chiedo di me stesso: "E io? sono concreto? utile? comunicativo?… Parlano del cittadino modello o di una particella?".
Le conseguenze possono essere, nella realtà che viviamo, che questa ci appaia in ritardo rispetto a questo "qualcosa" che arriva prima e che non sappiamo quali "leggi" segua o se possa in qualche modo interagire con la materia (anche se, come dicono i fisici, non trasporta informazioni… magari non rilevanti solo per i nostri parametri scientifici o percettivi… ma non per altro che potremmo indagare e scoprire o che agisca nell’inconscio, nella non-evidenza, nell’ombra…).
Vi lascio con un esempio grafico di tachione che corre più veloce della luce sino a che, "sganciandosi" da essa, entra in un’altro paradigma che la nostra immaginazione fatica a figurarsi…
…nell’attesa spasmodica dello scontro di particelle nel sottosuolo della Svizzera che ci fornirà qualche paradosso e qualche eccezione in più… che le menti scientifiche e democratiche non sapranno mai sbrogliare.
Quel che intendo dire è che l’eccezione arriva sempre prima della regola.
Anche la demenziale, goliardica e patafisica Nonciclopedia s’è occupata di tachioni! Imperdibile la scoperta delle particelle mecojoniche!…