E se fosse tutta solo “muzak”?
Insomma, facendo un rapido giro (tra noti, meno noti o del tutto sconosciuti) tra le musichette più originali che si sentono ultimamente, direi che si viaggia un po’ barcollanti tra dark dubstep piuttosto sexy (come quella di FKA Twigs, con look da cosplayers…), elettronica molto analogica dall’immaginario goth sadomaso…
…e dream pop (qui in un video dei “Washed out” al minuto 1:38 , anche se il gruppo non mi entusiasma in quanto detesto ciò che assomiglia anche vagamente al brit pop, che ci ha ammorbato per un paio di decenni, sembra che parta un ritornello con battimenti binaurali sui 4 cicli al secondo – potenziate da un autopan che rimbalza il suono tra i due canali stereo – come le onde theta, quelle che normalmente produce l’attività elettrica celebrale nel sonno profondo… Per una persona in stato di veglia una brusca immersione che sottolinea quella frase melodica in modo più psicoacusticamente incisivo… Ma a proposito di dream pop mi viene in mente anche l’ultima fatica dei Goldfrapp, più folk, malinconica, sinfonica e vintage o gli ultimi scampoli dell’etichetta 4AD, che tanto ha influenzato noi musicisti 40enni, con i Grimes)… o comunque suoni elettronici iper-compressi, frequenze pompate a tutte le altezze, nuovi synth a layer di campioni disegnabili e manipolabili a piacimento (come in Iris di iZotope, per esempio), tanti trucchetti sulla fase per spazializzare i suoni ben al di là del tradizionale doppio canale stereo e tanto becero erotismo… vedi pure le robe commerciali (Britney Spears, Miley Cyrus, Rihanna, ecc…). Ed ora si aggiunge anche Asia Argento (con un penoso CD di collaborazioni dal titolo comicamente pretenzioso: “Total entropy”!) che per l’ANSA sarebbe “rock duro”… una roba da licenziare l’esperto che ha commentato l’evento epocale…
E va be’… poi ci sono i rumori indistinti della drone music (tipo la segheria davanti a casa mia) di cui abbonda la produzione indipendente (non quella truccata da indie ma facente capo alle major che riciclano anche l’immondizia musicale, ma quella che nessuno produrrebbe… a volte perché priva di un valore conforme al mercato della morale acustica comune… o perché il valore della musica su supporto digitale in generale, per svariati motivi, è prossimo allo zero, dunque ci si può permettere, finché ce lo si può permettere, di esplorare orizzonti più ampi e casuali o inventare sonorità estreme…) cui si può attingere, per esempio, su piattaforme come Bandcamp… (tra rumori analogici piuttosto scorretti, ossessioni metal drone di Gnaw their tongues, un tipo olandese che mixa il caos con sonorità da death metal suonato in un garage e ascoltato da sottoterra…). Oppure, senti un po’ che delirio questi Æthenor…
Ah… a parte tanto ritorno dell’analogico (simulato dal digitale o meno)… c’è un certo ritorno della psichedelia più o meno esagerata (vedi i lunghissimi e a tratti durissimi trip dei Flaming lips, dei Causa sui o degli In Zaire…). Comunque, per il resto, un più generale ammosciamento e ripiego intimista, esclusa qualche rabbiosità industrial stile Nine Inch Nails o EBM… tipo Diezel Xzaust…
Insomma forse sarebbe meglio suonare e mixare a cazzo… come viene viene… (e visto che il messaggio sembra essere il media che usiamo, come diceva Mc Luhan, forse sarebbe proprio il caso di sabotare il messaggio per renderlo mediaticamente e mediamente inservibile… certo, purché costruisca relazioni, più o meno sghembe, al di là dei rapporti sociali dati e consolidati nel campo di concentramento in cui ci ritroviamo, ecc…).
E se fosse tutta solo Muzak? anche quella che ascoltiamo di proposito o produciamo?… Neanche col silenzio ci si può liberare… perché “Silence is sexy”, come cantava Blixa Bargeld (dunque anche gli spazi vuoti, la morte che si insinua nel circuito produttivo, le battute a vuoto, persino le negazioni del capitalismo… possono piacere e divenire merce). E lui faceva parte di un gruppo, gli Einstürzende Neubauten che, apparentemente, sembrava l’antitesi della muzak, specie dopo il film-manifesto “Decoder”…
Siamo forse diventati tutti situazionisti preventivi?… come Lynch?… come coloro che invece di carcerare preventivamente ciò che puzza da lontano di disarmonia e sabotaggio delle regole costituite (come sembra andare di moda, a prima vista), preferiscono codificarle, impacchettarle e rivenderle?… Insomma… quanto siamo estranei al pizzardone virtuale, alla psicopolizia, ai precog, ecc…?
uSSSy riot!
E poi (con la modernizzazione rapidissima di certe terre di confine) c’è un vero ritorno del rimosso centrasiatico e post-sovietico (di cui avevo già scritto… potrei giusto aggiungere le ipnotiche litanie armene dei Deti Picasso, un gruppo vagamente ethno-prog che mi piaceva molto finché cantava in armeno – lo ascoltavo per ore in cuffia sugli autobus – poi ha preso un’altra strada, con l’avventura dei fratelli Arutyunyan nei Wattican Punk Ballett), questa volta in salsa noise (psichedelica e pure piuttosto espressionista e dissacrante)… Vedi un po’ che “chitarra elettrica”! e che accordatura!
Questo disco ha momenti persino solenni in mezzo al casino… tipo un’incredibile Internazionale di Tuva…
POSTLUDIO
La musica è aria che vibra, sollecitata da corpi elastici che vibrano… energia meccanica… imitabile per analogia dalle frequenze elettriche, dagli amplificatori… e codificabile, digitalmente, con campionamenti di singoli istanti, di discontinuità (44.000 o 48.000 volte al secondo, comunemente, come spiega una mia canzone… probabilmente basandosi sulla frequenza – convenzionale, e di riferimento per l’intonazione delle scale – del LA a 440 Hz…) che l’orecchio umano non percepisce… forse le cellule, sì… ma cosa importa delle mutazioni e delle sofferenze cellulari in un contesto di generale indifferenza alla distruzione delle forme di vita?… Ad ogni modo è una vibrazione capace misteriosamente (in realtà secondo precise regole, ignote ai più…) di modificare il nostro umore (più di qualsiasi sequenza di vita simulata cacata dal caca-luce al cinema).
Osservando la tendenza ostentatamente kitsch degli esempi che ho riportato nei commenti, penso che siamo di fronte ad una sorta di materialismo dei feticci... Non c’è più alienazione se si è alienati, se si gioca ad essere un personaggio dei manga, una pornostar o un avatar di chissà che… Alieni che si godono la “vita”… Restano solo il sesso e i soldi, lo scambio dei liquidi, il traffico di sostanze chimiche che ripetono lo stesso messaggio attraverso il medium del corpo, ovvero che il corpo è molecolare, modificabile, sotto l’involucro di pelle tesa che nasconde gli organi… anch’essi trafficabili con i paesi più poveri… o percepiti come pelle invaginata, superficie ripiegata, anch’essa visibile, monitorabile… è il vecchio Capitale che ti lecca la schiena… (che in realtà pensa di squartarti pur di ampliare i suoi orizzonti) che fa del sesso (ancora!.. oltre ogni soddisfazione, oltre ogni nausea!…) la sua arma d’appeal più riuscita… I ragazzi “nativi digitali”, sono campionabili come la musica… sono corpi elastici che vibrano… E’ come danzare sull’abisso senza vederlo… nessuna realtà se non “aumentata”… solo tante allucinazioni, ultimo escamotage per sopravvivere, nella consapevolezza (confessata solo in pochi squarci “rivelatori”, che sembrano apocalittici, perturbanti, ma che farebbero la nostra gioia…) che prima o poi (per collasso sistemico, sotto la spinta di nuovi “barbari” arrembanti o per somma di resistenze o per flussi più forti e intensi, regolati diversamente, che per ora non si vedono) tutto questo finirà… (è già finito in realtà). Violenza fascista, informale, mafiosa, del rapporto prostitutivo di lavoro (You better work bitch!), che diventa superficiale, che viene diffusa come droga e sesso… per aumentarne la dipendenza… per creare bisogni più docili all’esigenza di estrazione del di più… Si dovrebbero moltiplicare i weak spot… i contro-memi… far saltare la pubblicità di questa Macchina (mutandone nello stesso tempo l’aspetto “privato”… rimontando i giunti con altre regole… altrimenti non collasserà mai, senza prima seppellirci…).
“Afterwards”
Ho scelto questo pezzo dei Van Der Graaf Generator (che considero una delle più belle canzoni di sempre) per questo esercizio di montaggio video e di…”canto”. Cercavo una possibile strada all’espressione più “graffiata” della voce, dopo che casualmente, dopo aver accordato il mio laùd tutto in diesis (col basso in D#), mi sono ritrovato a provare gli accordi di questa canzone… Lo so, ci sono imprecisioni, ma in fondo l’ho cantato, suonato (laùd, chitarra elettrica che simula il basso, chitarra elettrica con effetti e darbuka), missato e montato su video in un solo giorno e senza troppe pretese…
Ci sono anticipazioni di altri video futuri e materiale ripreso da precedenti video.
Sing along…
AFTERWARDS (di Peter Hammill)
You stare out in yellow eyes larger than my mind;
in viscous pools of joy, relaxing, we glide…
it’s all too beautiful
for my mind to bear
and, as we shimmer into sleep, something’s unshared.
But, seeing the flower that was there yesterday,
a tear forms just behind the soft peace of your shades….
The world’s too lonely
for a message to slip
but between the dying rails of peace
you trip.
The petals that were blooming are just paper in your hand;
your eyes, which were clear in the night, are opaque as you stand.
It was too beautiful
for it to last…
these visions shimmer and fade out of
the glass.
The petals that were blooming are just paper in your hand.
“T.I.N.T.A.” o “T.I.N.A….T.D”
Sono acronimi da me inventati per l’occasione che stanno per:
There Is No Thatcher Anymore
o
There Is No Alternative… To Death
Era colei il cui ritornello più noto risuona ancora oggi nelle parole di Draghi, per esempio… quel reiterato:
(“non c’è alternativa”)… o quell’altro aforisma (condivisibile, anche se dall’altra parte della barricata):
(“Non esiste una cosa come la società”). Insomma un ipotetico generatore automatico di aforismi thatcheriani dovrebbe iniziare con “There Is No…” qualcosa.
Eccola qui sotto insieme all’altro morto con cui ha edificato il delirio neoliberista che, dopo un breve periodo di molto relative vacche grasse (per la borghesia capitalista o per i Paesi Occidentali: il cosiddetto welfare state sorretto dal deficit spending keynesiano, sostenuto dal parassitismo neocoloniale e dall’“estensione della riproduzione” del capitale), ha posto le basi (*) dell’attuale disperazione strutturale (frutto di un mix letale di nuove strategie militari, industriali, monetarie, finanziarie, cui hanno contribuito anche le teorie di economisti come Friedman, von Hayek, ecc… nonché le ultime tentazioni anarcocapitaliste in pieno sviluppo, da Rothbard in poi…):
E qui qualche esempio in musica della gioia anticipata per la sua dipartita, da me velocemente raccolto in una playlist (play it loud, dance and have fun!):
(*) Per meglio dire: la strategia keynesiana precedente aveva già prodotto sicuramente pessime illusioni sulla natura “sociale” dello sviluppo capitalista… ciò non toglie che la Thatcher non sia stata una figura storica odiosa. In realtà, per trovare le “basi dell’attuale disperazione strutturale”, almeno per me, bisognerebbe scavare fino a strati risalenti a millenni prima… (che so? la nascita del cristianesimo… e più in là la trasformazione dell’individuo da anima indivisibile e contratto di successione in “cittadino”…).
Che cosa è il CROWDSOURCING? | ovvero Grillo e i poteri taumaturgici della Rete
Col CRAULSURSIN… costui vuole creare posti di lavoro!… Ovviamente si riferiva al CROWDSOURCING, quello per cui, per esempio, Repubblica ha pubblicato un annuncio in cui si cercano videoreporter a 5 euro lordi… anzi no… a 0 €!
Elogia il lavoro in rete, il ricco comico genovese!… il lavoro gratis o quasi… tutto a favore delle imprese ovviamente… c’è assai poco da ridere e applaudire a Lecce come altrove…
Mi ero già espresso al riguardo:
“I vicoli di Velletri – tra borgo ed estrema periferia metropolitana” (2012) | un video di Valerio Mele
Colonna sonora:
“Ud song” (Valerio Mele, Emma Giannotti)
“Autumn” (Fabio Mariani, Valerio Mele)
In una dimensione sospesa tra rievocazioni storiche e solitudini da estremo confine metropolitano, inizia un viaggio esplorativo ed emotivo attraverso i vicoli di una cittadina che mostra ancora le sue ferite aperte (es: la “casermaccia”, il convento medioevale bombardato durante la II guerra mondiale, nascosto dalle erbacce e dall’incuria). Il punto di vista (dell’Autore) è quello di chi si è trasferito dal sud Italia per andare a vivere al confine della provincia romana in un modesto monolocale, dati gli elevati costi degli affitti nella capitale. Così, mentre Velletri ricorda un po’ annoiata e indifferente la sua storia con il suo folklore (e una comunità prova a compattarsi stancamente attorno ai suoi riti posticci), la contemporaneità vorrebbe degradarla a città-dormitorio di pendolari, priva di qualsiasi senso comunitario (che comunque è anche regressivo, identitario… “reazionario”, se vogliamo). In questa dicotomia di fondo si inserisce la poetica del video, la sua ricerca appassionata (in/dividuale, non comunitaria… non comune, né fashion…) della bellezza nascosta, dell’incanto, dell’imprevisto, di una realtà più seducente ed esteticamente attraente della banalità e dell’indifferenza quotidiane… La sfida ad entrare nel dedalo dei vicoli misteriosi del borgo, l’affidarsi all’angolo sconosciuto sempre da svoltare, divengono così chance, apertura alle possibilità della vita, all’esplorazione di sé… e della propria Ombra (rivelata, infine, allo specchio, proprio da questo onnipresente schermo che ce ne preclude la visuale e l’esperienza).
Così, mentre c’è chi celebra l’eco di riti d’esorcismo del “male” (come quelli ancestrali che vanno dalla festa di S. Antonio Abate alla fine del Carnevale… incanalando la violenza nei soliti stereotipi) per poter continuare a vivere la sua comunitaria realtà di cartone, c’è chi decide di affrontare l’oscurità… senza la pretesa di fondare alcunché…
“L’8 marzo tutto l’anno” | il mio video del corteo notturno a Roma
Sainkho Namtchylak – “Dream Of Death”
Katastrophy wife – “Gone away”
Bikini kill – “Rebel girl”
Donne, migranti, precari, disoccupati… il fronte si allargherà man mano che la crisi avanza… Non sarà più solo una questione di diritti civili… e non ci sarà manipolazione mediatica che tenga…
E’ il momento sia di agire in modo più efficace, modificando direttamente i rapporti sociali, che di spremersi le meningi per pensare e costruire le regole del gioco di un futuro radicalmente diverso da quello che vorrebbe prospettarci questa classe dominante elitaria e senza scrupoli… (che non è una “casta”, una “cricca”, una “lobby”… come se da qualche altra parte potesse esserci invece un improbabile capitalismo buono e virtuoso…).
Grazie, Enrico.
Ieri ho saputo che è morto Enrico Menichini di Collepino (PG), comparsa indimenticata del mio video “Tutti giù per Terra!“…
Ci fornì la corrente per girare a Collepino… partecipò alle riprese con grande ironia e spontaneità… e ci vendette a poco (7 € il litro) un olio extravergine d’oliva che non ha avuto eguali con nessun altro che abbia mai assaggiato su bruschetta…
Grazie, Enrico… Abbiamo vinto anche grazie a te… con “Beatroce”, cortometraggio tratto da “Tutti giù per Terra!”, un contest organizzato da Userfarm…
Aggiunta del 4 maggio 2012
Ho ricevuto da suo figlio una bellissima email che che m’ha fatto piacere e m’ha pure un po’ commosso, mannaggia…
In allegato c’è una poesia del caro Enrico, scritta di suo pugno, una sorta di lettera dall’aldilà, che conferma decisamente l’impressione positiva che ho avuto di quest’uomo… Purtroppo ce ne sono pochi così…
“E’ Natale!”
Ormai come è tradizione annuale, posto la mia solita canzoncina punk anti-natalizia…
Liberarsi del cristianesimo… | Basta strategie vittimarie!
Una foto emblematica (circolata sul web) del perché la protesta tramite impilamento su torri, tetti o gru attecchisca nell’immaginario italiano, che tanto è catturato (per omnia secula seculorum) dall’immagine della sofferenza e della tortura.
Per quanto riguarda poi le proteste pro-regolarizzazione degli immigrati, c’è da ricordare che gli immigrati non sono entità astratte… e che la loro presenza in Italia è soprattutto evocata da esigenze imprenditoriali (incentivate certamente da politiche razziste, ma anche da quelle legalitarie, dato che la troppa burocrazia e l’eccessiva tassazione spinge comunque ad evadere verso forme di attività meno vincolate…) di schiavizzazione, di nuova manovalanza a basso costo (vedi le teorie di Von Hayek, che piace tanto a Porro, per esempio)… coperte (a sinistra) da vaghi sogni di solidarietà transnazionale senza alcuna realtà, atti ad coprire in realtà la cattiva coscienza della borghesia italiana… vago umanitarismo (il sogno ipocrita multiculturalista) che va a braccetto con il razzismo e lo schiavismo contemporanei…
La regolarizzazione vuol dire “integrazione”, quella stessa che tanto declama la nuova destra “liberale” (del sempre fascistone e “futurista” Gianfranco Fini). Un’altro topos della sinistra poi, la lotta al lavoro nero (che non vuol dire mafia o camorra ma è l’unica forma di lavoro possibile quando non c’è più lavoro), per lo più serve a sindacati (servi), alla ricerca di nuovi iscritti… oltre che a tassare il più possibile (senza restituire servizi ormai).
Ma come? Io non mi integro, non mi ritengo integrato (e non lo sono) e poi sento il prodursi di discorsi conservatori, di voglia di legalità (che introiettano, come fosse una cosa che parte da loro) proprio in bocca agli immigrati fermi a prendere l’autobus con me? La mia posizione al riguardo è quella di dis-integrare, quella di mettere in discussione l’attuale forma-lavoro (altrimenti siamo alle chiacchiere da salotto o da curia)… non chiedere, come di consueto fa questo cavallo morto della sinistra italiana, la legalità e lo stato contro il liberismo cattivo, cinico, padronale, ecc… Solo nello scambio solidale, nello scambio culturale, nell’invenzione di nuove forme di “socialità”, nella sessualità extra-clan ed extra-patriarcale, de-territorializzante, anti-identitaria, nel considerare gli stranieri davvero degli (in)dividui (non dei simboli cristici), nella creazione collettiva con gli stranieri potrebbe esservi una novità che rompa i confini… Non certo spiegando come ci si adegua alle leggi razziste italiane… o protestando per un’integrazione più facile…
Meno controlli e vessazioni, diritto di essere sans papier, casomai… non comportarsi filantropicamente come col figliol prodigo… Consideriamo la nostra mensa (anche mediatica) sempre qualcosa che sta sopra, che accoglie coloro che non sono come noi… che sono figliuoli sfortunati, che hanno vissuto troppo distanti dal Dio denaro, che vanno recuperati ed inscritti nel benessere di Crapulonia in crisi (che sogna disperatamente di essere ancora ricca e di mantenere i suoi privilegi sul resto del mondo senza cambiare assetto economico e politico… al limite spruzzando sopra un po’ di sentimentalismo e di afflato fintamente cosmopolita, che si rivela essere il solito abbraccio mortale, che NON VEDE L’ALTRO…).
Che porcata duplice il cristianesimo di sinistra!…
Puntare dritto contro la forma-lavoro contemporanea, il potere centrale, quello che manovra la fiction politica… De-centralizzazione e autonomia… relativista, anti-identitaria, individualista (nel senso di una sottrazione alla governamentalità (*) – che ora tende perfino e soprattutto ad appropriarsi dei discorsi antagonisti, d’eccezione o bizzarri, anomali – e alla disciplina dell’individuo, propagandata con tanto di pronomi personali – “Yes, WE can”, “I-pod”, “La coop sei TU“, la “banca costruita intorno a TE“, ecc… – che ricentra il mercato proprio sui singoli pro-sumer, convergendo su forme parodistiche di protagonismo, competitività, auto-promozione, cooperazione e perfino lavoro gratuito!… fino a pensare l’esternalizzazione definitiva dell’intera società, che chiamano, col solito termine anglofono che fa tanto eccitare le masse, crowdsourcing (**) Insomma tocca aggiornare le analisi e le vecchie dicotomie… se non si vuol finire con l’ascoltare le “narrazioni” di Vendola… manco fosse Gerard Genette).
_________________________________________
(*) Consiglio vivamente di vedere questo programma svizzero su Foucault… molto chiaro e riassuntivo. Qui altri programmi di MicroMacro.
(**) Un mio video, a proposito di crowdsourcing, che è stato escluso da Userfarm perché non dava un messaggio “positivo”… 🙂
Le mie foto dei castelli romani
http://www.flickr.com/photos/17094843@N02/sets/72157625190024627/show/
Avendo acquistato una videoreflex, la panasonic GH1, e in attesa di nuovi pregevoli video, ecco alcuni miei scatti, presi qua e là… Ovviamente non sono pubblicati alla massima risoluzione, ma rendono l’idea… Buon viaggio.
Un assaggio della qualità del video anche a luce bassa è questa mia prova con l’ud di “Scenes of Instanbul” di Omar Faruk Tekbilek.
“NOI NON LO ACCETTIAMO!”.
Ecco la macchina de-sensualizzata di noi giocatori di flipper (es: noi davanti al computer…), privati di tutti i sensi eccetto il tatto (come Tommy… gli altri sensi sono tutti digitalizzati…). L’importante è che il contatore del flipper impazzisca, che il divertimento non abbia limiti, che i profitti salgano… Il film di Ken Russell è davvero feroce… nella sua cupio dissolvi… diciamo pure nel raccontare il fascismo e il fascino ambiguo dell’icona messianica, della rock-star, della persona osannata dalle masse, di colui che introduce religiosamente e militarmente al culto della “macchina”… che è poi anche l’ascesa e la decadenza (l’epopea) dell’individuo borghese, del suo talento ignobile (il pinball wizard, il “mago del flipper”, che fa il suo discorso della montagna su un mucchio di palle)… che alla fine ha come unico sbocco, per il sarcastico regista o un vago misticismo imbecille (con tanto di autoesaltazione e autodistruzione in un effetto speciale di dissolvenza) o una distruzione generalizzata, rabbiosa quanto senza futuro…
T.W. Adorno, vai a dodecagare…
Questa evocazione di riti tribali, il neopaganesimo di Strawinskij, furono visti come nazisteggianti da T. W. Adorno, tutto impegnato a promuovere la premiata ditta dodecafonica… che, per carità, aveva i suoi bravi compositori espressionisti e astratti (Webern il mio preferito). Lo stridere delle tonalità e la polifonia sembrarono troppo violente ad un teorico tutto sommato hegeliano, che preferiva conservare nei frantumi la nostalgia e l’eco del sistema perduto, conservare la costruzione dell’armonia nella dissonanza… Noi che siamo ormai in frantumi non possiamo che vedere nell’apertura politonale e modale di Strawinskij la degna fine della musica classica, ormai diventata una pippa per intellettuali dalla trista figura. Per chi suona (come me con l’ud…) senza armonie verticali i modi mediorientali, Adorno è davvero un trombone insopportabile (più dei pernacchioni di Strawinskij). Sebbene sia da leggere e conoscere, ovviamente.
Vado a sentirmi l’Estate di Vivaldi e a mangiarmi una pizza quattro stagioni… in attesa della “Sagra della Primavera”.
“Tutti giù per Terra!” – finalmente in DVD
Dopo svariate vicissitudini, ho finito di auto-produrre, con l’aiuto di Ugo Innamorati, questo video di quasi mezz’ora, disponibile in DVD e sia per intero (qui sotto) che in piccoli estratti su YouTube. Estratti:
- Invettiva di Dio (il comm. Filippi) contro Questo Mondo
- Il viaggio cosmico di Porfirio
- Beatroce in: “Tanto gentil e tanto onesta pare”
- Titoli di coda
“Tutti giù per Terra!” – un video di Valerio Mele.
Dopo “Scarpe diem” (video in cui si narra della sua fuga dalla civiltà e della sua mancata rieducazione) il commendator Ugo Filippi (Ugo Innamorati) prende a delirare.
Il suo “fido” maggiordomo Porfirio (Valerio Mele) asseconda ognuna delle sue differenti personalità, con svariati travestimenti, per carpire insieme alla sua misteriosa fidanzata (Cristiana Elle) dove abbia nascosto i suoi soldi…
Tratto da un soggetto nato da lunghe ed esilaranti conversazioni telefoniche tra i due attori protagonisti, il video è stato girato, tra l’altro, nella cornice medievale della splendida Collepino…
Qui sotto, di seguito, prima la seconda e poi la prima, le due puntate de “La saga del commendator Filippi”… ed altro materiale…
Per contatti: Valerio Mele, Ugo Innamorati.
PS: Vi ricordo che come gadget c’è il Calendario 2010…
“Bold Marauder”, interpretata da Kendra Smith
Ecco una traduzione di una bellissima canzone di Richard Fariña , Bold marauder (di sapore celtico, che in qualche modo precorre il cosiddetto folk apocalittico), cantata dalla voce tetra di Kendra Smith, una cantante (della neo-psichedelia) di cui si sono musicalmente perse le tracce e che, a quanto pare, vive in una roulotte senza elettricità nel nord della California…
E hi, ho, hey, sono un'impavida predatrice
e hi, ho, hey, sono la bianca distruttrice
perché ti mostrerò oro e argento, ti porterò il tesoro,
sventolerò una bandiera di vedovanza e sarò la tua amante
e ti mostrerò una grotta, una fossa e un altare sacrificale
e ti mostrerò sangue sulla pietra e sarò la tua mentore
e Notte sarà la nostra amata e Paura sarà il nostro nome
E hi, ho, hey, sono l’impavida predatrice
e hi, ho, hey, sono la bianca distruttrice
perché ti porterò per mano e ti condurrò dal cacciatore
e ti mostrerò il tuono e l’acciaio e sarò la tua istruttrice
e porteremo l'elmo e la spada, e immergeremo la lingua nel massacro
e canteremo una canzone di guerrieri e leveremo lodi all'assassinio
e Cristo sarà il nostro amato e Paura sarà il nostro nome
E hi, ho, hey, sono l’impavida predatrice
e hi, ho, hey, sono la bianca distruttrice
perché inasprirò i venti di lassù e insozzerò il fiume
e brucerò le sementi nel campo e sarò tua Madre
e infurierò e ucciderò, e andrò a saccheggiare
e prenderò in moglie una Furia, e sarò tuo Padre
e Morte sarà la nostra amata e Paura sarà il nostro nome.
Beatrice Antolini al Circolo degli Artisti | 19 febbraio 2010
Qui un’altro video della serata… C’è da dire che le ultime performance testimoniano di un sensibile miglioramento rispetto alle registrazioni su CD e ai concerti anche solo di un anno fa… Tutto questo lascia presagire un’evoluzione anche più interessante nel futuro…
Batteristi, percussionisti e ipocriti di tutto il mondo, unitevi!
Bel video!
Guardate c’è Stewart Copeland, Nick Mason!
Un pezzo dei Police e dei Pink Floyd!
Annullatevi in questa ennesima causa ipocrita,
barattate il vostro stupido desiderio di apparire
con lo scarico di responsabilità
per le guerre e le devastazioni
che il sistema occidentale garantisce e incentiva,
specialmente in Africa.
Basta spedire un video del vostro esibizionismo
e il Sudan, dove ci si scanna anche per motivi religiosi,
continuerà a farlo scandendo più forte con i machete.
ritmare convintamente in tutte le salse etniche,
mentre ci si scanna per il petrolio nel sud del Sudan
senza mettere in discussione la sete di benzina
dell’Occidente?
Che cos’è questa farsa multiculturale
quando si sa benissimo che
non si vive di percussioni e bacchette?Specie ora che tra l’altro abbiamo capito,
dopo il terremoto di Haiti,
che le catastrofi muovono più a compassione
se non sono causate dagli uomini
(non occorre neanche sborsare
i soldi necessari per la distruzione…).
Il nostro modo di vedere,
la presunzione, il protagonismo,
l’emulazione, la spietata concorrenza,
non vengono minimamente messi in discussione.
Si chiede clemenza agli stessi governi
che hanno incentivato
direttamente o indirettamente
questo scempio.
E così in Sudan, come altrove,
potranno, indisturbati, continuare
a morire ammazzati…
Il calendario 2010 di ‘Tutti giù per Terra!’ | scaricalo GRATIS!

Il calendario è in formato .doc ed è predisposto per la stampa.
Clicca sulle immagini o scaricalo da qui:
CALENDARIO 2010 "Tutti giù per Terra!" (20Mb) – FREE DOWNLOAD
Qui è invece disponibile una versione light da desktop (1,3 Mb) con le JPG dei vari mesi.
Videocronaca del No-B day | contiene 3 domande ad Ezio Mauro
Estranea (o quasi) a chi ha il diritto di parola dal palco.Non è più tempo di chiedere più soldi (anche se è una tentazione irresistibile…“THAT’S WHAT I WANT!”, cantano gli Avengers all’inizio del video), giustizia, lavoro, democrazia… Il sistema è malato. Drogato da una mercificazione capillare e globale… del regno minerale, vegetale e animale. Bisogna inventarsi qualcos’altro… E che la smettano di parlare di “riforme” da fare necessariamente, quando in realtà, con questa parola, si intende completare lo sfascio neo-liberista della cosa pubblica, del welfare e della società… Occorre calma, responsabilità e riflessione. Delegare il meno possibile. Meno scemenze. Meno rancore.
Dis-credito (capire il cui prodest di ogni azione, parola o cosa e regolarsi di conseguenza)… Non: celebrazioni degli “eroi”, dei martiri civili o entusiasmi patriottardi in difesa di una Costituzione sacralizzata e intoccabile.
Per il resto si può in buona parte essere d’accordo con le analisi di
Francesco Raparelli di Global Project…PS.: Il colore viola mi ha ricordato quello delle occupazioni dell’87 all’università di Bari (lì vi era l’ambiguità dell’invito a violare, “vìola”… Anche se avrei proposto l’arancione visto che ha portato bene alla rivolta popolare di Rajoelina in Madagascar ed è un colore più vivace…).
E ancora… Basta con lo slogan: “Fuori la mafia dallo stato!”… Non vorremmo mica che le istituzioni si svuotino!… Con ciò voglio dire che la mafia non è cosa così diversa dallo stato. E’ solo un esercizio non convenzionale del potere… come quello dei servizi segreti e delle riunioni (cene, incontri informali di politici, di good fellas, meeting di lobby, ecc…) fuori dai luoghi deputati (es.: il “Parlamento”). Nel capitalismo il “gioco sporco” è implicito. La sua posta in gioco è prevaricare, rastrellare il lavoro vivo altrui, fregare il prossimo, con l’inganno (e se non vi si riesce, con la forza…), non essere delle mammolette, mi pare… E uno stato capitalista non può non ricorrere di tanto in tanto ai proverbiali “estremi rimedi”, coperto dalla sua spettacolare apparenza democratica…
Agonia e suicidio di una formica rossa…
…per protestare contro la sua trasformazione in pixel di una ripresa in High Definition (HD).
Pur nella morte infatti, quella formica trovò le forze per gettarsi da un gradino, scomparendo così alla vista di una videocamera crudele e forse persino compiaciuta… come il “turismo di guerra” che osserva da terrazze i territori di Gaza, per assistere all’azione dei cecchini israeliani contro l’inerme popolazione palestinese.
Di chi è la responsabilità di questa tecnologia che ci rende indifferenti alla realtà, insensibili all’altrui sofferenza? La morte in HD è forse meno “mortale”?
Quel che volevo dire l’avevo già scritto in una poesia della raccolta “L’apocalisse” (ormai introvabile per la tiratura limitata e perché le copie andarono letteralmente a ruba):
IL CICLO DELLA VITA
Erbivoro distratto,
col tuo zoccolo
hai distrutto
un formicaio.
Con questa poesiola volevo evidenziare come vi sia ineluttabilmente, tra i viventi, un destino sanguinante, in perdita… e non un armonico e fasullo “cerchio della vita”… Per me vi è più che altro una spirale centrifuga…
Perdiamo tutto, sempre e comunque
(salvo accogliere il movimento,
il -getto che mette in moto
il vortice delle forme
e della loro dissoluzione).
Siate una galassia.
Abdicate alla vostra sovranità e siate responsabili(*).
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(*) “capaci di rispondere”, con parole e azioni, a voi e agli altri…
Scarpe diem – ovvero la Rieducazione di un Selvaggio (DVD)
Su YouTube il video completo!

Ritrovato dopo diverso tempo, dovrà reimparare i modi del vivere civile, aiutato nell’arduo compito da un misterioso Educatore (interpretato da Valerio Mele), del tutto identico al suo maggiordomo Porfirio, che si fa chiamare Jean Jacques e che lo ribattezzerà col nome di Emile.
Ma nonostante gli sforzi, qualcosa non va come dovrebbe…”.
Sul sito dei Supersenior, c’è anche una recensione di Nicola Giudetti.
E’ una sorta di parodia trash, grottesca e un po’ naif dell’Emile, la celebre novella pedagogico-filosofica alquanto insopportabile, di Jean Jacques Rousseau… Qui, anziché essere un bambino, Emile è grande e grosso e non approda alla civiltà dopo un lungo tirocinio a contatto con la Natura, ma compie il percorso inverso. Tutto il contrario di un individuo mite e naturalmente incline alla virtù, egli cerca l’isolamento non per migliorarsi, ma per una sorta di felice, quanto motivato, rifiuto del Mondo e dei suoi grossolani inganni, sintetizzabile appunto nel grido di battaglia: “Scarpe diem!“.
(L’idea è nata anche dal lancio di scarpe da parte di quel famoso giornalista iracheno…).
Su YouTube è possibile vedere l’intero video: