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Articoli con tag “terrorismo

L’ovvietà degli attentati nella “società gassosa”

In un certo senso
questo attentato
rientra nell’ovvio…

E’ così che si muore:
a casaccio…
fine delle competizioni
per qualcuno.

Un po’ alla volta è la consuetudine.
Tutto in una volta l’eccezione
…ma non cambia la sostanza.

Se poi nelle pieghe del sistema vi sono suggerimenti (mandati in onda in documentari dal taglio smart e accattivante, su YouTube e internet) su come costruire certe robe, l’evento diventa ancora più ovvio… anzi, direi che viene sognato (anticipato da film e fiction), invocato, istigato… è un difetto del sistema, un attrattore strano che però serve a far acquisire nuove forme alla mostruosità (la Grande Testa o la Grande Macchina) che si vorrebbe impossessare di tutto. L’eccezione (intensa) che conferma (ed estende) la regola. Improvvisa rivelazione della guerra nel bel mezzo della “società civile“… che non è quell’entità “pacifica” che si propaganda.
E’ ad ogni modo l’attentato perfetto perché l’attuale sistema di smaterializzazione del valore performi al meglio e si rivolga contro chi è diventato da un bel po’ di tempo “inutile”… Nessuna causa ideologica, nessun soggetto, nessuna rivendicazione, se non postuma e posticcia… In qualche modo sono eventi che si autogenerano, fanno il loro lavoro all’interno del sistema della divisione del lavoro. E danno ovviamente legittimità alla reazione organica delle istituzioni (o della parata di brandelli che si insiste a far sfilare…), che altrimenti franerebbero sotto la pressione della miriade di flussi di denaro che le attraversa… come attraversa il corpo della società.
Quando la società diventa gassosa, i compartimenti stagni della divisione del lavoro, che si insiste a volere arginare, tenere separati (anche per etnie, generi, religioni, ideologie e nazionalismi) e mettere l’uno contro l’altro, tendono a deflagrare o smottare “naturalmente” non appena vengono messi sotto pressione… Questa volta è toccato alla categoria random degli “appassionati di maratone cittadine”… E’ il fracking della società.

Altri miei post su temi analoghi: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7


POSTLUDIO

Il più ostile a questo sistema è il suo centro… ciò che lo legittima. Se questa ostilità fosse più diffusa e senza soggetto, probabilmente il sistema si rivolgerebbe contro se stesso. Che è un po’ quello che accade. E non è detto che non sopravviva proprio grazie a questa paradossale e provvidenziale “modalità provvisoria” (al di là di qualsiasi capro espiatorio o istanza soggettiva).
Forse bisognerebbe proprio evitare il centro, il sistema e l’ostilità… anche se sono già attrezzati a dare una “ripassata” a ciò che potrebbe evitarli… passano e ripassano, come satelliti in orbita… come droni striscianti, volanti o con rapidissime zampe d’acciaio.

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Questi “organizzatori di eventi” emotivamente coinvolgenti (o di “eventi che legittimano organi“) si fanno sempre più scaltri… (ora ci toccherà rivedere lo stesso evento migliaia di volte… mentre le interpretazioni prendono progressivamente e inesorabilmente il posto della realtà… altrove invece, si continuerà a morire e basta, senza telecamere…).

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Dall’organizzazione degli eventi agli eventi che organizzano.

…i cosiddetti “simboli”, la moneta tonante del dominio… quella che legittima i suoi organi con la violenza diffusa… ma che al contempo espone alla dis-organizzazione, all’embolia di qualsiasi processo, al rischio del non ritorno di alcun utile…

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“il killer verrà cercato porta a porta. La città è in stato di assedio“.
[…]
“casa per casa”

Scrive l’ANSA, dopo che stavo cercando guarda caso proprio la trama del film “Borat”:

Tirava di box, il suo film preferito era “Borat” (il bizzarro giornalista kazako inventato dal comico britannico Sacha Baron Cohen), voleva fare l’ingegnere e diceva di “non avere neanche un amico americano perché non li capisco“.

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Certo che se si dovesse uccidere tutto ciò che non si riesce a capire… ci sarebbe la dittatura del semplice, del superficiale, della prima impressione, del cittadino impazzito, di ciò che sembra cartesianamente chiaro ed evidente, dell’idiota che crede di sapere tutto… forse il problema è che si sono sviluppate teorie e sistemi incapaci di convivere con l’estrema frammentazione del reale… con le molteplici divisioni che ci solcano… non esiste ancora una rinuncia ufficiale e definitiva a cogliere la totalità… tutti sembrano ancora rincorrere questa chimera distributrice di sensi apparenti, dispensatrice di segni, di feticci, di denaro… di equivalenti generali di una realtà comunque singolare nella sua molteplicità inafferrabile…

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Insomma è confermata la capacità della feroce società statunitense (e non solo) di autoattentarsi, dato che stiamo parlando di americani senza una identità inquadrabile in statistiche o, comunque, con un profilo social molto stratificato… come quello di tanti…
E’ chiaro che l’intestardirsi su identitarismi, territorialismi e universalismi produce tutto questo… credo proprio non si possa opporre sensatamente la caccia all’uomo e la giustizia stile far west a certi effetti collaterali del fracking sociale (a meno che non si vogliano forzatamente lasciar proliferare l’anomia borderline e le identità in rovina per tentare di legittimare – lo trovo davvero impossibile – la sola Identità ad essersi presa, con la forza, il monopolio mondiale della violenza…).

Stranissimo, affascinante ed enigmatico (a proposito di identitarismi borderline) il video di un camaleonte che prende il colore di vari occhiali da sole che gli vengono presentati davanti al suo lento incedere, mentre si sentono preghiere musulmane sullo sfondo… era presente sul canale YouTube del presunto assassino assassinato (Tamerlan, che era appassionato di trance music e islam neanche in modalità fondamentalista, almeno da quel che si può capire… per il resto vedo un virile mix di nazionalismo ceceno, mimetiche e boxe…).

Ovviamente l’americano medio (da vero fondamentalista) reagisce insultando nei commenti su YT l’assassinato e promettendo una pioggia di proiettili anche sul fratello come su tutti i musulmani indistintamente… o alludendo alla frociosità dell’attentatore che non sarebbe stato all'”altezza” di Breivik… o ipotizzando che fosse stato vittima di uno stupro anale in Cecenia…
Al presunto attentatore sembra piacessero canzoni hip-hop deliranti, che invitavano a difendersi dai tanti complotti di cui l’idiota medio sarebbe vittima, nell’unico modo che viene tanto propagandato, difeso e accettato in USA… e cioè quello di riempirsi di armi… Loro, da novelli americani, forse le avrebbero anche usate…

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CADUTI DAL PERO…
“Come due fratelli che sono cresciuti qui possono essersi rivoltati contro il nostro Paese?”, si e’ chiesto il presidente Obama… che con questo evento coglie l’occasione per mettere in pratica spettacolarmente l’efficacia delle sue kill list… (sembra che il protocollo sia: si uccidono i sospettati prima di sapere oltre e poi si fanno sparire tutte le eventuali prove sia d’innocenza che di colpevolezza…).

“La madre però fornisce una notizia importante quando dice che il figlio aveva avuto problemi in relazione all’estremismo islamico e il FBI lo ha contattato e controllato diverse volte negli ultimi anni. Dichiarazioni che alimenteranno le polemiche sull’operato dell’agenzia, il cui l’interesse per Tamerlan è stato confermato anche da altre fonti”.

I contatti si possono prendere per tanti motivi… Nutro forti sospetti su tutta la messa in scena con “stato d’assedio” finale e applausi ai boia… Ma ad ogni modo qualsiasi retroscena ci sia dietro l’esplosione delle due pentole a pressione, permane il fatto che si è raggiunto l’effetto desiderato: esercito che vaga “strada per strada”, “casa per casa” (occhio per occhio, dente per dente), la caccia alle identità difformi (anche su internet), la rappresaglia, tante pallottole a segno, la soddisfazione per il ripristino dell'”ordine”… della “sicurezza”… il consenso paranoide e “sentimentale” di una società violentissima alle esecuzioni sommarie… l’evento terroristico è solo un momento subito/istigato, normale, ovvio di quel frame istituzionale.


La guerra in Mali è dunque (in)finita?… ed è più “world” o “etno”?

Continuo le mie riflessioni sulla guerra in corso iniziate nel post precedente
Bisogna spulciare tra i video prodotti all’estero per poter vedere come sono abbigliati, quali bandiere sventolano e quali armi usano i fantasmi alqaidisti contro cui le forze armate francesi (con quelle italiane e statunitensi in appoggio) sono in guerra nel Mali (checché se ne dica…). Qui un riassunto dei prodromi di questo conflitto. Innanzi tutto sembra che non si tratti di fantasmi del tutto incorporei (probabilmente l’improbabile nettezza dello schieramento alqaidista così come viene narrato dai media internazionali, fa sembrare questi padroncini del deserto piuttosto  finti nel senso etimologico di plasmati… fabbricati e confezionati ad hoc per le TV e l’immaginario securitario di tutto il mondo, sempre oscillante tra il paranoide e il terrorizzato dal bau bau di turno). Certo, un news network “indipendente” (finto alternativo e un magari zeppo di “infiltrati”) come The real TV di stanza a Washington, con collaboratori come Chomsky, è da prendere comunque con le pinze… Per esempio, c’è l’idea ricorrente che i gruppi che hanno occupato il nord del Mali provenissero dalla Libia e siano stati armati dalla recente guerra per uccidere Gheddafi (probabilmente da inglesi, francesi e quatarini, su suggerimento della nuova strategia obliqua del Pentagono… la stessa che sembra aver ideato il recente colpo di stato in Mali, operato da ufficiali maliani formatisi in USA, come sostiene il video di the real TV…). Io credo che sia un po’ troppo complottista però l’idea che svariati gruppi di “integralisti islamici” siano tutti infiltrati dalle strategie oblique statunitensi… Si considera troppo potente un impero che si dimostra invece piuttosto “mean”, meschino, nei mezzi e, militarmente parlando, non troppo sagace e raffinato… è tutt’al più capace, anche per risparmiare qualche dollaro, di suscitare il caos – shakerando prima dell’uso le divisioni etniche (che hanno pur sempre una base razzista, sono un po’ il razzismo politically correct in tempi di democrazia…), nazionali e religiose di una data regione – vedere come evolve la situazione con i compagni di merende disposti o in azione sul campo e, giusto se le cose non vanno come pianificato, intervenire con la stessa enfasi che ultimamente pervade le previsioni meteo (tendono a dare nomi roboanti, tratti dalla mitologia o dal peggiore metaforismo, sia alle operazioni militari che alle perturbazioni o agli uragani, forse per suggerire un senso di ineluttabilità, astratta fatalità e predestinazione alle missioni “liberatrici” del complesso militare industriale o postindustriale)… o intervenire con la stessa logica fondante della civiltà sorta dopo Hiroshima… che solitamente prima bombarda e molto dopo sbircia coprendosi gli occhi o mangiando patatine, tutto ciò che si incenerisce per terra. Ritengo che in quella regione di nessuno che è il deserto, in questo caso il Sahara occidentale, dove per decenni  sono state ricacciate popolazioni (cui in alcuni casi è persino stata cancellata la nazione di provenienza con un tratto di penna, cui sono stati bombardati villaggi col napalm!), possano trovare temporanee alleanze moltitudini erranti (anche nomadi) di guerriglieri e individui che odiano di un odio viscerale gli “occidentali” (e dunque gli americani che ne sono il referente principale, più potente ed egemone), con le loro mire imperialiste, l’accaparramento delle risorse naturali e l’impoverimento programmatico delle popolazioni locali, che hanno la sventura di avere sotto il suolo giacimenti di petrolio, uranio, oro e compagnia bella… Sì, possono essere odiati… non sono irresistibili, non sono il mondo migliore che possa esistere, come si raccontano, quello che assimilerà tutto ciò che si oppone loro, non sono quel popolo benvoluto e continuamente god-blessed che credono di essere… tuttalpiù una moltitudine (pur sempre particolare e storicamente determinata) di macchine-umane variamente assemblate e in miserabile competizione tra loro. Si eccitano, si elettrizzano e si entusiasmano così…


Lyotardiano nello stigmatizzare gli africani, cui piacerebbe libidinalmente essere schiavi, diretto nell’accusare di terrorismo di Stati Uniti, sagace nel sospettare che il vero obiettivo degli USA è probabilmente l’Algeria di Bouteflika (aggiungerei io: dati i suoi rapporti con la Cina e la non sufficiente, secondo la strumentale opinione degli Stati Uniti, collaborazione nella “guerra al terrorismo”), feroce nei confronti del presidente del Mali installato dopo il golpe che ha subito invocato l’aiuto degli ex-colonizzatori, l’uomo nel video qui su (un simpatico africano residente in USA credo, dall’aspetto quasi presidenziale ma dai toni molto più incazzati dell’attuale comandante in capo delle forze armate USA) per altri versi pone le basi, con i suoi discorsi di autodeterminazione armata panafricana  (ma non c’è mai stata una comunità continentale africana, come del resto non è possibile che ci sia una comunità unita di tutti i viventi presenti un continente anche altrove…), di una potenziale guerra su basi etniche (se non razziali) o di un conflitto con gli arabi, che sarebbero senza alcun dubbio, secondo lui, tutti pagati dalla CIA per destabilizzare stati altrimenti pacifici…

Volevo solo far notare come anche nell’opporsi alla violenza globale del dominio statunitense e “occidentale” si rischia di formulare giudizi del tutto interni allo stesso paradigma che si intende contestare… si agitano sempre spettri, fantasmi di qualcosa che non c’è (come le etnie, le comunità, le identità, i generi, i diritti, le divinità varie) in nome del quale battersi, uccidere, morire… Semplificare in questo modo non è certo la via più efficace per uscire dall’attuale pantano… Ho un’altra idea di semplificazione, che magari tenterò di spiegare in altri post…


“In Mali non è finita”, dice il professore Chester Crocker dell’Università di Georgetown, assistente alla Segreteria di Stato per gli affari africani nel 1980 ed esperto di sicurezza internazionale e gestione dei conflitti.

“Se le forze africane presidiano le città, ciò significa che il resto del territorio sarà nelle mani del nemico”. Ecco come parlerebbe un vero paranoico…
Senza contare che “sarà fondamentale che i francesi, così come gli americani, i britannici e i vicini africani, siano in stretto coordinamento con gli algerini, essenziali in questa storia.
Naturalmente all’interno delle cellule islamiche di cui stiamo parlando molti sono algerini, non Tuareg del Mali o della Libia, sono algerini“. Lo dicevo che questi mirano a destabilizzare l’Algeria!… (del resto i media facevano il tifo per le primavere arabe e si dolevano per la poca spettacolarità e il fallimento delle sommosse in Algeria… o in Marocco).

Pure rousseaiano il professore yankee quando dice: “Quello che richiederà tempi lunghi sarà piuttosto la necessità di ricucire e ricostruire il tessuto politico e il contratto sociale del popolo”
Fino ad ora il Mali in America era conosciuto più che altro per il film in cui Martin Scorsese sosteneva la panzana che lì fosse nato il blues… (ma si sa, gli americani mandano avanti prima Hollywood… l’hanno fatto anche con noi… Pensano a come rendere profittevoli le risorse culturali locali… lo fecero col neorealismo… Prelevano solo quegli elementi che possono essere messi in comune col loro modo di vedere… danno una chance… e nel frattempo pensano a dove installare basi militari).

Tra l’altro questa faccenda del blues è stata impiantata pure nelle popolazioni saharawi (quelle di cui parlavo prima, bombardate col napalm dai marocchini nel 1975… dopo il dissolvimento della colonia spagnola del Sahara Occidentale)… Furono ricacciate in un campo profughi dipendente dagli aiuti ONU che si trova in Algeria poco sopra il Mali (ci deve essere qualcosa che proprio interessa, da quelle parti)… Mariem Hassan, che in questo video, che incrocia in modo un po’ forzato blues e litanie saharawi, canta accompagnata da chitarra elettrica, dai campi profughi è finita a fare concerti in giro per il mondo…

A proposito di fronte frattale del conflitto.

Anche io mi sono dedicato ad “Alchimie etniche” in musica, ma più per trovare punti di contatto tra culture e sensibilità diverse, aprire le limitate strutture occidentali ad elementi nuovi o, più probabilmente, per mischiare materiali sonori senza un centro che si potesse definire “etnico” o “world” (anche se oggi avrei chiamato il CD “Alchimie modali” per non incorrere in equivoci)… e “world” è una sorta di “centro di recupero” globale per anomie locali… queste operazioni le fanno altri per colonizzare… per assimilare culture e popoli nella Grande Macchina della Competizione… Così come fecero con gli schiavi negri nei campi di cotone: come hanno confezionato tessuti dal cotone raccolto, hanno anche confezionato il blues da chi raccoglieva cotone… e comunque sempre roba grezza per farci altre robe più raffinate su cui farci soldi è (nel mio caso, il mio pezzetto di cervello in affitto, la percentuale coloniale del 50% sull’insano privilegio dei diritti di proprietà intellettuale del “vivaio di musicisti” della Rai, come lo chiamava un funzionario di quelle parti…). Non posso dirmi “innocente”… gli “scopi nobili” vanno sempre a farsi benedire, quelli ignobili restano… (del resto alla Rai non potevano essere interessati se non avessero percepito un principio di malvagità in quello che ascoltavano… “più percussioni”, suggerivano… “più musica suonata con le mani, meno loop”… ma io non avevo nulla di autoctono, di originale, di tradizionale, da proporre… la mia immaginazione non ha un territorio, una legge (forse delle regole del gioco, sempre mutevoli)… mi avevano scambiato per qualcosa che non sono (non avevo alcuna intenzione di travestirmi da arabo o turco o indiano come si usa fare tra molti musicisti attratti dall’esotico per estrarre tradizioni pure con lo stesso spirito del WWF nei confronti degli animali in via d’estinzione… o sistemare tappetini da ginnastica e altarini Ikea come fanno certi fissati con lo yoga e le religioni orientali… che non sono certo sadu)… ma senza né Tradizione, né piena conformità alla moda – o allo sfruttamento – del momento si rimane in una terra di nessuno, che è appunto la mia… e quella del branco di post-moderni sparsi per la società postindustriale con tante idee e capacità, ma poche relazioni produttive indipendenti… e non parlo di nicchiette culturali… Insomma più che un “vivaio”, a me sembra una tonnara… o un deserto).


Complicare o semplificare? | L’ambivalenza della guerra in corso

Il nostro edificio è bellissimo, perfetto… Non riuscirete mai a farne uno simile… Occorrono decine, centinaia di anni per pensare un’architettura così complessa e condivisa… e comunque, con-dividui, nel caso aveste idee diverse, abbiamo i droni…
[…]
Provate a tornare a casa… non ce l’avete una casa!… e allora provate a vagare fino a trovarne una… nomadi pezzenti.

(da “Adaequatio rei ad imaginem” di Valerio Mele)

Innanzitutto bisognerebbe capire a quale guerra in corso mi riferisco… Forse alla IV Guerra Mondiale di cui parlava Baudrillard?

“La prima [guerra mondiale] aveva posto fine alla supremazia europea e all’era del colonialismo; la seconda al nazismo; e la terza al comunismo. Ciascuna ci ha portato sempre più vicini all’ordine mondiale unitario di oggi, che si sta ora avvicinando alla sua fine, in ogni parte, ad ogni lato in lotta contro forze ostili. Questa è una guerra di complessità frattale, condotta su scala mondiale contro realtà singole ribelli che, come gli anticorpi, oppongono resistenza in ogni cellula”.

1 – Rassegna di blog sulla guerra in Mali e non solo…

(consiglio di prendere fiato prima di leggere: vi sono domande molto lunghe e piene di parentesi)

…o mi riferisco a questa nuova guerra in Mali (che pur ho cominciato a seguire in un commento che ho intitolato  “L’ITALIA E’ IN GUERRA (di nuovo) MA LA CHIAMANO “SUPPORTO LOGISTICO” in cui narro le gesta e le opinioni di Prodi, Terzi, Leon Panetta, Bersani e alcuni giornalisti inqualificabili… azzardando alcune ipotesi circa la nuova strategia indiretta del dominio statunitense),  le cui motivazioni reali [più che appassionandosi agli scontri tra i ribelli Touaregs del Mouvement National de Libération de l’Azawad MNLA, forze governative invocanti l’aiuto del protettore globale, fantomatici integralisti-terroristi-alquaidisti dai metodi talebani come Ansar Dine, il Mouvement pour l’Unicité et le Jihad en Afrique de l’Ouest (MUJAO), Al-Qaïda au Maghreb Islamique (AQMI) e Boko Haramvenuti fuori non si sa da dove e finanziati non si sa da chi, di cui si sa solo quello che passa la propaganda guerrafondaia occidentale – e chissà quante altre ulteriori etnie e gruppi maliani…] si spiegano comunque in buona parte dando un’occhiata alla mappa di uno stato posticcio (messo su da un golpe militare per rimpiazzarne uno corrotto, marionetta ultraliberista dell’IFI) sezionato dai diritti di esplorazione (concordata evidentemente da team multinazionali, da squadre munite di squadrette) delle compagnie petrolifere?…

…o [le motivazioni reali di questa guerra in Mali] si spiegano meditando sulle altre risorse naturali di cui il paese è ricco (“fosfati, ferro, molto oro estratto dalle sabbie del Sahel, diamanti, petrolio, uranio, bauxite, manganese, ecc.”)… o su questo movente da società gassosa che suggerisce Olympe de Gouges?

Il ministro delle miniere del Mali, Amadou Baba Sy, ha firmato, il 18 dicembre 2012, un decreto attestante l’acquisizione da parte dello Stato del blocco 4 del bacino di Taoudeni, precedentemente concesso a ENI e Sonatrach (Sipex), multinazionale algerina (2° esportatore di GNL e GPL e 3° esportatore di gas naturale del mondo) dallo spodestato presidente Amadou Toumani Touré.

Di quale guerra in corso stiamo dunque parlando?… Un post notevole di Miguel Martinez inquadra il fenomeno Mali per come lo possiamo leggere in questo momento, con tre racconti, un’ipotesi e due vie, fornendo una lettura per certi versi in trasparenza dei mutamenti del mondo e delle società (anche “occidentali”) nell’epoca del superamento della forma stato-nazione… nell’epoca della “globalizzazione” intesa come smaterializzazione dei confini dello sfruttamento:

  • Racconto primo, che è l’unico che sentirete nei media o dai politici. Ci sono i soliti Pazzi Terroristi Islamici, che questa volta agiscono nel Mali, che sta da qualche parte tra l’Afghanistan e l’Iran, forse. Sgozzano, vietano i film, picchiano le donne. Due minuti d’odio. Ma ecco che si alzano in volo i nostri luccicanti bombardieri dotati di insetticida, evviva!

  • Racconto secondo, leggibile in represensibili angoli di Internet. Ci sono, è vero, i Pazzi Terroristi Islamici, solo che sono al servizio dell’Emiro del Qatar, che è amico dell’Occidente, e quindi è tutta una truffa.

  • Racconto terzo, reperibile anch’esso solo in luoghi reconditi. Ci sono i saccheggiatori francesi, o americani, che stanno facendo un’ennesima guerra per riportare a casa un carico di… segue un lungo elenco di risorse naturali, tratto da Wikipedia.

Voglio però costruire lo stesso un’ipotesi, magari piena di bachi. I paesi che si definiscono “civili” hanno avuto negli ultimi due secoli come caratteristica fondamentale lo Stato Nazione. Si tratta di un immenso dispositivo impersonale che tiene insieme la società.
[…]
Il Mali, disegnato sulla carta da qualche amministratore francese poco amante dell’arte, è uno dei paesi più poveri del pianeta.
[…]
Le ricche risorse minerarie non solo non danno lavoro, ma provocano la cacciata dei contadini dai loro villaggi.
E il paese è popolato da almeno tre grandi etnie che non si amano affatto. Quindi, uno Stato Nazione semplicemente non ci può essere nel Mali.
[…]
Il Mali si trova su due vie fondamentali. La prima è quella dell’emigrazione dei nigeriani verso nord. La seconda, a sorpresa, è la nuova grande via della cocaina sudamericana verso l’Europa, per valori che superano quello di tutto il prodotto interno lordo di molti paesi della regione. Quindi, ciò che succede nel Mali si ricollega sempre alla Grande Idrovora, al nucleo del dominio che risucchia il mondo, e alle incessanti lotte per attaccarsi alle sue tubature. Quando non c’è uno stato nazione, o c’è solo per finta, la società si organizza in altri modi. Questa è ormai la regola in vaste aree del mondo, forse la maggioranza.
[…]
Tutto questo diventa interessante, se ci rendiamo conto che si tratta di un processo mondiale. Lo Stato Nazione inizia a crollare in realtà a partire dal centro del dominio: lo constatiamo tutti anche qui, dalle infinite piccole crepe.
[…]
Una vicenda come quella del Mali diventa così di enorme interesse, ma non per il gusto di fare il tifo di squadra. Per capire il futuro del mondo.

Alessandra Corrado di Uninomade, dopo aver descritto in modo chiaro e lineare la situazione attuale in Mali e le ragioni che avrebbero portato popolazioni nomadi ad alzare il tiro delle rivendicazioni territoriali fino a chiedere l’indipendenza dei territori a nord del Paese, giunge a queste conclusioni che sottolineano un iniziale e forzato processo di “semplificazione” del fronte da un lato e dall’altro (pur finendo per schierarsi in favore di fumose ed improbabili rivendicazioni sociali che dovrebbero salvare il paese dalle parti in conflitto… prospettiva irrealistica che fa quasi desiderare la fine dello stato del Mali e il trionfo dei gruppi armati anti-occidentali…):

La guerra senza fine mossa dall’Occidente contro il terrorismo sta avendo l’effetto paradossale di rafforzare e unire le organizzazioni fondamentaliste, producendo come si legge su Le Monde diplomatique una «autostrada dell’internazionale sovversiva», che va dal Pakistan al Sahel, passando per l’Irak e la Somalia e attraverso la quale circolano combattenti, idee, tecniche di lotta, armi, in una guerra contro le “nuove crociate”. Si rileva infatti che dal 2001 queste nuove guerre hanno avuto luogo in paesi musulmani – Afghanistan, Irak, Somalia, Libano, Mali, e non dimenticando Gaza. Ma individuando solo nella motivazione cultural-religiosa l’elemento di scontro e lotta si occultano quelli che sono i veri interessi in gioco fra le parti – quelli di una economia mineraria ed espropriatrice – e le strategie di mobilitazione sociale attivate, anti-occidentali da un parte e securitarie e islamofobiche dall’altra.

Scrive invece Sebastiano Isaia circa la guerra in corso, a suo avviso sociale e sistemica, su cui stiamo indagando (che costituisce la precondizione dell’intervento militare in Mali, come di altri passati e futuri interventi “umanitari” e che parla più di ciò che accade e accadrà qui in Europa):

Qui fa capolino la vecchia illusione europeista, ridicolizzata a suo tempo da De Gaulle, teorico dell’«Europa delle patrie», di chi immagina possibile la creazione di uno spazio politico-istituzionale di tipo federale (gli Stati Uniti d’Europa) attraverso una pacifica e totale cessione di sovranità da parte di tutti i Paesi europei. E quando dico pacifica non intendo alludere solo alla guerra di tipo tradizionale, quella che ha sconvolto e insanguinato periodicamente l’Europa, ma anche alla guerra di tipo economico-sociale, che infatti è in pieno corso nel Vecchio Continente. Anche qui, la guerra degli eserciti in armi non è che la continuazione della guerra sociale incardinata sul solito mantra capitalistico: profitti, profitti, profitti! La guerra sistemica (economica, scientifica, tecnologica, politica, culturale, psicologica) è la guerra peculiare dei nostri disumani tempi. I raid aerei “umanitari” ne sono solo l’ultima manifestazione. Ma può capirlo questo chi ha in testa gli Stati Uniti – e capitalistici! – d’Europa come il massimo di “utopia” possibile nel XXI secolo?

Un noto Institut infine, cui si abbevera la sapienza filo-atlantica della pregiatissima dirigenza politica italiana (e cui è doveroso far riferimento per capire le intenzioni da questo lato del campo, tese a quanto pare a non compattare e semplificare gli schieramenti come sostiene Alessandra Corrado), lascia intuire tra le righe (scritte in inglese) a che serve “il processo di frammentazione in corso dei gruppi jihadisti” (ops! ma non si stavano ricompattando?) e la proliferazione di “nuovi gruppi di insurgent con figure regionali sul modello di Bin Laden”… e cioè (questo è quel che penso) ad una rinascita della (bushiana) “guerra al terrorismo” sotto una nuova forma (obamiana) di guerra strutturale, di guerra preventiva, di “guerra giusta” con un fronte interno ed esterno, non più localizzabile ai confini dell’Impero, ma ovunque e ad ogni livello, con nemici più o meno arbitrari, che gestisca il caos non risolvendo più il conflitto in senso classico, clasusewitziano (data la crisi irreversibile degli stati-nazione), ma preferendo operare anche come i terroristi (il che potrebbe far capire come mai al Quatar, per esempio, secondo alcuni, sia stato lasciato il compito di appoggiare sia il “terrorismo” che gli interessi NATO), sollecitando e sostenendo un conflitto asimmetrico o “a bassa intensità” (includendo cioè il “rischio” di schegge impazzite come Mohamed Merah per convincere l’opinione pubblica interna della necessità e legittimità della guerra) e generando un fronte frattale, complesso fino all’impossibilità cioè di un esito che possa dirsi positivo o negativo… una strategia di governance del caos, da stato d’eccezione permanente che solleciti continuamente l’appoggio di un’opinione pubblica tenuta in costante stato d’allerta, che includa mezzi (come riassume Mazzetta) di libero bombardamento con dronikilleraggio mirato di qualunque cittadino, anche straniero… che cerchi “nuovi modi di cooperare con i governi locali anche in situazioni in cui non ci si fida pienamente di loro, replicando in qualche modo la corrente relazione USA-Pakistan in un contesto differente”, come si legge nell’articolo originale:

The decision by Mokhtar Bel Mokhtar to target the BP plant and attack Algeria’s strategic interests seems to be a reaction to France’s intervention in Mali, but in fact it stems from an ongoing fragmentation process among jihadi groups that are probably going to take the initiative with new attacks and kidnappings. The ensuing dynamic among terrorists in the Sahel and the governments fighting them will mark the beginning of a new phase in the “war on terror”, with the proliferation of insurgent groups and regional Bin Laden-like figures. Western countries, in turn, will need to learn new ways to cooperate with local governments also in situations where they would not fully trust them, somehow replicating the current US-Pakistan relation in a different context.

Ci si potrebbe chiedere quale possa essere lo scopo di una guerra sistemica, generalizzata, preventiva“giusta”, frattale, permanente, ecc… è ancora guerra?… o è semplicemente l’impossibile governance globale che si rivela per quello che è?… e cioè una gestione violenta dello stato d’eccezione permanente determinato dalla difesa ad oltranza degli interessi del capitale “globale” nell’epoca della crisi del dominio imperialista americano, coperti in modo sempre più approssimativo dai fantasmi (che ancora incredibilmente dominano le allucinazioni collettive della pubblica opinione occidentale) della Democrazia e dei Diritti Umani?…

E’ lo scenario messo in campo, per esempio, dalla Guerra al Terrorismo, in cui, dietro un’apparente gestione razionale degli eventi, si cela un mostro di innesti e proliferazioni nel tessuto stesso della società, che si pretende Razionale e che si suppone esista (pur essendo una sorta di finzione scenica, la rappresentazione di un ordine semi-naturale, un sostrato mitico su cui adagiare il corpo-in-frammenti del sistema). Dunque questo Dualismo terrorista, questa Eccezione del Diritto, quando rivela la sua verità oscena, nascosta dal Sistema che la copre e la supporta occultamente, sembra presentarsi come fosse la Realtà… Ma è un mostro creato in laboratorio…

(da “Il feto-monolito e lo schizo-capitalismo”)

Vengo a sapere oggi che la guerra in Mali sembra sia “finita” (o forse è solo un’impressione di qualche commentatore), che le truppe franco-maliane abbiano sfilato per le strade festanti di Timbuctù, che ci saranno nuove elezioni per mettere un fantoccio più conciliabile con gli interessi delle multinazionali dell’estrazione mineraria, che Leon Panetta ha ammesso il coinvolgimento statunitense nell’operazione e che gli stessi USA intendono costruire una base aeronautica per i droni (come del resto accadrà anche in un’altra colonia, l’Italia, col progetto MUOS), dicono, per sorvegliare i fantasmi alqaidisti (da loro stessi invocati…) che dovrebbero arrivare dal deserto…

2 – Teoria e prassi dei conflitti contemporanei

dalla rottura della linearità del conflitto tra stati-nazione alla dimensione frattale, labirintica, aleatoria, deterritorializzata, spettacolare, proliferante, contagiosa dei conflitti (sociali, economici, politici).

Dalla rassegna riportata nella prima parte emerge una differenza di opinione sui conflitti… in particolare tra la posizione di Alessandra Corrado e il post del noto Institut… Quest’ultimo, pur rispolverando la roboante “war on terror” scrive di una visione complessa del conflitto (che include terminologie come proliferazione, processo di frammentazione…) che si suppone di poter controllare (ma vedremo in quale modo schizo-paranoide, caotico, segreto e ben oltre gli ormai sostanzialmente superati limiti moderni del conflitto convenzionale…), mentre la prima sostiene che una reazione militare di un certo peso compatti una resistenza, delineando un andamento schmittiano del conflitto, fatto cioè di semplificazioni di un fronte più complesso. Dunque cosa accade: si semplifica o si complica all’infinito in modo proliferante e frattale questo fronte?

Sebastiano Isaia ci ricorda il pensiero di Schmitt e le semplificazioni del potere (nazional-socialista o liberale-capitalista poco importa… parliamo di tecnologie di controllo e di strategie di dominio – comuni a dittature e democrazie – volte a difendere proprietà, beni, capitali, rendite, profitti, rapporti sociali dati, ecc…, che oggi sembrano essersi nebulizzate tra le teorie cognitiviste e il marketing, rese fruibili anche dagli infanti, più che essere espresse con la propaganda paranoide che costruisce il “nemico”):

Nel 1932 Carl Schmitt, teorico della dialettica amico-nemico (Legalità e legittimità), scrisse che la contesa politica nella moderna società della tecnica si svolgeva ormai quasi completamente attorno alla figura del nemico di turno descritto ossessivamente come brutto e cattivo, come una «entità esistenziale» irriducibilmente «altra»: è questa caricatura «umana» che infatti si dà in pasto al popolo assetato di «senso» («che senso ha tutto ciò?, di chi è la colpa?») per riceverne l’appoggio e la legittimazione politica, ed esso mostra di gradire una tale «semplificazione». Chi non ha «denti critici», preferisce ingoiare le pappe «predigerite» – più spesso già defecate.. – amorevolmente cucinate dagli altri.

Ma senza incartarci nella costruzione del nemico o dell’amico o della vittima o nelle empasse della logica ricorsiva della ricerca di una impossibile (e dunque finta, arbitraria) giustizia ultima e neutrale così ben raccontate e illustrate da RAV

(“Questa è una guerra in cui nessuno ha diritto di vincere” […] “Soprattutto, l’inganno della prima vittima si basa sull’inganno del soggetto politico. Per costruire un’unità politica – un popolo, ad esempio – a partire da un aggregato di singoli è spesso necessario «semplificare» la complessità dell’aggregato in questione” […]  “Se la prima vittima non esiste, o meglio esiste soltanto come mito, appare del tutto vana la pretesa di rivendicare un ordine politico neutrale o una soluzione neutrale del conflitto”)

riprenderei dal rovesciamento del noto motto di Clausewitz (“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”) da parte di Foucault e di Deleuze-Guattari, per i quali il motto diventa: “Il potere è la guerra, la guerra continuata con altri mezzi” (Difendere la società di Foucault) oppure in Capitalismo e schizofrenia di Deleuze-Guattari:E’ la politica che diventa continuazione della guerra, è la pace che libera il processo materiale illimitato della guerra totale. La guerra smette di essere la materializzazione della macchina da guerra, è la macchina da guerra stessa che diviene guerra materializzata”. Oltre ad evidenziare il carattere generalizzato e microfisico del conflitto contemporaneo, dunque rintracciabile in tutti i rapporti di potere o sul piano molare della rappresentazione, Deleuze-Guattari scrivono in particolare dell’indisciplina della macchina da guerra, che in qualche modo rischia sempre la fuga dal controllo della macchina statale:

Non si può certo dire che la disciplina sia la caratteristica della macchina da guerra: la disciplina diviene il carattere indispensabile degli eserciti quando lo stato se ne appropria; ma la macchina da guerra risponde ad altre regole […] che animano un’indisciplina fondamentale del guerriero, una continua messa in discussione delle gerarchie, un ricatto perpetuo all’abbandono e al tradimento, un senso dell’onore spiccatamente suscettibile che contrasta con la formazione di stato. (cap. Capitalismo e schizofrenia, in Millepiani)

per poi giungere al paradigma contemporaneo del “nemico qualunque” (fissato dal controllo totalitario o, se si preferisce, dal dominio reale del capitalismo):

Abbiamo visto la macchina da guerra mondiale prendere proporzioni sempre più grandi [..]; l’abbiamo vista attribuirsi come obiettivo una pace ancora più terribile della morte fascista; l’abbiamo vista mantenere o suscitare le più terribili guerre locali […] l’abbiamo vista fissare un nuovo tipo di nemico che non era più un altro stato, e nemmeno un altro regime, ma il ‘nemico qualunque’ […] multiforme, manovriero e onnipresente[…], d’ordine economico, sovversivo politico, morale”. (ibidem)

Nemico qualunque di cui anche io scrivevo quasi un anno fa a proposito di questa guerra frattale, totale praticata per lo più in modo non convenzionale, da terroristi, mercenari, traditori, doppiogiochisti infiltrati, agenti dei servizi segreti, trafficanti, sovversivi, folli armati, ecc:

I sospettati siamo tutti noi… “colpevoli” semplicemente in quanto coupable, “colpibili”… da un potere che per funzionare non deve reprimere secondo un criterio logico, razionale, ideologico, punitivo, castratore (che ritagli i suoi particolari capri espiatori per assoggettare o soggettivare delle masse produttive, rincoglionendole a suo comodo), ma statisticamente, in modalità random, senza che si produca alcun soggetto (se è vero che vi è una «crisi della produttività di soggettività»)… La nube (di connessioni possibili e tecnologie di controllo) che chiamiamo, semplificando, “potere” è così che agisce quando performa al meglio… quando è al passo coi tempi. Il minimo dispendio col massimo profitto. Non c’è nemmeno bisogno di mobilitare reti terroristiche, investire in infiltrazioni, attentati, corpi speciali, mettere su complotti, logge segrete, ecc… Il sistema è abbastanza schizofrenico da mettere direttamente d’accordo il dispositivo di controllo e la sua eccezione terroristica, senza che sia necessario un complotto o una stretta di manoLa produzione di discorsività individuali sovversive è un effetto collaterale (e fortemente invocato e incentivato) dai meccanismi di controllo totalitario già in atto. […] Il fantoccio del terrorismo potenziale sembra funzionare in qualche modo… in pensieri, parole, opere e omissioni… Ormai sembra che la dinamica di ogni conflitto sia disinnescata a monte… (a me sembra che si impedisca con ogni mezzo il sorgere di nuovi modi di produzione, spostando continuamente il conflitto su un piano simbolico, metaforico… in una sandbox di conflittualità su base etnica, religiosa, nazionalista, ecc… è solo di questo che si ha paura… che si tocchino i modi di produzione, la proprietà privata/pubblica, i metodi di estrazione di plusvalore, difesi dagli apparati e dalle macchine umane che ne fanno la guardia… Si ha paura che riprenda in concreto questo discorso… per questo la si butta sulla follia, sulla schizofrenia… che ormai è sistemica… è il cuore del sistema, che reagisce col suo criterio paranoide di auto-legittimazione… Si fa di tutto purché scompaia la realtà e non sia possibile un’azione con una qualche efficacia, che produca una trasformazione dell’esistenza cibernetica o miserabile che ci si prospetta…).

E’ chiaro che in questa prospettiva, dal punto di vista dello spettatore-killer “occidentale”, siamo di fronte anche ad una simulazione di guerra, quasi un videogame… cosa che fece affermare a Baudrillard che la guerra in Iraq non ci fosse stata, scomparsa come era dietro la fantasmagoria iperreale della sua sovraesposizione mediatica… Baudrillard si dimostrò più volte abile nel destreggiarsi tra i paradossi e le allucinazioni del mondo contemporaneo… Memorabili anche la sua descrizione dell’America come traversata nel deserto a folle velocità, come scomparsa del reale in una dimensione deterritorializzante in cui sprofondano e si s-terminano tutti punti fermi della modernità…

“La velocità è creatrice di oggetti puri, è essa stessa un oggetto puro, perché cancella il suolo e i riferimenti territoriali, perché risale il corso del tempo per annullarlo, perché va più in fretta della propria causa e ne risale il corso per annientarla. La velocità è il trionfo dell’effetto sulla causa, il trionfo dell’istantaneo sul tempo come profondità, il trionfo della superficie e dell’oggettualità pura sulla profondità del desiderio. La velocità crea uno spazio iniziatico che può implicare la morte e la cui sola regola è quella di cancellare le tracce. Trionfo dell’oblio sulla memoria, ebbrezza incolta, ebbrezza da amnesia. Superficialità e reversibilità di un oggetto puro nella geometria pura del deserto. Correre in macchina crea una sorta di invisibilità, di trasparenza, di trasversalità delle cose attraverso il vuoto. E’ una sorta di suicidio a rallentatore, attraverso l’estenuazione delle forme, una forma deliziosa del loro sparire. […] Nostalgia dell’immobilità delle forme dietro l’esacerbazione della mobilità. Analoga alla nostalgia delle forme vive nella geometria”

(Da “L’America” di Jean Baudrillard)

E nel deserto ci si ritrova anche in Mali… in una guerra lampo, annunciata ed evocata da tempo (senza vittoria possibile perché i “nemici” sembrano fantasmi del deserto,  come ne Il deserto dei Tartarirevenant… scomparsi chissà dove, così come erano giunti)… mancava giusto la passerella dei soldati francesi a Timbuctù, supportata dagli alleati, figuranti di interessi osceni, volti ad accrescere l’obesità ubuesca di un sistema capitalista ipertrofico… che si muove non per un senso qualsiasi, ma per l’inerzia dei suoi contratti e obbligazioni, dei suoi business siderali, desertici, votati ad una distruzione sempre sospesa, quanto insensata (…relativamente… c’è sempre bisogno di riprodurre il rapporto sociale alla base del capitalismo quando questo va in crisi o genera crisi… e ricomincia sempre dai margini del vivibile e dell’abitabile… facendo il deserto… tendendo fino allo spasimo le potenzialità dello sfruttamento intensivo ed estensivo, agendo la morte, o la caduta tendenziale, che scaccia da sé).

Interno alle figure de “Le strategie fatali” (come quella dell’ostaggio) sembra essere anche l’assalto al compound in Algeria… in cui la posizione indefinibile degli ostaggi (multinazionali) nega qualsiasi funzionalità e senso alla rappresaglia (clausewtziana non direi proprio a questo punto…) che si era tentato di mettere in atto… Ognuno si è rivelato ostaggio di qualcosa, compresi i guerriglieri, ostaggi degli ostaggi… che il governo algerino, ostaggio dell’intervento francese, si è trovato a gestire a modo suo, per evitare di essere coinvolto maggiormente nel conflitto… I maliani del nord ostaggi di alcuni di gruppi armati che i paesi del blocco NATO sono corsi a “liberare”, il Mali “ufficiale” a sud ostaggio delle politiche coloniali “occidentali” (si veda il paragrafo “Notre triste statut d’otages in questo articolo critico dell’intervento militare “per procura” scritto da Aminata Traoré, una femminista maliana, come ricorda il blog Marginalia), noi stessi ostaggi dei sistemi di approvvigionamento energetico che la nazione cui apparterremmo ci ha approntato con altri stati-nazione fantoccio potenzialmente ostili… Siamo in una logica costantemente reversibile e ambivalente… in cui sembra decisamente naufragare il progetto di Edgar Morin di voler affrontare, pensare e gestire la complessità del reale a colpi di pedagogia ed epistemologia… ma ancora in nome di un umano ormai improponibile o divenuto regno del kitsch, sentimentalismo da soap opera… spalmato come marmellata su una distesa di macchine da guerra.

Non ci si può voltare dall’altra parte. Il campo di battaglia pieno di morti che è il fine di ogni guerra secondo Elias Canetti (in Massa e potere) è un campo di segni. I nostri discorsi, i nostri concetti, giacciono su un campo di battaglia, ordinati e contenuti da confini mobili che ne determinano la praticabilità, li suddividono in categorie, evocano significati o fantasmi di senso… la guerra ci insegue ovunque, fin dentro i pensieri (finzioni tattiche intagliate da una finalità strategica che ci sfugge e che cerchiamo se non altro come direzione, se non vi è più da tempo un centro che tiene… campo di battaglia del -getto nel sog-getto, del /dividuo nell’in/dividuo, futuro che brucia il margine del presente/passato, caos entropico che si condensa in materia ordinata e visibile), determina contro ogni possibile autonomia o anomia il nostro essere residenti, cittadini, viventi in quanto ostaggi di uno stato (o lavorate alle nostre condizioni… o crepate!)… la morte ci incalza nelle retrovie sempre, schierata sul campo come fosse qualcosa che ci è estraneo… Non c’è migliore definizione della guerra (e della vita) che questa di Canetti, questa assurda lotta tra vivi e morti:

Peculiarità di questo particolare tipo di lotta fra morti e vivi è il suo carattere intermittente. Non si sa mai quando accadrà nuovamente qualcosa. Forse non accadrà nulla per molto tempo. Ma non vi si può contare. Ogni nuovo colpo giunge improvvisamente dalle tenebre. Non c’è alcuna dichiarazione di guerra. Dopo una sola morte, tutto potrebbe essere finito. Ma potrebbe anche continuare a lungo, come nei contagi e nelle epidemie. Si è sempre in ritirata, e non è mai davvero la fine.

Noi “occidentali” ragioniamo come un esercito. “Sussumiamo” le nostre sensazioni e i dati esperienziali in un presunto ordine (che visivamente è sempre una “griglia“… di concetti, di soldati, di operai, di fabbriche, fabbricati, campi, isolati… che tende sempre a quadrare). In logica, per sussunzione, un gruppo diviene parte di una insieme ad esso gerarchicamente superiore. Nel caso di un individuo è necessario diventi “studente” tra i banchi, “militare” eventualmente o “impiegato”, ecc… e, in tutti i casi, un “cittadino” sottoposto al quadrillage delle leggi e del pattugliamento poliziesco e all’esposizione delle videocamere di sorveglianza… La sua natura di libero animale bipede, che vaga liberamente, senza precise traiettorie e senza confini viene sussunta in una cultura che ritaglia e (ri)definisce gli spazi e i tempi del suo agire (e del suo pensare) in continuazione. Lo scrivevo qui

Dunque la guerra è morte che si vuole allontanare da sé come se fosse il nemico, assecondando un delirio paranoide (più anima, più proprietà, più profitti) di immortalità, di accumulazione perenne. Lotta per un’universalità impossibile.

E ancora (lascio delle ultime riflessioni come appunti)… guerra di segni: andirivieni ambivalente di depistaggio-complottismo/sabotaggio-sovversione, paranoia/schizofrenia… E ancora: spazio dell’indisciplina… violenza eccedente che può sempre rivoltarsi controviolenza che risponde all’eccedenza di plusvalenze virtuali, di aspettative di utili già divenute titoli, la nuova terra di un capitalismo finanziario dai tratti “feudali”.

* * * * * * *

C’è poi chi, come Obama, dopo Hiroshima, ha ancora il coraggio di “scatenare “una campagna infinita per IMPORRE i nostri valori”… e ancora lui, sempre alla cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Pace lancia intendere, tra le righe, l’annuncio degli eventi bellicosi che verranno: “Le guerre fra nazioni sono sostituite sempre più dalle guerre all’interno delle nazioni. La resurrezione di conflitti etnici o settari, la crescita di movimenti secessionistici, guerriglie e Stati allo sbando intrappolano sempre di più i civili in un caos senza fine“.

Le caratteristiche della guerra contemporanea per Alessandro Dal Lago, nel suo libro “Le nostre guerre”, sono la guerra globale, privatizzata, preventiva, asimmetrica:

Si è trattato di guerre di aggressione «asimmetriche», nelle quali l’uso di armi di distruzione di massa sempre più sofisticate e potenti ha reso soverchiante il potere distruttivo degli aggressori e sottratto agli aggrediti ogni speranza di salvezza. E molto spesso gli aggressori si sono fatti forti del proprio strapotere economico arruolando truppe mercenarie di contractors, alle dipendenze di grandi corporations globali, talora in numero superiore a quello dei combattenti di ruolo. E si è trattato di guerre «privatizzate» nelle quali non esiste più un «nemico legittimo», definito come tale dalle norme del diritto internazionale, come un tempo accadeva.
La logica delle guerre di aggressione contemporanee è la stessa di qualsiasi «guerra civile», nella quale si lotta fino all’estremo e non si fanno prigionieri. Per di più, si tratta di guerre che non hanno la finalità di una conquista territoriale: si combatte su scala globale coinvolgendo potenzialmente il mondo intero. La finalità è un obiettivo strategico di dimensioni planetarie che coincide con la volontà egemonica degli Stati Uniti e che si esprime attraverso la costante minaccia dell’uso della forza.

3 – SCENA FINALE

– Uscite fuori!
– Non ci fidiamo… ci volete ammazzare!
– Uscite fuori: lì siete reclusi! E se continuate a star lì morirete… il cibo scarseggia… qui sareste liberi!
(Si sentono spari dalla caserma)
– Ecco! Abbiamo ucciso chi voleva uscire… Smettetela di tormentarci, spiriti delle tenebre!…
– Pazzi!… Ma che fate?… Uscite fuori!…
– Voi non esistete… siete voci nella nostra testa!… E comunque abbiamo un regolamento da rispettare… Andatevene via!… via!
– Uscite fuori, se volete vivere!…
(Caricano i fucili… altri spari. Silenzio).

* * * * * *

Infine la canzone, dalle direzioni paradossali, che mi ha suggerito questo lungo post… che alla fine mi lascia con la sensazione che non si possa non sfidare la complessità con un’altra complessità… divergente… ogni tanto forse, al momento più propizio, occorrerebbe semplificare… (intensificare il conflitto)… ed è vero… forse la guerra è infinita… ma è anche vero che “noi” che non siamo il fantasma di una totalità maggiore della somma delle sue parti, abbiamo già vinto.

Left on man (di Robert Wyatt)
(che si potrebbe tradurre con A sinistra, amico… ma resta il sotto-significato di Lasciato per l’uomo… traduzione mia)

(Coro: Semplifica! Riduci! Semplifica di più!)

Quando si dice “Libertà”, qui a nord, si intende la nostra libertà di usarti
E se non collabori, ti tagliamo le linee di approvvigionamento
Ma sarai libero di riconnetterti, se ci chiedi perdono
Tu dici che semplifico un po’ troppo, beh… faceva così anche Albert Einstein
Non ci sono vie di mezzo: Pentagono über alles!
Non c’è mai stata una via di mezzo, è questo il punto
Non c’è mai stato un posto che potesse essere una via di mezzo
Sinistra o destra dell’equatore


L’Italia è in guerra!

«L’Italia ha iniziato una guerra durissima, che non è ancora finita»

(Mario Monti)

Finalmente s’è rotto questo tabù per cui in Italia questa parola non va assolutamente pronunciata… Ha ragione a parlare di guerra… non è un “nuovo patto sociale”, né “lotta di classe”, ma… guerra interna… Nel suo (s-concertante) discorso a braccio ha dichiarato guerra ai sindacati (che di certo sono il lato più pieghevole degli interessi della “società”)… e, per estensione, ai lavoratori tutti (che sono decisamente meno morbidi dei sindacati e che per ora, in Italia, stanno buoni buoni a subire termini esotici come “spread” e “spending review”… a stare attenti a quel che dicono e fanno perché sennò si alza lo spread, organo genitale della UE, notoriamente sodomita…) e all’intera popolazione.
E poi c’è tutto questo blaterare di sovranità ceduta, di “umiliazione” di Berlusconi (sta proponendo il suo successore?)… Lui non viene umiliato solo perché sa benissimo dov’è la “sovranità” e il fatto che lui sia lì dimostra che la sovranità, questo nulla, è ceduta a chi governa le proprie rendite mediante truffe assai complessel’insieme di queste truffe forma il sistema capitalista… che compra anche i vetusti valori delle nazioni e degli eserciti, ormai… E’ chiaro che chi è disarmato non può fare nulla se non una rivoluzione cognitiva… ma che bello sarebbe poter respingere gli attacchi o dissuadere le aggressioni con gli stessi potenti mezzi a loro disposizione… e poi smantellare tutto una volta vinta la Macchina (sarà per questo che Obama ha chiesto le chiavi della suddetta Macchina?).

E’ evidente inoltre che le chiavi in questione siano alquanto vulnerabili… e di certo non si basano sul potere militare, quanto sul (dis)funzionamento della macchina stessa, della sua alimentazione e dei suoi I/O binari…


(Leggendo in negativo, che io sottolineo in grassetto, il suo noto discorso sulla “pace giusta” o “guerra giusta”, che è lo stesso) sentiamo che diceva Obama sulla guerra cognitiva:
 “L’assenza di speranza può corrodere una società dall’interno“.

Sulla guerra infinita:
“E all’interno dell’America c’è da tempo tensione fra chi si autodefinisce realista e chi si autodefinisce IDEALISTA, una tensione che lascia intendere un’alternativa drastica fra il perseguimento meschino di interessi e una campagna infinita per IMPORRE i nostri valori“.

Sulla guerra interna e le sue armi tattiche:
“Il terrorismo è un’arma tattica usata da molto tempo, ma la tecnologia moderna consente a pochi, piccoli uomini con una rabbia smisurata di assassinare un numero terrificante di innocenti.
Inoltre, le guerre fra nazioni sono sostituite sempre più dalle guerre all’interno delle nazioni. La resurrezione di conflitti etnici o settari, la crescita di movimenti secessionistici, guerriglie e Stati allo sbando intrappolano sempre di più i civili in un caos senza fine“.

 Ecco, noi siamo candidati ad essere tra gli “stati allo sbando” (come la Grecia, ecc…), senza “speranza” e con un pizzico di guerriglia e terrorismo omeopatici, se occorre…


Pluriball, unabomboler e gasssssssss…

“Nella società del controllo l’impresa ha sostituito la fabbrica, e l’impresa è un’anima, un gas”.

(Gilles Deleuze)

Il corpo sociale putrefatto fermenta e il metano che si libera gonfia le bolle finanziarie. Ma prima o poi, quando il corpo si saponificherà, si sgonfieranno tutte… (già sulla superficie maleodorante si formano piccole reti informatiche che tentano di organizzare in produzione il tempo libero con lo stesso beneficio collettivo, reale o virtuale, che potrebbe avere far scoppiare le bolle d’aria degli imballaggi di plastica, del cosiddetto pluriball…). E’ chiaro che in questo caso la strategia dei funghi sarebbe la più lungimirante… Preparerebbe persino l’humus dell’erbetta nuova.


Se acciuffano l’unabomboler magari la “società civile” (quella del cordogliodei “piccoli angeli” e della Koesione®) avrà modo di cimentarsi in un linciaggio… (meglio espellere da sé quello che sotto sotto si è… meglio il gas in rete che quello delle bombole… fa niente se soccombono economie di interi paesi, per lucrare sui gasdotti).
Del resto il moto browniano delle molecole di gas mi pare una metafora (e non solo!) più idonea a definire i movimenti di compravendita di titoli (sotto “pressione”) sui mercati… la “liquidità” è cosa superata, roba da petrolio… roba da Bauman… Ora è il momento del gassssssssssssss… dalla società liquida alla società gassosa

C’è una guerra sottotraccia sul gas greco… per via di un paio o tre progetti di gasdotto (per le varie percentuali e destinazioni di sfruttamento dei progetti South Stream e Nabucco)… Quando si parla di crisi e di cifre miliardarie si parla di asset strategici, mica di somme di azionisti che piovono dal cielo… (la finanza si illuderà pure di essere autonoma, di produrre D’ da D, denaro dal denaro… ma sempre su un corpo mefitico si innesta).

PS: La decentralizzazione energetica diventerà sempre più una questione di vita o di morte… (non è solo una questione politica). Dovesse andar male potremo sempre consolarci facendo scoppiare le bolle del pluriball sotto i ponti, come in foto…


Un commento sulla morte di Mohamed Merah

Cerchiamo di fare il punto della situazione sulla morte di Mohamed Merah, il giovane francese accusato di attacchi contro parà francesi a Tolosa e Montauban, e una scuola ebraica a Tolosa.

Come sempre in questi casi – che ricordiamo fanno molta scena, ma sono anche molto, molto rari – ci sono tre scuole di pensiero:

– l’attentatore ha agito da solo ed è sostanzialmente ciò che la società tende a chiamare un pazzo. E’ una tesi che in genere lascia delusi, perché se le cose stanno così, non c’è nulla da fare.

– l’attentatore fa parte di un vasto complotto terroristico: da una parte, ha subito un “lavaggio del cervello” oppure esegue addirittura gli ordini di una Rete del Terrore. Questa ipotesi offre molte soddisfazioni, perché permette di costruire ipotesi repressive e punitive: sciogliere organizzazioni e chiudere siti web, oppure denunciare quei politici complici che non reprimono abbastanza.

– l’attentatore fa parte di un complotto sì, ma diretto dal potere, proprio per poter reprimere di più.

(“Mohamed Merah, tra psichiatria, complotti e media” dal blog “Kelebek” di Miguel Martinez)

Resta da considerare che la prima ipotesi, quella del folle che agisce da solo, è la più funzionale per attivare un dispositivo di controllo totalitario (supportato dall’ideologia securitaria dominante che ha portato alla crisi irreversibile del diritto come lo abbiamo conosciuto)… Fossi in chi gestisce gli apparati di controllo sarei favorevole a quella di ipotesi… “Se le cose stanno così, non c’è nulla da fare”, scrive Miguel Martinez… Per i suddetti apparati c’è da fare, invece. Meglio tutti sospetti

Secondo me è da un po’ che si stanno rovesciando i “soggetti” della “scuola del sospetto” (Nietzsche-Freud-Marx), una volta essenzialmente rivolto a sovvertire le sovrastrutture del potere espresso come verità-Io-ideologia borghese dal suddetto trittico, a far emergere una produttività rivoluzionaria (ma questa rivoluzione produttivista c’è già stata, con l’industrializzazione pienamente dispiegata… e ci si è ritorta contro)… Ora (che siamo in un’epoca post-industriale o post-fordista, come si preferisce, e non è più necessario alla riproduzione del sistema preservare la massa crescente di disoccupati cronici, micro-prosumer, individui felicemente asociali e le loro vite) i sospettati siamo tutti noi… “colpevoli” semplicemente in quanto coupable, “colpibili”… da un potere che per funzionare non deve reprimere secondo un criterio logico, razionale, ideologico, punitivo, castratore (che ritagli i suoi particolari capri espiatori per assoggettare o soggettivare delle masse produttive, rincoglionendole a suo comodo), ma statisticamente, in modalità random, senza che si produca alcun soggetto (se è vero che vi è una «crisi della produttività di soggettività»)… La nube (di connessioni possibili e tecnologie di controllo) che chiamiamo, semplificando, “potere” è così che agisce quando performa al meglio… quando è al passo coi tempi. Il minimo dispendio col massimo profitto. Non c’è nemmeno bisogno di mobilitare reti terroristiche, investire in infiltrazioni, attentati, corpi speciali, mettere su complotti, logge segrete, ecc… Il sistema è abbastanza schizofrenico da mettere direttamente d’accordo il dispositivo di controllo e la sua eccezione terroristica, senza che sia necessario un complotto o una stretta di mano… La produzione di discorsività individuali sovversive è un effetto collaterale (e fortemente invocato e incentivato) dai meccanismi di controllo totalitario già in atto. Si arriva dunque ad eccessi (anche qui in Italia) in cui ci si accusa di reati inesistenti, si evocano scenari improbabili… e questo solo perché persino il fantoccio del terrorismo potenziale (espresso su magliette o con altri gesti più o meno innocui…) sembra funzionare in qualche modo… in pensieri, parole, opere e omissioni… Ormai sembra che la dinamica di ogni conflitto sia disinnescata a monte… (a me sembra che si impedisca con ogni mezzo il sorgere di nuovi modi di produzione, spostando continuamente il conflitto su un piano simbolico, metaforico… in una sandbox di conflittualità su base etnica, religiosa, nazionalista, ecc… è solo di questo che si ha paura… che si tocchino i modi di produzione, la proprietà privata/pubblica, i metodi di estrazione di plusvalore, difesi dagli apparati e dalle macchine umane che ne fanno la guardia… Si ha paura che riprenda in concreto questo discorso… per questo la si butta sulla follia, sulla schizofrenia… che ormai è sistemica… è il cuore del sistema, il suo criterio paranoide di auto-legittimazione… Si fa di tutto purché scompaia la realtà e non sia possibile un’azione con una qualche efficacia, che produca una trasformazione dell’esistenza cibernetica o miserabile che ci si prospetta…).

Si assiste ad un continuo détournement di stato (o da parte dei media, con i quali spesso coincide)… situazionismo istituzionalizzato… (quello che coi suoi peana totalitari e maniaco-depressivi spinge, mascherandosi da critica radicale e simulando un demenziale accanimento speculativo, partecipando cioè in tutto al gioco che denuncia, ad atterrare le ultime resistenze… es.: “Lo sviluppo della critica dunque non può ignorare che il rifiuto dello spettacolo nasconde, come in una crisalide, la prossima fase di individualizzazione e socializzazione dello stesso”).


Perché c’erano due torri al World Trade Center di New York?

Perché ci sono due torri al World Trade Center di New York?
(Jean Baudrillard, “Lo scambio simbolico e la morte”, 1976)

Ancora dallo stesso libro:
La “libera scelta” degli individui, che è il credo della democrazia, sbocca in realtà esattamente nell’opposto: il voto è diventato sostanzialmente obbligatorio: se non lo è di diritto, lo è per costrizione statistica, strutturale dell’alternanza, rafforzata dai sondaggi. Il voto è diventato sostanzialmente aleatorio: quando la democrazia raggiunge uno stadio formale avanzato, essa si distribuisce intorno a delle percentuali uguali (50/50). Il voto rassomiglia al moto browniano delle particelle o del calcolo delle probabilità, è come se tutti votassero a caso, è come se votassero delle scimmie.
A questo punto, poco importa che i partiti in causa esprimano storicamente e socialmente chicchessia – bisogna anzi che non rappresentino più nulla: il fascino del gioco, dei sondaggi, la coazione formale e statistica è tanto maggiore.
[…]
L’oligopolio, o duopolio, attuale deriva dallo sdoppiamento tattico del monopolio. In tutti i campi il duopolio è lo stadio raggiunto del monopolio. Non è la volontà politica (intervento dello stato, leggi anti-trust, ecc…) a spezzare il monopolio del mercato – è che qualsiasi sistema unitario, se vuole sopravvivere, deve trovare una regolazione binaria. Questo non cambia nulla del monopolio: al contrario, il potere è assoluto solo se sa diffrangersi in varianti equivalenti, se sa sdoppiarsi per moltiplicarsi. Ci vogliono due superpotenze per mantenere un universo sotto controllo: un unico impero crollerebbe da se stesso.
[…]
Dalla più piccola unità disgiuntiva (la particella domanda/risposta) fino al livello macroscopico dei grandi sistemi d’alternanza che governano l’economia, la politica, la coesistenza mondiale, la matrice non cambia: è sempre lo 0/1, la scansione binaria che s’afferma come la forma metastabile, e omeostatica, dei sistemi attuali.

 

In ogni caso dopo queste parole profetiche di Baudrillard, da 2 si è passati a 0… dunque l’universo è diventato un multiverso… è il regno del caos. E’ l’entropia che conduce il sistema. La polverizzazione del cemento e della civiltà. Come nel finale di “Fight club”, l’America sogna che crollino tutti i grattacieli. Sogna la vera perfezione: lo Zero Assoluto (la massima entropia).

Questa gigantesca simulazione e presa per il culo che ancora ci conduce, il raddoppiamento del codice (come avviene per il DNA, come per la clonazione) delle Due Torri abbattute, sopravvive oggi nel Lutto (unica garanzia di sopravvivenza temporanea, contro nemici random o inventati di volta in volta – i terroristi, Al Qaida, Saddam Hussein, Gheddafi, i mercenari negri, gli insorgenti, i terroni, i “clandestini”, le donne, i rumeni, i comunisti, gli anarchici, i “ratti”… tutti noi)… Ma il sistema, in cuor suo, sogna che crolli tutto, per liberarsi dal suo stesso incubo totalitario, divenuto insostenibile, prolifera in meta-stasi (meta-stati) si sdoppia senza quel codice perfettamente duplicato che era rappresentato dalle Due Torri, inventa strenue resistenze individuali, terroristiche, contro se stesso… (poiché il sistema si rifrange anche nell'”individuo”, nel Ribelle… nell’Eroe del cazzo). Di questa follia schizo-paranoide del sistema, di questo cancro, di questa catastrofe inerziale senza più referenti reali (e neanche ideali), ne sono la prova film come il su citato “Fight club”, “2012”, ma anche “Resident Evil”, “Inception”, “Il cigno nero”… Questo è, ahinoi, l’immaginario contemporaneo che tutto trascina e travolge con sé. Il punto è che “Terminator” non muore mai… Quella lucina rossa, quel red alert poliziesco si risveglia sempre, mortacci sua

Sparati, Schwarzenegger!
Suicidati, yankee!
Fatti a pezzi, carbonìzzati, bombàrdati coi droni!
Fatti la guerra in casa!
Mastùrbati col cesio!
Pròvocati terremoti, maremoti e uragani spaventosi!
Crepa sepolto dal busto di merda secca di Abramo Lincoln!
Bombàrdati coi missili nucleari!
Muori di leucemia, se sopravvivi al fallout radiattivo!
Vai a giocare agli indiani su Encelado!
Mangiati i batteri che resistono ai solfuri e al metano!
Esplodi in una supernova, scompari in un buco nero!
Fottiti col tuo cazzo anabolizzato!
Dio ti benedica, ma fuori da questa cazzo di galassia,
perduto nella 26esima dimensione
della tua fottuta teoria delle stringhe!


Siamo in “guerra contro la Libia”… ma la chiamano “no fly zone”.

“Patria, si fa chiamare lo Stato ogniqualvolta si accinge a uccidere” (da “Romolo il Grande” di Friedrich Dürrenmatt).

Proseguo il diario della crisi libica per frammenti…
Qui parlo di aperta illegalità dell’operazione militare dell’Italia in ambito internazionale, della neolingua per cui la “guerra” diventa “no fly zone”, della perdita di sovranità conclamata degli stati nazionali dopo questa risoluzione ONU e in nome dell’obamiana “guerra giusta”, dell’interventismo italiano bipartisan e della pericolosità della retorica patriottica risorgente in quanto già belligerante…

17 marzo

Gli itagliani appena finito di cantare “stringiamci a coorte” in un tripudio di bandiere tricolori grondante retorica Risorgimentale, se non filo-sabauda, che già di fatto sono in guerra contro la Libia, violando sia il trattato di pace con la Libia, che il patto costituzionale di non belligeranzae i difensori della Costituzione a giorni alterni? Dove sono? Dell’articolo 11 se ne fregano?

Con dieci voti favorevoli, nessuno contrario e cinque astenuti (Cina, Russia, Germania, India e Brasile) il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la Risoluzione 1973 proposta da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti che autorizza l’istituzione della No Fly Zone sui cieli della Libia (e OGNI MISURA adatta a proteggere la popolazione libica, con esclusione dell’occupazione militare).

Non la chiamano più neanche GUERRA… La chiamano NO FLY ZONE… Con lo stesso criterio si mette il deodorante sulle città di “monnezza”… Fanno solo ribrezzo…

Eni, Finmeccanica, etc… ringrazieranno Francia e GB, pronte a sbombardare già stanotte… (o saranno costrette a stringersi un po’ per far posto ad altre compagnie e industrie dei paesi interventisti, che nella neolingua diventano la “coalizione dei volenterosi”?).

Non la chiamano più guerra… ma questa lo è.

Da un mio commento in risposta ad un amico:
“TUTTE LE MISURE NECESSARIE”… la motivazione umanitaria ben la conosciamo in quanto è stata usata, per esempio, anche nel silenzioso (e silenziato) massacro afghano (che tutt’ora viene spacciato per “missione di pace”!)… E l’ONU non ha mai contato un cazzo… sai quante volte ci sono state infrazioni del diritto internazionale da parte occidentale o si è usata l’ONU come prima istanza, prima di procedere agli sbombardamenti di rito?… L’opinione pubblica è indotta dai media a pensare: “Hai visto? abbiamo fatto di tutto, ma loro sono ostinati e ci hanno costretto a bombardare… E poi quello è un dittatore spietato”… Peccato che lo era anche fino a ieri, quando serviva agli italiani (ma anche agli europei…) per torturare i migranti africani nei suoi lager o nel deserto e quando gli montavamo tende e cortei di donnine pagate… Questa è aggressione. Punto. Programmata, istigata, fomentata, preparata da tempo… Che ci fanno tutti quei giornalisti in Libia preventivamente schierati dalla parte degli insorti, se non a far simpatizzare gli spettatori occidentali con una parte?

18 marzo

In linea con deliranti principi di ingerenza all’interno di altri stati (con gli USA naturalmente posti a supremo giudice della violazione dei “diritti umani”) della “guerra giusta” del discorso di Obama alla cerimonia del suo immeritatissimo “Nobel per la pace”, Ban Ki-moon, a proposito della DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA LIBIA sotto mentite spoglie, parla di “risoluzione storica”… Così l’ANSA:

Il segretario dell’Onu Ban Ki-Moon ha definito questo pomeriggio di portata “storica” la risoluzione sulla Libia adottata ieri dal Consiglio di Sicurezza, perché sancisce IL PRINCIPIO DELLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE DELLA POPOLAZIONE CIVILE. In una conferenza stampa congiunta con il premier spagnolo José Luis Zapatero, Ban Ki-Moon ha detto che “tutti gli stati membri dell’Onu” devono contribuire alla sua applicazione e che “le autorità libiche devono cessare immediatamente ogni ostilità contro la popolazione civile”.

Ban Ki-Moon è un irresponsabile (e un guerrafondaio che siede evidentemente al posto sbagliato…). Lo storico principio di cui parla è un principio di ingerenza programmatica negli affari interni degli stati, di cui nega la sovranità su presupposti arbitrari in favore di una sovranità astratta, quella dei Diritti Umani (che copre in realtà con tutta evidenza, visti i numerosissimi precedenti storici, i più concreti interessi economici occidentali…). E’ la guerra totale. Una guerra che non si chiama neanche più tale… che interviene con operazioni militari dall’etichetta di volta in volta inventata, pittoresca… No fly zone… “zona di non volo”… neanche una mosca (=“fly”).

L’Italia mette a disposizione le basi aeree…

Guerrafondai con gli aerei degli altri…

E la sinistra di merda (…il PD) invece di puntare il dito contro i veri responsabili, questo governo che ha sostenuto e foraggiato Gheddafi per biechi interessi economici e razzisti, plaude ai bombardieri di altre nazioni, già pronte a depredare in nome del solito umanitarismo di facciata… (ma quanti massacri si compiono in un silenzio pressoché assoluto, senza che l’ONU dica nulla?).

E’ la replica della guerra in Iraq… Solo che questa volta il “pasticcio” è stato innescato dalla politica estera italiana… e l’America non si espone sin da subito e direttamente come fece con Bush… Mette in prima linea gli interventisti europei… mentre la Germania si tira fuori…

Bocchino, poi, preso dall’orgasmo da ultimatum, fa notare come l’Italia stia facendo una “figuraccia” in ambito NATO e invoca il bombardamento made in Italy

“Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili”

Un Nap0litan0 in gran spolvero bellico con un misto di retorica di patria, diritti umani e pensiero unico occidentale, un mix letale, proclama: “Nelle prossime ore dovremo prendere decisioni difficili, impegnative, rispetto a ciò che sta accadendo in Libia. Viviamo in un mondo ricco di promesse per il futuro e gravido di incognite. Se pensiamo a ciò che è stato il nostro Risorgimento, innanzitutto come movimento liberatore, non possiamo rimanere indifferenti rispetto alla sistematica repressione di fondamentali libertà e diritti umani in qualsiasi paese, non possiamo lasciare che vengano distrutte e calpestate le speranze di un risorgimento anche nel mondo arabo (n.d.r.: ?!)”.

 Intervengono anche gli USA con la NATO, rompendo gli indugi e partecipando al banchetto, accanto alla cosiddetta “coalizione dei volenterosi” (Francia e GB in prima linea, che considererei non tanto nazioni, quanto apparati industriali militarizzati neocolonialisti)… Frattini e La Russa rassicurano sulla partecipazione attiva alle incipienti missioni militari. La Russa parla addirittura di “salto di qualità”. SI CHIAMA GUERRA, CAZZO! è da ipocriti, irresponsabili… ed è da criminali… quanto o più di Gheddafi.

Dulcis in fundo… Bersani: “Pronti a sostenere ruolo attivo dell’Italia”. Frattini: “Possibili nostri aerei su siti militari”.
Condivido in pieno questo post di Miguel Martinez.

19 marzo

Beppe Grillo fa notare che c’è qualcosa che non torna

Enrico Letta (PD) rivendica con orgoglio il servilismo filo-atlantico del suo partito (che già abbiamo riscontrato con il bombardamento di Belgrado benedetto da D’Alema…): “Lo strappo della Lega e’ grave, il governo non ha piu’ una maggioranza in politica estera ed e’ stato salvato dalle opposizioni, di questo dovrà rendere conto al Paese”.

Si richiama anche Casini alla questione dell’Unità Nazionale in funzione anti-leghista… Ma di quale Unità Nazionale parla, se stanno obbedendo come servetti criminali, come SICARI, ai dettami e agli interessi di USA & co.?…

Antonio Di Pietro a RaiNews24: “Daremo il via libera a questa OPERAZIONE UMANITARIA”… ecco: le immagini dell’operazione umanitaria

Con i bombardieri Gianfranco Fini invece esporta “libertà” e “dignità” sul popolo libico…

Bersani: “Pronti a sostenere un ruolo attivo dell’Italia”.

Nel corso della giornata si scoprono le carte: il comando della guerra è passato in mano USA… La base operativa portata a Napoli. Berlusconi accetta che dell’Italia si faccia una portaerei… e non esclude in un secondo momento di mandare a bombardare il suo amico.

Nel frattempo comincia la “pioggia di fuoco” dell’operazione “Odissea dell’Alba”. Persino il nome scelto è orribile… e l’Odissea durò dieci anni…

20 marzo

Comincia lo show necrofilo… tutti gli italiani con bandiera dei ribelli anti-gheddafi e sacchetto di pop-corn a gridare “Allahu akbar” davanti allo schermo…

Tra i partiti della sinistra (il PD è tutto un tripudio di retorica patriottarda e interventista vomitevole… è ormai un partito filo-atlantico e liberale, pure un po’ PiDuista) c’è da segnalare la presa di posizione netta della Federazione della Sinistra e quella tiepidina-insipida di Sinistra e Libertà.

zona-deCONCITAtaLa solita Concita De Gregorio sfodera un articolo con accenti interventisti grandguignoleschi (degna del finale di “Apocalypse now” con i deliri di Marlon Brando) in linea con le inquietanti direttive del partito (“Vorrei stare dalla parte di chi ha bisogno con gli strumenti che servono, con senso della misura e del limite, senza offendere e senza ipocrisia, sporcandoci le mani come sempre accade quando si tratta di metterle nel sangue e nel fango dei feriti. Che le mani pulite sono una colpa se qualcuno sta morendo qui accanto. Certo coi Tornado è difficile. Sono giorni orribili ma bisogna starci dentro).

Gasparri, riferendosi alla Francia e fregandosene apertamente della scusa dei diritti umani delle popolazioni con cui l’ONU ha firmato la risoluzione 1973, esprime concetti a modo suo…: “L’interventismo di alcuni non può avere ripercussioni solo sull’Italia. Non vorremmo infatti che a qualcuno, a conflitto risolto, restasse il controllo del petrolio e a noi l’invasione di clandestini”.

La Russa e Luttwak danno spettacolo su Rai3… il ministro sembra gareggiare con la Francia a chi bombarda di più e prima… Luttwak, l’avvocato televisivo delle strategie criminali americane, perora la causa dei bombardamenti giusti su chi è cattivo con la propria popolazione, con qualche riserva sulla sua efficacia (stigmatizzando la fretta francese)… e sputa (in faccia a La Russa che nicchiava sulle definizioni) che l’Italia è in guerra

Nel frattempo questo blog, grazie anche a Facebook, è oggetto di attenzioni e visite molto particolari… ed è contattato da qualche centinaio di persone spaesate, molte più del solito, che si chiedono stupite “Ma siamo in guerra?”… Ciò è anche dovuto al convinto interventista Nap0litan0, icona di una inguardabile sinistra nazionalista, che negando l’evidenza, sostiene che non siamo in guerra

21 marzo

Miguel Martinez, con un bel post, fa notare che c’è stata una risoluzione ONU a favore di “civili” armati non si sa bene da chi… (in nome dei Diritti Umani di alcuni contro quelli di altri…).
Li avete visti i ragazzini che facevano il segno dello sgozzamento, col dito, davanti alle telecamere?

In uno scambio di messaggi su FB, spiego come la penso sui recenti avvenimenti:
A me sembrano “pasticci” (tentativi “geopolitici”, da parte italiana con l’avallo degli USA, avventurosi e non riusciti evidentemente, anche perché sabotati, magari…) cui si cerca di rimediare… Di sicuro questa è una guerra in cui i “volenterosi” fanno a gara a chi bombarda di più e per primo… Gli italiani devono recuperare in affidabilità col patto NATO a costo di sembrare traditori cinici e poco credibili. Così bombardano le armi che hanno venduto alla Libia (a proposito anche il colonnello Mauro Gabetta che ha partecipato a queste operazioni evita di dire – ai microfoni della giornalista del TG3 che lo incalza – che ha bombardato: dice che i Tornado sono equipaggiati per neutralizzare le basi aeree… poco prima aveva usato il verbo “sopprimere”… riferito alle le difese aeree… con sguardo soddisfatto come quello di un bambino obbediente che sa di aver fatto il suo dovere…). Sull’effetto fiction credo più che sia una faccenda di come viene impacchettata la guerra dai media (e dalla rete, che apre canali appositi in streaming per far ascoltare in diretta i pianti disperati delle donne coinvolte nel conflitto di Bengasi e vari filmati di propaganda dei ribelli)… Ma bisogna sforzarsi di non pensare in modo simil-complottista… come se dietro ad una cosa ce ne debba stare un’altra e un’altra ancora, ecc… ecc… tutto può essere vero a quel punto… Non ha molto senso leggere le cose come se avessero un quadro chiaro fin dall’inizio (non si formerebbero pantani come l’Afghanistan se le cose fossero così chiare)… Quanto vi è di strategia obliqua USA o di obiettiva confusione e imprevedibilità sul campo non è possibile dipanarlo… E tocca aspettare un po’ per capire… Nel caso della Libia si procederà ad una spartizione più equa delle risorse tra gli stati della “coalizione dei volontari”… e Gheddafi lo uccideranno nel bunker o sparirà da qualche parte… O, visto che va di moda, andrà in coma anche lui…
Sul fatto che possa accadere che il trattamento ONU possa essere riversato contro chiunque poi, fa parte delle strategie proclamate da Obama nel suo
discorso al ritiro del premio Nobel per la pace… I Diritti Umani… la salute dei popoli (che esordisce con il Kossovo e continua con lo stesso metodo di manipolazione delle informazioni anche in Libia) e la sicurezza contro i terrorismi ovunque si annidino (e ce li piazzino a bella posta), sono le scuse principe per sbombardare a grappolo, coi droni, alla fosbury, ecc…

Frattini parla di “partecipazione” alla guerra se come fosse a “Giochi senza frontiere”… o come se fosse a decoubertiane olimpiadi… “L’importante è partecipare”. Toccherà aggiungere questa nuova disciplina olimpionica: “Soppressione delle difese aeree” (come diceva il war-gamer italiano mandato con l’aeroplanino a schiacciare i pulsantini per far colpire gli obiettivi…).

“In Libia non ci deve essere una guerra, ma la piena implementazione della risoluzione 1973. L’Italia ha accettato di fare parte della coalizione internazionale proprio per fare rispettare il cessate il fuoco, fare fermare le violenze e proteggere la popolazione”, ha detto Frattini, parlando con i giornalisti. Continuano su questa linea di negazione di una guerra in piena regola, dei bombardamenti da parte dei tornado, dichiarati dagli stessi piloti italiani al TG3.

(Sul piano strategico globale, l’UE è chiaramente spaccata tra la posizione della Germania e l’orrida “coalizione dei volenterosi”… i servi NATO, che, come indipendenti, prezzolati o desiderosi di prezzolamento futuro, come i “responsabili” del governo Berlusconi, oggi escono allo scoperto con Frattini, che invoca la protezione paterna della NATO, degli USA…).

Ban Ki-Moon, contestato al Cairo, sostiene che “il forte impegno della Lega Araba per proteggere i civili ha reso possibile l’adozione della risoluzione dell’Onu”

Il “protettore” di civili… un pappone, praticamente…

“Pappone” perché difende una mercanzia (preziosa perché esplicitamente dichiarata tale da alcuni politici italiani, come Gasparri, che parlano già del dopo-Gheddy fregandosi le mani…), fomentata a bella posta contro un governo ufficiale (che fino a ieri si sbaciucchiavano felici) come arma tattica e santificata mediaticamente (anche tramite i canali web non ufficiali)… Io non sono (né mi identifico con) le popolazioni della cirenaica insorte e militarizzate (male) che sventolano una bandiera nazionale di tanti anni fa con il paradossale orgoglio patriottico per una nazione immaginaria, da inventare… E’ un po’ come dare i kalashnikov, qualche bazooka e qualche aviogetto agli abruzzesi che improvvisamente vogliono l’indipendenza per come sono stati trattati… che farebbe il democratico governo centrale italiano? Si comporterebbe in modo così diverso da Gheddafi?

 E’ chiaro comunque che gli stati coivolti nel conflitto sono intervenuti militarmente e in forze solo dopo che è fallita la rivoluzione disorganizzata e male armata dei ribelli cirenaici (e il progetto di chi li ha armati e sostenuti anche emotivamente agli occhi del mondo)… In Occidente ormai si vende (e si compra) anche la Rivoluzione… (non si spiegherebbe come mai altri popoli africani che resistono in armi ad aggressioni ancora più cruente, organizzandosi per bande di guerriglieri, non suscitino invece commozione alcuna…).

 Ovviamente non sono pro-Gheddafi… ma le azioni di guerra (che coinvolgono così tanti stati) devono avere un minimo di logica accettabile… invece si prendono decisioni nell’aperta illegalità… secondo principi arbitrari… senza analisi sul campo… senza che la gente abbia capito un cazzo della situazione effettiva e dei rischi eventuali… informata solo con videuzzi fatti male che inquadrano anche peggio, dettagli di qualche granata esplosa… Sicuramente Gheddafi ha sparato sulla folla e terrorizza il suo popolo, come stanno facendo se è per questo in Barhein, Yemen o Israele a Gaza per esempio, approfittando del caos nel Mediterraneo… Che dovrebbero fare? In nome dei diritti umani violati dovrebbero bombardarli tutti?

Invece litigano… i Francesi vogliono il comando, gli USA vogliono passare per quelli che non ne sanno niente (Obama cerca il petrolio, senza troppe grane, dal Brasile, proprio oggi…), due ministri Italiani un po’ fetish o BDSM, atlantisti anche se Obama non li asseconda, invocano la NATO o niente basi…

Intanto l’UE è già pronta a farci un megaprestitone per quando falliremo nel 2013…

“Gli Stati Uniti ridurranno presto la loro partecipazione alle operazioni in Libia. Lo ha detto il segretario alla Difesa americano Robert Gates a Mosca dove e’ in visita”. Qui tutto il manicomio risiko-geopolitico.

22 marzo

Oil-exports-from-LybiaLa mia impressione è che più che guerra contro la Libia, questa sia una guerra degli USA e dell’EU, nel senso dell’entità fantasma dalla governance finanziaria fluttuante, contro l’Italia e i suoi rapporti internazionali privilegiati miseramente e vergognosamente caduti (…o si è fatto in modo che ciò accadesse)… Indeboliscono gli ultimi asset nazionali (Finmeccanica, Eni, Ansaldo) rimasti, prima di comprarli a buon mercato… o comunque di ridimensionarli pesantemente… E questo sarebbe anche in linea con la politica di pressione economica e finanziaria nei confronti di quell’Europa di serie B che chiamano molto poco elegantemente PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna).

Kelebek ci parla degli interessi miliardari in ballo ruvidamente sciorinati da un imprenditore…
Il punto resta uno solo… La guerra e tutto quello che accadrà dopo e piuttosto in fretta (il declino e la conseguente svendita dell’Italia) dipendono da questo governo e dalla sua “opposizione” (nel senso del PD, dell’UDC, dell’IDV)… Sarebbe ora schiodare a forza dallo scranno un bel po’ di gente…

* * * * *

Ecco cosa diceva un rapporto ufficiale dell’Onu del gennaio 2011: “In Libia la protezione dei diritti umani è generalmente garantita… ed include non solo i diritti politici ma anche quelli economici sociali e culturali…all’avanguardia nel campo del diritto alla salute e nella legislazione sul lavoro… la Libia ha abolito tutte le leggi discriminatorie…”.
Sfugge il passaggio dal considerare un dittatore per procura una mammoletta, al dipingerlo come Satanasso da sbombardare… (e comunque è chiaro che un gruppo di squali deve essersi comprato Ban Ki-Moon e tutta l’ONU…).

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La crisi nel Mediterraneo comincia dalla Grecia, non dalla guerra in Libia…

Ipotesi: gli USA non possono più permettersi di mantenere in pax militare i cocchi europei… costa troppo, sono in crisi, hanno un debito galoppante… quindi ci balcanizzano, messicanizzano e cinesizzano – sfruttando anche lo storico cinismo delle classi dominanti delle nazioni europee, unite con lo sputo EU – per indebolire la regione ed estrarre direttamente plusvalore (prima con l’FMI e poi, ad asset distrutti e da ricostruire, magari dopo una guerra continentale…). E dunque migrazioni epiche, razzismi, nazionalismi, autoritarismi, conflitti sociali (che del resto montano anche pressoché spontaneamente coi venti di destra che corrono)… Per ora ci mancano solo i conflitti religiosi… E sembra che anche il patto NATO, tanto invocato in ginocchio sui ceci dai Frattini vari, non sia così indistruttibile, se la Germania si defila e la Francia vuole comandare… e gli Stati Uniti ci fanno più di un pensierino su, flirtando col sud dell’America, riguardo alle risorse energetiche… Ad ogni modo, personalmente, non saprei dove fuggire… Forse l’unica è mobilitare un antimilitarismo e un anticapitalismo di massa…

In poche parole, il capitalismo (ri)comincia ad essere distruttivo per potersi precariamente rigenerare… ma a me pare che scivoli progressivamente verso il basso, a ondate successive, seguendo ostinatamente il suo delirio… travolgendo con sé tutto quello che permea, sussume e coinvolge…

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Uhm… tutti d’accordo? E che sarebbe questa nuova entità militare? “Secondo la Casa Bianca, la Nato dovrà essere “parte di una STRUTTURA DI COMANDO INTERNAZIONALE una volta che gli Usa lasceranno” la guida, perché ci saranno paesi extra Nato”. E comunque gli Stati Uniti si vogliono mettere nelle condizioni di defilarsi o comunque di restare sullo sfondo di un nuovo gioco europeo di alleanze e, soprattutto, di contrapposizioni…

Pout-pourri di Con Bendit (chi è contro la guerra è per Gheddafi, dice… Ha la sarcosi… una malattia terribile)… “Sotto il selciato, la spiaggia”… di Tripoli… “bel suol d’amore”.  Per non parlare del partito di Vendola, che difende i Diritti Umani delle popolazioni ARMATE e la democrazia (…che poi è quello che si sta esportando con le bombe).

24 marzo

Nap0litan0 dice oggi: “Siamo pienamente dentro la Carta delle Nazioni Unite”.

E nel frattempo esce un bell’articolo di Femminismo al Sud in cui si prendono le distanze dal pacifismo di destra (decisamente poco credibile e strimentale, nato per contrapposizione pavloviana ad un’oscena sinistra interventista)…

La Merkel intanto preme sull’assedio internazionale (sul fronte economico) dell’Italia, proponendo in pratica anche il taglio del 38% delle esportazioni libiche di petrolio erogato agli italici, a Trattato Italo-Libico ormai saltato… Io vedo sempre più in questa guerra una linea di continuità con i ricatti della finanza internazionale nei confronti dell’Europa di serie B (i cosiddetti PIIGS… vedi quello che sta succedendo in Portogallo con il ministro dimissionario dopo il rifiuto della richiesta del prestito all’Europa e in Spagna con i tagli del rating da parte di Moody’s…), unita ad un necessario rimescolamento delle carte all’interno del blocco capitalista occidentale… che sta espandendo i suoi confini al nord-Africa e alla Turchia (trasformando l’eredità neocolonialista mascherata in qualcos’altro in via di definizione…) e a quei Paesi che forniranno un esercito di riserva di lavoratori a bassissimo costo e senza diritti o quasi, a garanzia di più elevati profitti… E’ l’idea di pace che ha Obama: estendere il capitalismo, col suo format “democratico”, anche laddove fino a ieri era stato impedito da locali despoti prezzolati… auspicando l’agognata Liberazione = l’unità di tutti  i popoli davanti alla merce… assecondando una concorrenza al ribasso (e l’ ovvia decadenza di buona parte dell’Europa)… Ma, a quel punto, ci si potrebbe aspettare di tutto da parte dei governi che dovranno contenere la guerra sociale nel Mediterraneo (e oltre)… terrorismi, protezionismi, nazionalismi, razzismi, divisioni su base etnica, religiosa, politica, ecc… E non è da escludere che qualcuno arrivi a pensare a rimedi barbari come la guerra tra nazioni per sedare le rivolte definitivamente… Insomma la mentalità “progressista” obamiana non pacifica affatto: destabilizza… frammentando le alleanze, precarizzando i rimedi, procedendo per shock e emergenze a catena… garantendo un moltiplicarsi probabilmente ingovernabile di “normalizzazioni”… apre indefinitamente la partita… E a quel punto sarebbe di fondamentale importanza che le moltitudini (multilingue e poliloganti, coloro che mescoleranno costruttivamente i loro saperi e le loro esperienze) si alleino contro l’attuale assetto imperiale degli stati-nazione… strappando spazi ancora più ampi di libertà, creando istituzioni non previste dal format
Una volta si diceva “socialismo o barbarie”… La seconda mi pare che stia avanzando a passi da gigante.

28 marzo

Il Grande Circo continua: Ban Ki-Moon all’ONU presenta Nap0litan0 come una Leggenda! La leggenda poi sproloquia sulla necessità della guerra in Libia… Stessa cosa dice oggi anche quel finto-punk prezzolato di Bob Geldof, quello della truffa del Live Aid… Tutti per lo sbombardamento da salotto…

6 aprile

Bombardano ad ovest, mentre ad est mandano le dive di Holliwood tra i fuggiaschi e i disperati dell’Africa… e il cerchio si chiude… Anche noi in fondo siamo stati bombardati e poi “salvati” dagli eroi del cinema… Una volta c’era John Wayne, oggi Lara Croft… testimonial dello stile NATO, dello spettacolo mortale, calata come una bomba con le labbra pendule.

In Italia intanto l’attenzione e il dibattito è integralmente concentrato sugli immigrati, i profughi che Maroni insiste a chiamare, in linea col razzismo padano, “clandestini” o tunisini dipinti incredibilmente come fossero dei perdigiorno, dei viaggiatori a sbafo!… Sono concentrati sull'”invasione” di coloro che (come italiani e occidentali, da cui provo a dissociarmi…) bombardiamo o facciamo bombardare o di coloro che abbiamo recintato in dittature per decenni e che ora sono liberi… In pratica, facciamo la guerra due volte contro di loro… sia contro chi resta, che contro chi fugge… Mi meraviglia che non ci sgozzino…

In realtà continuano a morire nel mar Mediterraneo… Ne muoiono 250, a pochi giorni dal discorso da cabaret di Berlusconi a Lampedusa davanti alla sua claque… E altri a Manduria, dove sono stati deportati in una tendopoli dai confini facilmente valicabili, fuggono o si mettono a cantare e suonare con i salentini in una sorta di improvvisato sincretismo etnico… con l’unico linguaggio che non ha bisogno di traduzioni, quello della musica… E’ una bella immagine… che purtroppo contrasta col tentativo del governo di creare un’emergenza ad hoc con il suo corollario di poteri speciali e l’ennesimo tentativo spartirsi i soldi della EU… che comunque fa anche lei la sua porca figura razzista col “no, grazie” dei (governanti) francesi, interventisti della prima ora e fedeli al ruolo di “cattivi” che hanno scelto, o con l’alzata di spalle dei (governanti) tedeschi di fronte allo “tsunami umano”, come è stato grottescamente definita l’ondata dei profughi da alcuni ministri miserabili della Repubblica Italiana…

25 aprile

Liberati dal nazi-fascismo a suon di bombardamenti per essere consegnati ad una schiavitù più sottile e volontaria… che ai giorni d’oggi si rivela una guerra permanente per difendere questo immenso supermarket a cielo aperto. Tocca liberarsi anche della Liberazione (e dell’Impero di cui siamo parte…).

26 aprile

Il buffone, i l servo sciocco della Nato, a Pasquetta si trasforma in bombardiere… Ordini superiori.

La Russa invece fa bombardare scavalcando le opposizioni interne e il Parlamento… La cosa peggiore è che persino Nap0litan0 sostiene che discuterne in Parlamento sia inutile, perché sarebbe già stato fatto… L’ulteriore impegno dell’Italia in Libia annunciato ieri sera dal presidente del Consiglio Berlusconi costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall’Italia a metà marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di Difesa da me presieduto”.

 28 aprile

WeakiCIA mette in giro la voce che uno dei prigionieri a Guantanamo avrebbe potuto far esplodere una bomba H in una città europea… Mi sembra una motivazione inventata appositamente per giustificare ogni contromisura (torture e bombardamenti…) e coalizzare l’alleanza occidentale contro il nemico immaginario (esterno ed interno).

L’effetto della notizia su una mente bacata è più o meno il seguente: “Ok, gli USA hanno rinchiuso vecchi e bambini, ma (notizia collaterale che non può non catturare maggiormente la mia attenzione) in mezzo a loro c’era pure chi poteva sterminare città intere con una BOMBA H!… Pauuuuuura! Pochi ne hanno rinchiusi… Meglio ammazzarli tutti indiscriminatamente, se coltivano simili idee tra loro! Bombardate! Torturate!”.

1 maggio

 Tra beati reazionari vaticani, sposi regali inglesi, PD interventisti e lavor di patria (Nap0litan0, insieme al Presidente del consiglio, invoca un’impossibile pace sindacale alla vigilia dello sciopero generale del 6 maggio…) è tutto un tripudio di ipocrisia bellica…

2 maggio

Tanto era inventato anche da vivo… Osama non è una persona… è una scusa. Anche se dovesse corrispondere ad una persona reale, la sua funzione e il suo ruolo ne hanno cancellato la sostanza. Non credo che ci libererà del suo fantasma… essendolo stato sino ad ora…

Dicono alla CNN che l’hanno sepolto in mare… così si perderà per sempre la sostanza di questo corpo immaginario… Credo che la “morte” di Bin Laden e la farsa dei suoi tanti successori costituiscano un cambiamento nella politica militare USA… Cercano scuse per estendere il conflitto a dismisura… Meglio tanti nemici di cui non si sa il nome e che possono essere ovunuque… Magari in Pakistan, così invadono anche quello…

3 maggio

Gli insorti“Ok, volete che rischiamo il culo per i vostri interessi occidentali? Mollate almeno 3 miliardi dei soldi che vi siete fottuti!…”.
La Clinton impone a Frattini e al governo italiano di sganciare qualcosa dei miliardi “congelati”
E Gheddafi ovviamente si incazza

4 maggio

Siamo alla demenza… I leghisti non vogliono i negher che scappano dalla guerra… (chiedono un  “bombardamento temporaneo” ma i negher devono restare sul posto, sotto le bombe…). Neanche i razzisti col colletto bianco dell’EU, che hanno revocato Shengen dopo le rimostranze francesi, vogliono profughi in Europa… E ora dovremo mostrare le nostre carte d’identità europee alle frontiere, non sia mai ci mischiamo con gli africani e viceversa…

Dal momento che non è possibile prendere alcuna decisione autonoma rispetto alla Nato, io esternalizzerei la Difesa a questo punto…

Anche se non saprebbero che farsene di uno come La Russa che alzerebbe il “cartellino rosso” contro chi si sbaglia a bombardare… Ha scambiato il campo di battaglia per un campo di calcio!… sembra “Generali a merenda” di Boris Vian…

Nel frattempo, la nuova strategie USA: “La morte di bin Laden cambia ogni cosa, è l’inizio della fine del nostro coinvolgimento in Afghanistan“. Appunto… ci sono guerre altrove cui badare….

6 maggio

Che senso ha comandare uno scempio sanguinario e vendicativo e aver orrore degli effetti di quel che si è comandato?… Qui si cancella la realtà, se non la si è già cancellata da un bel pezzo… E’ come vedere le partite guardando gli invitati di “Quelli che il calcio”… Una merda doppia. E’ una pubblicità virale dell’ultima merce possibile (quella che vende la morte reale…). Si passa dal sesso al sangue, secondo la nota progressione sadiana… Mr. Obama vuole che si desideri oscenamente anche la morte come merce e spettacolo… per questo ne nega la visione (nel caso dell’agguato ad Osama)… Deve essergli piaciuto “Videodrome”. O più sottilmente vende il vuoto, il sospetto che non vi sia nulla da vendere, sessun “body of evidence”, nessun cadavere… mantenendo intatto un simulacro… e lasciando proliferare quelle simulazioni di verità che girano a vuoto, che chiamiamo complottismo… Costui deve aver letto Baudrillard e Klossowski (o per lo meno un loro riassunto)… Io sarei favorevole alla realtà reale. Quella che non viene ripresa in quanto non veicola “intensità”, quell’oscura forza simulacrale diffusa sui pixel degli schermi da quelli che considero fantasmi noiosi… (vip, attori, rockstar, politici). Meglio negare fama alle “persone”. Chiunque esse siano. Anche le une e trine.

Con la morte di Bin Laden hanno prodotto un cloud event ad arte… Mediaticamente funziona meglio di un fatto certo. Nell’incertezza, comunque, meglio sparare… (anche cazzate).

Si capisce a questo punto come mai la notizia della morte di Bin Laden si trasformi (sin da principio) in un proliferare canceroso e rapidissimo di notizie inverosimili e contraddittorie il cui scopo è quello di produrre un clima di sospetto incrociato, che alimenta paura e confusione (e incapacità di comprendere da parte del “soggetto sociale globale”), fomentando un conflitto diffuso e generalizzato… impedendo, di fatto, l’individuazione degli interessi strategici di fondo nella nebbia delle informazioni difuse a cazzo di cane. La strategia informativa messa in atto da Obama è la stessa di Wikileaks

10 maggio

Foto di una bomba che cade… su Tripoli “bel suol d’amore”.

Secondo il generale italiano Claudio Gabellini quella bomba in fotografia sarebbe per “la protezione della popolazione civile”.

E poi insistono più volte, denegando freudianamente, di non essere interessati ad assassinare Gheddafi… che non sono come i barbari che sono atterrati con quattro elicotteri in terra straniera per far saltare il cervello di Osama a colpi di mitra!…

13 maggio

Raid Nato uccide 16 civili…

“Notizia che non ha scosso più di tanto i vertici Nato, secondo cui il rais continuerà a non costituire bersaglio della missione militare in Libia”.

Beh… diciamo che è una menzogna per non dire che hanno una pessima mira… A meno che il vero obiettivo non siano direttamente i libici che dovrebbero difendere e che hanno la sfortuna di vivere a Tripoli… e che notoriamente infrangono la no fly zone

20 maggio

Alcuni video ritraggono a “popolazione libica” che la Nato e i Volenterosi difendono a discapito di altri (linciati, torturati e bombardati…) grazie alla risoluzione ONU 1973.
Obama annuncia lo stanziamento di 40 miliardi per sostenere i popoli arabi in rivolta

E (scoop!) la NO FLY ZONE diventa anche NO SAIL ZONE“Vista l’escalation nell’uso della forza navale, la Nato non ha avuto altra scelta che passare a un’azione di forza per proteggere la popolazione civile della Libia e le forze marittime dell’ Alleanza”. La Nato affonda 8 navi di Gheddafi.. Ormai si bombarda qualsiasi cosa somigli ad un obiettivo militare (aereo, di terra o navale) o ad un possibile bunker del marrano

27 maggio

Obama al G8: “Usa e Francia sono determinati a terminare il lavoro in Libia”

1 giugno

Frattini a Bengasi: alcune centinaia di milioni di euro verranno stanziati per i ribelli libici da Eni e Unicredit con i soldi del regime di Gheddafi “congelati” dall’ONU (notizia prontamente fatta sparire dall’ANSA insieme al discorso anti-italiano del ministro degli esteri di Gheddafi, che denunciava inoltre le evidenti violazioni del diritto internazionale…). Ma non erano 3 miliardi? (che erano comunque un’elemosina rispetto alle centinaia di miliardi congelati dall’ONU)… Neocolonialisti, traditori e anche con le braccine corte

Questi ribelli cirenaici poi… sono così irresponsabili da coinvolgere gli algerini con accuse non dimostrate circa un loro invio di mercenari a sostegno del regime di Gheddafi (altra notizia cancellata dall’ANSA…). O sono telecomandati da chi vuole estendere il conflitto e gli interessi sull’intero Maghreb? (visto che la strategia USA nell’era di Obama è ormai quella di non fare mai per primi la parte dei cattivi…).

Intanto sembra che ci siano 718 vittime civili libiche, cui l’ONU risponde con un’alzata di spalle… Ban Ki-Moon: “Non abbiamo una conferma indipendente” delle 718 vittime civili dei bombardamenti Nato sulla Libia, come denunciato ieri da Tripoli”.

Neanche un euro di quei soldi “congelati” viene speso per i profughi che vengono imprigionati nei lager italiani, col recente divieto di farvi entrare la stampa che sa di censura e di evidente intenzione repressiva lontana da sguardi indiscreti. Qui la circolare del ministro sassofonista dalla montatura sgargiante che sembra essere particolarmente insensibile agli annegamenti in massa dei “negher” nel Mediterraneo.

* * * * *

L’ONU, con la “no fly zone” ha invocato protezione per una parte della popolazione libica che a quanto pare (è uffuciale) compie CRIMINI DI GUERRA… Non una parola contro i bombardamenti (non autorizzati dalla risoluzione 1973) della popolazione civile da parte dei governi occidentali…

 E se lo ammette la stessa ONU… chissà che scempi stanno compiendo oltre a quelli documentati dai video in rete (linciaggi, esecuzioni sommarie, torture, ecc… specie ai danni dei neri, considerati “mercenari”… L’accusa di oggi da loro rivolta contro degli ipotetici mercenari algerini deve far parte di questa tendenza paranoide…).

4 giugno

La “no fly zone”, dopo le navi, si estende anche a truppe di terra e veicoli che notoriamente spiccano il volo… nell’indifferenza generale

6 giugno

Certe reazioni di Nap0litan0 mi sembrano decisamente ipocrite… Non era forse indifferente quando comandava l’intervento italiano in Libia? Ora perché dovrebbe commuoversi per la gente che muore fuggendo dai bombardamenti che lui stesso ha comandato?

(Giorgio Nap0litan0 che – in una lettera a Claudio Magris – ha sottolineato come sia necessario ”reagire politicamente e moralmente”: ”l’indifferenza e’ un rischio da scongiurare”, ha aggiunto).

Io piuttosto non sono affatto indifferente al carico di bombe e missili che i “Volenterosi” (di cui fa parte anche l’Italia grazie anche al deciso interventismo di Nap0litan0) scagliano sulla popolazione libica… Non sono indifferente ad una guerra che non ha neppure la lealtà di chiamarsi tale, che si spaccia orwellianamente per missione per salvare la popolazione libica (quei ribelli cirenaici armati dall’Occidente che compiono, sempre secondo la schizofrenica ONU, crimini di guerra come la loro controparte tripolitana gheddafiana). Si chiama NO FLY ZONE e, spingendosi creativamente molto al di là dei limiti imposti dalla risoluzione ONU, distrugge tutte le forze armate di Gheddafi, di mare, di terra, manda elicotteri per far saltare in aria presunti bunker, continuando a fare morti tra i civili... Sarebbe giusto se certi uomini politici affondassero loro nel Mediterraneo. O quanto meno venissero additati come i responsabili dei morti sotto i bombardamenti, di un’aggressione assurda, vigliacca, neocolonialista, imperialista… e della vendita di armi non si sa bene a chi… ad un esercito irregolare che va a caccia di “mercenari” neri o algerini e che potrebbe rivendere le stesse anche a gruppi di terroristi…

22 agosto

Epilogo della guerra neo-neocolonialista in Libia: le principali gang criminali internazionali hanno preso il covo di un predone del deserto. Presto discuteranno per spartirsi il bottino.

Infatti, Cameron: “Ora il nostro compito è fare tutto ciò che possiamo per fornire supporto alla volontà del popolo libico, che è a favore di una transizione verso una Libia libera, democratica e inclusiva” (…degli interessi britannici, si sottintende… “all inclusive”).

I soldi di Muammar Gheddafi vanno «messi al sicuro nel nome del popolo libico e usati per finanziare la transizione verso la democrazia in Libia, perché il popolo libico ha guadagnato quei soldi», ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel

Non credo proprio che Unicredit (che aveva nei soldi libici congelati il 7% del suo capitale azionario) farà lo stesso… E chissà come andrà a finire con tutti gli altri appalti miliardari in sospeso (che La Russa cerca penosamente di far valere in uno scenario evidentemente mutato a svantaggio dell’Italia)… Da come andranno queste spartizioni tra Volenterosi e Ribelli, si vedranno i veri motivi di questa guerra indecentemente sostenuta dall’ONU.

24 agosto

Ri-belli in posa per l’Ansa… è stata una guerra molto glam… guerrieri come giocatori di calcio… esultanza finale come una vittoria di campionato… Asettica. Niente morti. Niente feriti. In fondo non è una “guerra” clausewitzianamente intesa… resta tutt’ora, sulla carte, una “missione di pace”… eterna.      

 Presto torneranno a considerare i ri-belli come “beduini”, con il pericolo del “fondamentalismo islamico” (o addirittura di Al Qaida! come sta accadendo in Sinai…) che incombe, se non fanno tutto quello che dicono i loro padroni occidentali…

27 agosto

“I ribelli rastrellano la zona: ne fanno le spese tanti ragazzi, soprattutto quelli con la pelle più scura, accusati di essere mercenari”... Ancora una volta persino l’ONU riconosce gli abusi dei “ribelli”

29 agosto

Questa poi!… Hanno deciso di chiamare la conferenza per spartirsi le risorse della Libia in un modo davvero grottesco: “Amici della Libia”

20 ottobre

 Dopo un’orribile caccia all’uomo durata mesi, Gheddafi è morto. E sappiamo perfettamente che la guerra di Obama non è finita. Già si guarda altrove… Siria, Iran…


No alla guerra giusta di Obama
 
Di seguito il codice del banner:

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La pedofilia mediatica

“The medium is the message”
(Marshall McLuhan)

Per me, la faccenda della pedofilia è legata ad una modalità nuova del “biopotere” (di cui parlava Foucault)… Segna una svolta il modo in cui s’è affacciata la denuncia di questa morbosa attenzione o violenza sui bambini (che pare ci fosse anche prima, eccome, a giudicare dalle esperienze infantili raccontatemi da diverse persone della mia età)… Il boom mediatico della pedofilia ci fu a metà degli anni ’90… A mio avviso costituì il paradigma di un nuovo modo di raccontare il “nemico”… e, secondo me, fu l’inizio della “Quarta Guerra Mondiale” (quella del potere contro ognuno di noi, di cui raccontava Baudrillard), quella palesatasi in modo clamoroso con l’attacco alle Torri Gemelle e la successiva guerra al terrorismo. Questo paradigma racconta che il nemico non è più chiaramente individuabile, ma è interno (nell’Italia telecratica il “nemico interno” può essere ulteriormente declinato e identificato sotto i nomi di extracomunitario, clandestino, stupratore, rumeno, zingaro, comunista, ecc…)… La pedofilia può essere evocata ed esorcizzata nello stesso tempo… è la colpa inconfessabile, l’abominio, ciò che è più riprovevole per chiunque…costituisce dunque (per esempio, dal punto di vista del potere e della polizia) la scusa perfetta per consentire di indagare, ispezionare, perquisire, rovistare nei computer di chiunque (un esempio della restrizione dei diritti individuali specificamente per quel reato fu la “legge Megan” in USA)… Poco più tardi, fu sostituita dall’ossessione per il terrorismo…

Altra considerazione è che la pedofilia come paradigma della comunicazione è il metodo “educativo” per eccellenza. Quello che riproduce la violenza “immaginaria” (*), non simbolizzabile in un linguaggio (e dunque non facilmente superabile, come aveva ben descritto l’interessante libro sulla “sindrome da ripetizione del trauma” o T.R.S.: “Donne che si fanno male“…). Noi tutti siamo stuprati mediaticamente prima di arrivare a capire quel che significa il messaggio… Siamo tutti bambini, davanti alla TV… o anche davanti al computer… E la violenza sociale si riproduce rievocando costantemente (come da manuale psichiatrico) il trauma originario… erotizzando (simbolizzando) territori vergini, innocenti, indifferenziati (come il corpo dei/delle bambini/e) non ancora sfruttabili dal feticismo delle merci, dall’erotismo mercantile che smania per creare bisogni e desideri ovunque e con qualsiasi cosa e persona
Tutti urliamo che orrore! non accorgendoci che gli stuprati siamo noi… Siamo tutti vittime di giochi erotici asimmetrici (come si dice anche della guerra di un esercito contro alcuni individui e viceversa: “guerra asimmetrica”)… Certo, poi c’è anche la pedofilia reale… e quella fa danni, difficilmente cancellabili, negli stili di vita delle vittime… che tenderanno ad adottare comportamenti autodistruttivi o a replicare la violenza subita (nella più classica delle dialettiche vittima/colpevole…). Questo, voglio dire, non è solo un trauma psicologico di alcune persone… è il codice di comunicazione contemporaneo: la violenza va accettata prima ancora di cominciare a ragionare (e forse è anche per questo che i porno virano sempre più verso la tortura… simulata certo, per ora non è ancora “Videodrome“…).
Per questo, a mio avviso occorre stare attenti a non sovrapporre la propria riprovazione nei confronti di certe pratiche con quello che ne hanno fatto i media contemporanei… La pedofilia, in definitiva, è una delle principali armi tattiche del nuovo millennio. Quando la usiamo per attaccare qualcuno, dobbiamo capire che stiamo parlando un linguaggio che contamina anche chi accusa… Accanto all’immaginario infantile ferito, per difenderci, forse dovremmo costruirne e raccontarne uno più felice… che allontani le ombre nere che a qualcuno fa tanto piacere tenere sempre sospese sul capo (altrui…). Il punto è che l’infanzia in quanto tale (non realizzando dinamiche di “desiderio=bisogno/domanda”, simbolizzabili, dunque “pubblicizzabili”…) non serve a questo sistema e sembra non avere più spazio alcuno né nei linguaggi, né nella società (ma questo accade anche per le donne, per i vecchi, per i folli, ecc…). E’ una società malata, “pedofila” nel midollo…


(*) Per “immaginario”, si intende l’immaginario lacaniano, quello pre-simbolico, quello che istituisce il soggetto in quanto immagine del proprio corpo allo specchio… quel piccolo io ideale, che l’adulto, colui che si suppone sappia, dovrebbe abbracciare amorevolmente e accogliere ancor prima che vi sia un senso, un linguaggio ben strutturato, un ordine del discorso… generando fiducia… se non una “fede” vera e propria, nella possibilità di accedere al simbolico, al linguaggio (degli adulti: la società, la cultura, il denaro, ecc…). La violazione dell’immaginario invece, genererà verosimilmente difficoltà, diffidenze se non aggressività, rivolte aperte, nei confronti dell’ordine simbolico e della strutturazione di un io stabile (forclusione)… dando luogo ad una prevedibile lunga serie di problemi psichici…

Guido Reni, “Strage degli innocenti” (1611)

Si notino i corpi nudi osceni e lascivi degli uccisori di innocenti… In particolare il culo in primo piano dell’uomo che offre i suoi genitali alla faccia della recalcitrante donna sotto di lui, mentre mette le mani su un infante… Più che una strage, un’orgia insana… Un divertissement di abomini e sopraffazioni.

Nota di psicanalogica

Ma la pedofilia come “strage degli innocenti”, ha avuto nel millenario immaginario cristiano e alchemico anche un suo ruolo… Da quella strage, guarda caso, si salva il “Puer” divino… Il Bambino. Questo splendore solare di Uno, costa la vita ai molti… E probabilmente non vi sarebbe quell’Uno senza il sacrificio dei molti, compiuto proprio per impedire di accedere alla sovranità regale (Erode, parodia della smisurata sovranità divina incarnata da Cristo…) dell’Io. L’immaginario di chi si salva, era già scritto in quel disegno (di dominio) universale rappresentato dalla terribile figura del Cristo.

In alchimia, la “strage degli innocenti” è figura delle scorie minerali (trafitte dalla spada=dagli acidi) che muoiono per permettere all’Oro di sprigionarsi… Sensibile a questa crudeltà, io valuto che uno qualsiasi di quei metalli bambini poteva essere oro (vedi il mio “Dio è Tutto… dunque anche ogni sua eccezione“)… poteva svilupparsi felicemente… Non era necessaria quella strage o quella violenza… Così l’Universale Unigenito Figlio di Dio si accusa da sé (facendo anche la parte del suo contraltare, dell’accusatore appunto, Satana…) di orrende efferatezze… e di “pedofilia”, nel senso di morte dell’innocenza, di educazione all’universalità, al dominio dello smisurato, dell’individualmente irraggiungibile, della… disperazione. Con una Vittima Eletta e un Colpevole Punito per l’eternità…

Preferirei che si ponesse fine a questo scempio… Basta coi sacri-fici.


Il feto-monolito e lo schizo-capitalismo

Perché non l’uomo, ma il mondo è diventato un anormale.
(da “Van Gogh, il suicidato dalla società” di Antonin Artaud)
Stanotte, dopo aver letto le terribili storie intorno ad Antonin Artaud, di torture, elettroshock, quando era in vita… e delle aspre contese, seguite alla sua morte, tra la sua famiglia e i suoi amici surrealisti, per contendersene i deliri e i segreti, raccontate da Sylvère Lotringer (e ripensando ai deliri del poeta francese circa madri, sorelle e feti, ai tentativi disperati di ricostruzione di un io, dopo i mancamenti a se stesso impostigli elettricamente in manicomio) ho fatto un sogno. Ecco un esempio di “maculata concezione”(come scriveva Artaud): Ero nella stanza da letto, la mia, ma era anche quella di mia madre… così, in un angolo a destra della testata del letto avevo il mio alambicco e nell’angolo a sinistra la foto del Matrimonio di mia Madre poggiata su un comò… Mia Sorella è accanto al letto in piedi a far da testimone, come fosse un mio Doppio al femminile. Ad un certo punto, al posto dell’alambicco, mia Sorella vede qualcosa, che mi indica… Mi giro e vedo un Feto in levitazione. Stessa cosa dall’altro lato al posto della foto del Matrimonio. Il fatto è che questo feto (che era unico anche se erano due) si muove, ma è invisibile… pur conservando la “tangibilità”. Intuendo questo, cerco di fermarlo prima che mi raggiunga (il suo potere è quello di paralizzare, impedire di parlare o gridare… oltre a quello consueto di “cinturare elettricamente” il ventre come descrisse Strindberg in “Inferno”). Al tatto è come un parallelepipedo… la cui luce nera mi ricorda il monolito di “2001 odissea nello spazio”… Vedo chiaramente che (l’evento palingenetico, l’ecce puer) la nascita del Messia è in realtà un incubo spaventoso… che si dilegua quando Mia Sorella mi conferma di aver assistito anche lei all’orribile prodigio… smentendo così ogni possibile ipotesi di un mio personale delirio. Io arresto la scena con un “Nel nome del Padre…” di rito (sembra essere tutt’ora il metodo più efficace per imporre un ritmo ternario al Dualismo insorgente), che riporta tutto all’ordine e al risveglio.

Giger - "Dead babies"

Ne derivano alcune considerazioni. Non trovo in questo alcuna novità rilevante circa la mia composizione simbolica di fondo (fatta di insofferenza nei confronti delle logiche patriarcali e di orripilazione per le poltiche del desiderio materno di fallicità – di gestione del Figlio come fosse un Fallo – vissute come minaccia alla mia stessa Vita, tramite un mio rimpiazzo con un Sostituto… il FETI-cismo insomma, la merce al posto di ME)… ma vi è piuttosto la suggestione di un Dualismo senza ordine, né condizione sopportabile, che si oppone con tutte le forze ed in modo imprevedibile, irragionevole, distruttivo, invisibile e spettrale (quasi come incarnasse un principio del Male) ad un Sistema teso (sino allo spasimo, fino a lacerarsi) alla pacificazione, basato sul Terzo (ciò che possiamo immaginare come lo Stato, un ordine simbolico, la perfetta costruzione di una metafisica come quella di S. Tommaso d’Aquino, ecc…). E questo scenario non è… personale.   E’ lo scenario messo in campo, per esempio, dalla Guerra al Terrorismo, in cui, dietro un’apparente gestione razionale degli eventi, si cela un mostro di innesti e proliferazioni (traffico d’armi, patti trasversali, campi di reclutamento, centri di addestramento, ma anche, sul fronte interno… “comunità”, sette, gang, bande…) nel tessuto stesso della società, che si pretende Razionale e che si suppone esista (pur essendo una sorta di finzione scenica, la rappresentazione di un ordine semi-naturale, un sostrato mitico su cui adagiare il corpo-in-frammenti del sistema; a mio avviso non vi è mai stato alcun “contratto sociale”… come sostengo in questo commento 22). Dunque questo Dualismo terrorista, questa Eccezione del Diritto, quando rivela la sua verità oscena, nascosta dal Sistema che la copre e la supporta occultamente, sembra presentarsi come fosse la Realtà… Ma è un mostro creato in laboratorio… Ora, nel mio sogno, questo mostro, voleva sostituirsi al MIO laboratorio, alla mia coscienza (rimbalzata tra maschile e femminile e che trova la sua provvisoria unità nell’uovo alchemico). Ma non c’è risucito, evidentemente…  In quale scenario ci si muove? Più o meno quello labirintico, spettrale e cannibalico di Pacman… che ha in sé la simpatia finta di uno smile. E’ il capitalismo… che mira ad integrare nella sua composizione onnivora, come di una zucca decomposta che rinasce da sé materializzandosi qua e là, anche i deliri della schizofrenia, una volta letti come rivoluzionari (da Kristeva, Deleuze, per esempio) ed ora integrati (in qualche modo) nei circuiti del sistema. Sylvère Lotringer scrive una sorta di requiem della resistenza possibile (prendendo le distanze dagli inviti insurrezionali di qualche “invisibile” gnostico contemporaneo, che pur conserva un notevole acume… se non fosse che è il capitale stesso a spingere verso le barricate e ad inventare scenari alla “Terminator”):“Cosa si può intendere con resistenza? Resistenza al capitalismo? Ma con il capitalismo abbiamo a che fare con una nozione molto artaudiana: è ovunque e in nessun luogo, si tratta infatti di un concetto confuso, anarchico, come Eliogabalo, ti volti e non è più lì dove si trovava. Non si ha nel capitalismo una progressione logica o prevedibile, è qualcosa di affine alla follia. E come si può pensare di combattere la follia? Ci si può solo rendere conto che non si ha a che fare con qualcosa di umano, perché non è un sistema concepito per essere al servizio dell’umanità. Tutto ciò ricorda la storia dell’apprendista stregone: il capitalismo, si badi bene, è sempre esistito, ma nelle società primitive era sottoposto a tutta una serie di limiti e costrizioni, ma noi abbiamo, per così dire, lasciato uscire il genio dalla lampada e finirà per distruggere l’intero pianeta. L’avidità di profitto, la speculazione rovinano anche le migliori intenzioni, per cui anche un’industria ecologica, nonostante i suoi obiettivi positivi, viene sovvertita dalla logica cui obbedisce, logica che finisce per rafforzare il capitalismo. Gli stessi concetti con cui si confrontavano Artaud e Bataille risultano obsoleti rispetto al capitalismo contemporaneo, che finisce per produrre degli zombie soddisfatti di sé, i quali non si chiedono neppure in che direzione procedono. Ne risulta una sorta di Grand Guignol dove nessuno ha più coscienza, ad esempio, del fatto centrale che la sua vita è limitata. C’è qualcuno che prevede ancora fasi di rivolta, come ne l’Impero di Antonio Negri, ma non condivido questa visione ottimistica poiché, nonostante vi possano essere evoluzioni inattese come imprevisto fu il maggio del Sessantotto e il mito che ne originò, oggi mancano dei miti sufficientemente forti. Il capitalismo stesso si presenta come un mito e riesce a suscitare, come tale, degli affetti ma non si tratta di affetti che posseggono alcunché di autentico”.